ATTENTI AI NUOVI CCT!
12 Dicembre 2010di Gianluigi De Marchi
Chi lascia la strada vecchia per la nuova sa quel che lascia e non sa quel che trova.
I vecchi proverbi sono sempre validi, anche nel terzo millennio, ed anche nel campo della finanza.
Una dimostrazione viene dall’introduzione dei “nuovi” CCT lanciati in pompa magna in primavera, accolti con grandi apprezzamenti dagli “esperti” ma che sono, per il piccolo risparmiatore, una formula perdente rispetto ai vecchi.
Vediamo bene il perché, per evitare sorprese. I vecchi CCT erano indicizzati ai BOT più una maggiorazione dello 0,30% (denominata pomposamente “spread”) a compenso del fatto di avere una scadenza lunga. Un meccanismo collaudato che ha consentito a coloro che non volevano avere problemi con i rinnovi dei BOT di ripararsi in un in vestimento tranquillo sapendo che avrebbe sempre reso un po’ più del costo del “denaro sicuro”.
I nuovi CCT sono ancorati all’Euribor (il tasso interbancario europeo) più lo 0,80%: una maggiorazione appetibile, superiore a quella dei “cugini vecchi”. Ma con i titoli indicizzati occorre sempre fare attenzione a cosa c’è sotto. L’Euribor è un tasso europeo, quindi non risente della situazione italiana (che, come è noto, è un po’ peggiore di quella media europea), quindi è ad un livello molto basso. E comunque non protegge il risparmiatore italiano da un’eventuale situazione di tensione sui titoli di stato italiani: infatti un CCT ancorato ai BOT può aumentare la cedola seguendo i BOT che, in caso di problemi per l’Italia, aumenterebbero il rendimento, mentre un CCTeu resterebbe stabile, perché non influenzato dai tassi italiani.
Basta guardare a quello che è successo in Grecia, i cui titoli sono da anni indicizzati all’Euribor: il paese è andato in crisi, i tassi sono schizzati all’insù e, purtroppo per i risparmiatori greci, i CCT legati all’euro sono crollati a quota 60 perché continuavano a pagare un magrissimo 1%, mentre titoli nuovi rendono oggi il 10%!
Consiglio per i lettori: state attenti, fatevi bene i vostri calcoli, non fidatevi dei commenti entusiastici dei fautori dell’innovazione, valutate i “vecchi” CCT quotati: oggi, con un prezzo a 95, offrono un 2% netto che, nella prospettiva di un rialzo dei tassi legati alla ripresa economica, è destinato a salire nei prossimi anni.
Un commento presente
SOSPETTI RAGGIRI
CERTIFICAZIONI AGRICOLE E CESSIONI CREDITI
Mi scusi, Fornasini, se invado il suo blog, per segnalare uno strano fenomeno che di solito s’intensifica in certi periodi di difficile congiuntura finanziaria, e che mette in moto le meningi di certi personaggi con le più disparate tecniche che utilizzano banche dati di enti creditizi e di catasti.
Negli ultimi mesi vengono spedite a destinatari diversi (possessori di aziende agricole, utenti di servizi bancari, eccetera) missive con richieste di versamento per: 1) “richiesta d’ingresso nel sistema di controllo e certificazione” dei prodotti agricoli; 2) “cessione di credito” da parte di primarie società finanziarie nazionali a sconosciute sigle che rivendicano quindi pagamenti di debiti.
Nel primo caso, una “società certifica di B.B. & C.” (proprio così!) che risiede in un paese della provincia di Bari manda a titolari di piccole aziende agricole pescate a casaccio da elenchi sommarii di diverse regioni (spesso con vaghe indicazioni di via) un bollettino di conto corrente postale precompilato con la cifra di 180 euro, con la causale “pagamento fase avvio per richiesta accesso al sistema di gestione, controllo e certificazione volontaria metodo di produzione da agricoltura sostenibile come da Regolamento Società Certifica revisione anno 2010”. Sembra una gag di Totò e Peppino (occhio alla “fase di avvio” e alla “certificazione volontaria”!). Se cento persone cadessero nell’inganno, i presunti certificatori incasserebbero diciottomila euro, fidando nel fatto che questa loro destrezza non troverebbe mai sanzione in un tribunale (con quel che costa avviare una siffatta causa per riavere il denaro, e con quel che dura…). Un giro per internet fa scoprire che questa società era stata inibita con un decreto ministeriale dall’esercitare simili attività di certificazione. E comunque, quello che più colpisce è che la missiva si presenta in forma dimessa con un timbro sghembo del mittente sulla busta, con un indirizzo approssimativo e senza alcuna lettera di accompagnamento.
Nel secondo caso, in una povera busta senza mittente contenente una sbiadita lettera (e fotocopie di atti che sembrano montaggi) intestata “R. B. Consulenze” che ha sede in un paese della provincia di Pescara, si comunica una “cessione credito Bipielle Ducato Spa a TRC SpA di Roma” del 7 dicembre 2004 e si richiede di chiudere un supposto “contenzioso” con il versamento di una somma di 1.500 euro entro la data del 25 gennaio, trascorsa la quale il debito “verrà adeguato a euro 3.118,55 oltre interessi”. La cosa sarebbe ridicola, se non fosse allegata alla comunicazione una fotocopia (frutto di assemblaggio con firma autentica del destinatario e l’indicazione di un suo vecchio conto bancario) di una richiesta di finanziamento alla Ducato di dieci milioni di lire del 13 febbraio 2001, anno in cui era già in vigore l’euro. Si dà il caso che non esiste alcun finanziamento da restituire. Presumo che tali intestazioni possano essere state dedotte da vecchie banche dati clienti cartacee od elettroniche di enti creditizi, e anziché destinate al macero o alla distruzione(dopo tutti i passaggi nelle fusioni di istituti), girate da qualcuno a società di recupero crediti. Interessante, per l’apprezzamento della gag simile a quella di Totò nominato presidente di una società per fargli firmare cambiali poi regolarmente protestate, l’indicazione della cifra 3.118,55, con questa precisione di centesimi…
Cosa fare? Le missive pervengono in posta ordinaria (né raccomandate, né ricevute di ritorno, che costituirebbero prove di eventuali raggiri), con vaghe indicazioni di responsabili. Denunciarle, per chiarimenti, alla Guardia di Finanza, sarebbe segno di civismo, ma chissà quante ne ricevono (a Roma fui fregato da una finta società di pony express che incamerò gli anticipi e dopo tre consegne scomparve). Segnalarle a “Striscia la notizia” attraverso questo blog, che ne dice?
Fabrizio Spinella
Scritto da Fabrizio Spinella il 15 Gen 2011