Berlusconi va alla guerra. Civile
27 Novembre 2009di Sergio Fornasini per dituttounblog.com
Gianfranco Fini chissà quale scenario immaginava pronunciando la frase “siamo alle comiche finali”. Poi come è andata lo sappiamo tutti.
Non siamo arrivati alla fine del PdL, checché ne titoli Il Fatto Quotidiano, siamo invece entrati in un antro tenebroso e turbolento che di comico non ha assolutamente nulla. Improvvisamente, dal momento della bocciatura del “Lodo Alfano” da parte della consulta, la priorità della classe politica al governo è diventata, secondo loro, quella di far funzionare meglio l’amministrazione della giustizia rendendo più brevi i processi. La sensazione è che siano disposti a fare di tutto pur di tirare fuori Berlusconi dai processi pendenti ed i fatti lo confermano. Per i gravi problemi economici, per la disoccupazione e per tutto il resto c’è tempo, ora l’importante è mettere al sicuro le presidenziali chiappe.
Quello che abbiamo sotto gli occhi sfogliando i giornali di oggi è uno scenario deprimente, condizionato da un leader politico che arriva ad accusare la magistratura di voler rovesciare il governo, di «intaccare la natura stessa della democrazia» e sproloquiando via di seguito. Rispetto ai processi pendenti sul premier fino a poco tempo fa sta forse cambiando qualcosa, un fattore nuovo che rende Silvio Berlusconi più feroce che mai: di recente Il Giornale titolava preannunciando nuovi avvisi di garanzia in arrivo dalla Procura di Palermo, questa volta potrebbe esserci di mezzo il concorso esterno in associazione mafiosa. Se così fosse, Lui ha già fatto sapere che non si dimetterà, sarebbe stata una sorpresa il contrario.
La questione di fondo per Lui è sempre la stessa, oggi i giornali ce la raccontano ricca di sfumature e dettagli micidiali: prima di tutto i magistrati che vengono a conoscenza di accuse, vuoi formulate da pentiti o da altre fonti, non dovrebbero nemmeno lontanamente pensare di agire nei Suoi confronti. Vediamo di interpretare correttamente il berlusconfurioso-pensiero: la legge non è uguale per tutti, i magistrati che hanno notizia di reato non si devono permettere di indagare quando il prescelto dal popolo mediante elezioni viene coinvolto. Se lo fanno, compiono un atto eversivo e mettono il Paese sull’orlo della guerra civile (l’ultima parte è stata smentita, anche se ormai i tutti i media l’avevano pubblicata). È più o meno quanto enunciato nell’arringa di Ghedini di fronte alla Corte Costituzionale sul “Lodo Alfano”, Lui è “super pares”. Fin qui allora nulla di nuovo, solo più cattivo e ringhioso, con infarcita successiva di preannunciate riforme della giustizia, separazione delle carriere tra magistrati e PM, limitazione delle intercettazioni e via di seguito. Tutto come prima, solo più incazzato di prima.
Tanto per fare chiarezza su cos’è il PdL al suo interno, Lui ha anche chiarito bene le regole del gioco: da quelle parti o si fa quello che dice la maggioranza o si è fuori dal partito. Maggioranza di cosa? Degli azionisti? Degli iscritti? Dei dirigenti? Non lo ha detto espressamente ma il discorso è fin troppo chiaro: la maggioranza è Lui, quello è un partito costruito attorno al suo leader indiscusso, quindi o si mangia ‘sta minestra o fuori dalla finestra. La dialettica interna è un optional che il partito-azienda non si può permettere, non fa parte della sua natura intrinseca. Capito Gianfranco Fini? In realtà il presidente della Camera sembra non sia stato nominato espressamente, ma anche coloro che sono lontani dalla politica hanno capito benissimo a chi era rivolto l’avviso. Per averne la certezza, basta leggere Il Giornale di famiglia.
Insiste ancora l’organo di stampa diretto da Vittorio Feltri prendendo spunto dalle dichiarazioni odierne del Presidente Napolitano, che dalla sua alta carica cerca di raffreddare la polemica dichiarando: “Si fermi la spirale di drammatizzazione tra istituzioni. Serve autocontrollo nelle dichiarazioni”. Sagge parole, che però nel littoriale quotidiano vengono precedute dalla frase: “Napolitano interviene dopo gli scontri tra premier e magistratura”.
Ho imparato a mie spese fin da piccolo che quando c’è uno scontro esistono anche almeno due contendenti. In questo caso specifico mi sembra che l’aggressione la stia scatenando Lui più che i magistrati. I PM sono tenuti a valutare gravi accuse qualora ne vengano a conoscenza. Hanno il dovere di trovare prove e se verificano e riscontrano fatti hanno l’obbligo di aprire un’indagine. È un atto dovuto, al quale chi meglio di Berlusconi ha i mezzi e la possibilità di rispondere con una adeguata difesa?
Semmai c’è da chiedersi perché solo ora emergono tanti pentiti che accusano Lui ed il suo fido Marcello Dell’Utri di gravi collusioni, perché non prima?
