ARGENTINA, NON SCORDIAMOCENE!
30 Marzo 2009di Gianluigi De Marchi per dituttounblog.com
La crisi finanziaria mondiale ed i recenti crack (Lehman, polizze “islandesi”) hanno fatto scivolare in secondo piano il caso delle obbligazioni argentine vendute a piene mani dalle banche a cavallo degli anni 2000, quando sapevano bene in che situazione si trovasse lo Stato sudamericano.
Il rischio di dimenticarsi di questa grande truffa (il termine truffa è legittimo, visto che lo Stato ha dato questo nome al Fondo che dovrebbe risarcire le vittime) è notevole ed espone i poveri risparmiatori alla possibilità di non ricuperare quanto loro spetta. Infatti manca solo un anno alla data in cui non si potrà più agire contro le banche per chiedere i danni subiti; è prevista infatti la cosiddetta prescrizione del credito per chi non si attiva, una norma che punisce coloro che subiscono senza reagire. Molti si illudono di salvarsi grazie ai ricorsi internazionali attivati dalla TFA, ma abbiamo già spiegato qualche settimana fa perché non ci sono speranze nel seguire questa strada.
E allora partiamo subito con il consiglio per lettori. Avviate subito una procedura nei confronti della banca che vi ha venduto i titoli, cominciando a chiedere (con lettera raccomandata) tutti i documenti che avrebbero dovuto farvi firmare prima di prendere l’ordine (documento generale sui rischi, contratto di raccolta ordini, profilo di rischio, ecc.) ed a chiedere la copia dell’ordine firmato (se l’avete firmato…). La richiesta va fatta all’ufficio reclami e nel testo è bene precisare una frase del tipo “La presente rappresenta interruzione dei termini a sensi delle norme sulla prescrizione”; così bloccate i termini ad avete ancora anni per poter far valere i vostri diritti. Le banche sono tenute a darvi tutti i documenti entro 90 giorni. Sollecitate la vostra agenzia dopo due mesi e non lasciate che si cullino nell’illusione di “averla fatta franca” omettendo di darvi quello che avete chiesto. Se avete fortuna mancherà qualcosa; ma anche se sembrerà che ci sia tutto e sia tutto in regola, fate vedere le carte ad un esperto per valutare se vale la pena di fare causa (l’esame deve essere rigorosamente gratuito).
Potete anche rivolgervi ad un’associazione di difesa dei clienti (a Torino operano ADUSBEF, ADICONSUM, ADOC, ART e Federconsumatori). Per chiudere, una segnalazione interessante: ART (Associazione Risparmiatori Tangobond di Torino, Corso Re Umberto 88, tel.0115681299) sta attivando la raccolta di firme per una petizione da presentare al Governo per ottenere l’assistenza legale gratuita per far causa alle banche: vuoi vedere che se ci sono tante firme si riuscirà anche a non pagare nulla per riavere i propri soldi?