24 commenti presenti
L’articolo in se non fa una piega, faccio però una constatazione sulla domanda a chiusura. Marcello Dell’Utri (quello che Salluzzi non capisce cosa c’entri con Berlusconi…..) è stato messo sotto accusa per concorso esterno in associazione mafiosa non certo da ora ma dal gennaio 1996, le indagini cominciano nel 94 e la condanna a nove anni di reclusione in primo grado è del dicembre 2004. Adesso si sta celebrando il processo d’appello, nell’ambito del quale sarebbero emersi nuovi fatti che interesserebbero anche Silvio Berlusconi.
La procura di Palermo ha già indagato su Silvio Berlusconi per concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio di denaro sporco nel 1998, il procedimento è poi stato archiviato.
Le accuse di mafia a Berlusconi quindi non sono certo una novità, ma alcune recenti “coincidenze” fanno pensare ad una nuova strategia di “cosa nostra”. Ritengo perciò sia lecito chiedersi se ci sia in atto un nuovo braccio di ferro(trattativa) tra Stato e mafia e quale sia esattamente la posta in palio.
Scritto da Diego Rivera il 27 Nov 2009
Vediamo certi dettagli, come Maigret. Un capomandamento che fa il pentito, o era solamente un cane nell’Organizzazione, o si dispone ad attuare una strategia condivisa nella stessa Organizzazione.
Ripeto con Bierce: il pentimento è la continuazione del peccato. Le fazioni politiche in Sicilia, spiegava Francesco D. Caridi nel libro Compagni di rispetto, si scontrano per interposte cosche. Come capitò al tempo di Buscetta. Fecero fuori i cittadini (i palermitani), presero il potere i provinciali (i corleonesi). Finirono tutti, politici e delinquenti, nella merda.
Violante viaggia con la scorta su un aereo che ha tra i passeggeri Brusca, ricercato. Preludio in alta quota alla estremizzazione dello scontro politico attraverso l’Antimafia, col bersaglio Andreotti sotto tiro.
Mancino, già ministro dell’Interno, adesso vicepresidente della “Combination” delle toghe (CSM), scaccia ogni insinuazione sulla trattativa tra responsabili dell’Organizzazione e responsabili delle Istituzioni governative, che richiamerebbe sue responsabilità. Non sia mai!
Una costante al Viminale è negare. Negò Rognoni di aver ricevuto confidenze gravi da Piersanti Mattarella (che fu poi ucciso). Negò Mancino di aver ricevuto confidenze gravi da Paolo Borsellino (che fu poi ucciso). Negò Scalfaro di essersi appropriato di denaro dello Stato attraverso le dazioni del Sisde (i cui responsabili finirono male).
Berlusconi fu ricattato in Sicilia al tempo della Standa (gliela incendiavano). Fu costretto a trasferire i figli in Svizzera per non farseli sequestrare. Si ritrovò tra i piedi qualche dipendente come Mangano che invece di badare alle stalle cercava di estorcere. Il Viminale della Prima Repubblica non garantiva nè l’incolumità sua, né quella di altri industriali del Nord che erano costretti a costituire un fondo finanziario segreto presso l’ufficiale dei Carabinieri Delfino per avere maggiore protezione dalle minacce dei siciliani e dei calabresi (Delfino è finito nell’ignominia pubblica, arrestato dopo essere andato a rapporto dal presidente Scalfaro forse irritandolo con i suoi segreti, che poi erano i segreti della politica).
Stragi. Non essendo più imputabili ad Andreotti, a qualcuno bisogna addebitarle. Il momento è favorevole, perché la muta dei cani si è fatta più numerosa. Uno che non ha fatto tappare la bocca ad una puttana ricattatrice di provincia, e sì che sarebbe stato facile renderla vittima di uno dei tanti papponi pugliesi, in perfetta esecuzione di cui sono maestri i levantini, i francesi e i russi, avrebbe invece pianificato le stragi, secondo le interpretazioni del pm Ingroia, l’ennesimo traduttore dei pentiti che si preparerebbe a passare alla Storia, visto il suo attivismo mondano.
Nessuno però, né tra i legislatori né tra gli avvocati del premier, che abbia pensato semplicemente, dopo aver letto le “profezie” di stampa e legato tutti gli indizi che asseverano una strategia d’attacco con finalità demolitorie, ad una denuncia alla Procura generale di Roma per attentato a Corpo politico-istituzionale, ovviamente aggravato dalla circostanza che il disegno criminoso associa diverse persone situate anche in gangli vitali dell’organizzazione giudiziaria con l’intento di costringere alle dimissioni il presidente del Consiglio. I nomi da indicare sono risaputi, e le loro esternazioni continue in pubblico, le eventuali subornazioni di testimoni e di “pentiti” presunti, sono di dominio pubblico.
Dunque, se scontro è, sia portato all’estrema conseguenza anche dalla parte sotto attacco.
(Il discorso di Napolitano contro la “drammatizzazione” sarebbe rivolto, non tanto cripticamente, specialmente ad alcuni magistrati palermitani che vorrebbero dare fuoco alle polveri.)
Scritto da fabrizio spinella il 28 Nov 2009
Non mi pare che in questo post si colga l’essenza dell’intervento del Presidente Napolitano che ha certamente invitato ad abbassare i toni, ma ha anche espresso il concetto fondante di una democrazia, ovvio se vogliamo, ma che ciclicamente in questo Paese viene dimenticato: i legislatori devono approvare le leggi ed i giudici applicarle, ad ognuno il proprio mestiere. Così come è superfluo ricordare che un Governo appoggiato dalla maggioranza del Parlamento che è stato a suo volta democraticamente eletto dal popolo non può cadere se non per volontà del Parlamento stesso.
Da questo richiamo, che non deve sorprendere più di tanto, vista la figura che i giudici della Corte Costituzionale hanno fatto fare al Presidente Napolitano in occasione della bocciatura del Lodo Alfano, discende la necessità di tutelare le più alte cariche dello Stato da alcune accuse dei pm che non trovano riscontri in prove certe, ma solo nelle dichiarazioni oggettivamente dubbie almeno per la tempistica di qualche criminale che si professa ora pentito.
Saluti
Scritto da Dean Keaton il 28 Nov 2009
Caro Dean,
le mie osservazioni erano rivolte al Giornale per come ha estratto determinate parole dall’intervento del capo dello Stato, non sono nemmeno entrato nel merito di quanto ha dichiarato Napolitano. Visto che ci siamo, il Presidente ha fatto benissimo a ricordare che il Parlamento è sovrano su questa materia, ed è l’unico organo istituzionale dotato del potere di sfiducia. A me francamente è sembrata più che una critica alla magistratura un monito a Berlusconi, che accusa i giudici di volerlo rovesciare per via giudiziaria.
Scritto da Sergio Fornasini il 28 Nov 2009
Fornsasini, non c’è solo il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, c’è anche quello di concorso in strage (quello su cui sta indagando la procura di Firenze).
“Semmai c’è da chiedersi perché solo ora emergono tanti pentiti che accusano Lui ed il suo fido Marcello Dell’Utri di gravi collusioni, perché non prima?”
Secondo me i tempi ora sono buoni e i frutti sono maturi. La mafia sta passando all’incasso…la lista della spesa era sul papello…e, guarda davvero che caso che coincidenza, dai banchi di centrodestra in senato e in parlamento si cominciano a sentire strani discorsi sul reato di associazione mafiosa esterna (416/416 bis) e sul 41 bis.
P.S.
@Spinella
“Si ritrovò tra i piedi qualche dipendente come Mangano che invece di badare alle stalle cercava di estorcere”.
Stupenda, davvero divertente, non l’avevo ancora letta da nessuna parte.
Scritto da Candidus il 28 Nov 2009
@Candidus,
mi auguro che prima o poi lei riesca ad azzeccare il mio cognome
Per le accuse in arrivo a Mr. B. mi attengo a quanto leggo sulla stampa, solo di concorso esterno (416bis) si parlava fino a ieri sul littoriale quotidiano della famiglia. Per il resto stiamo a vedere, io cerco di attenermi ai fatti
Scritto da Sergio Fornasini il 28 Nov 2009
L’articolo di d’Avanzo pubblicato oggi su Repubblica mi pare abbia fatto chiarezza sulla questione.
Berlusconi è indagato non per le stragi di mafia, ma per aver riciclato, a sentire il “pentito” Spatuzza, i soldi del clan Graviano.
Cose vecchie: elecubrazioni, deduzioni e supposizioni già ben conosciute da anni e contenute tutte nei libri di Travaglio e altri.
Prove zero, ma la parola di Spatuzza potrebbe, per Ingroia, avere tale valore.
Sono pronto a scommettere che l’indagine finirà nel nulla, senza stavolta arrivare alla messinscena di uno psicodramma come fu il processo ad Andreotti.
Per Ingroia ci sarà un seggio al parlamento, che Di Pietro non si lascerà sfuggire un simile compagno di avventura, come sarà certa l’elezione Gioacchino Genchi, l’uomo che della mafia sa tutto, dopo essersi letto il Padrino di Puzo già a 10 anni.
Scritto da asdrubale il 28 Nov 2009
@adrubale
“Prove zero, ma la parola di Spatuzza potrebbe, per Ingroia, avere tale valore.
Sono pronto a scommettere che l’indagine finirà nel nulla, senza stavolta arrivare alla messinscena di uno psicodramma come fu il processo ad Andreotti.”
Dipende, se i mafiosi sono stati furbi le prove dell’accordo ce l’hanno nascoste di sicuro..sembra che il figlio di Ciancimino abbia già consegnato parecchi documenti di cui non si sa nulla al momento (sono al vaglio dei magistrati)…chissà cosa hanno i Graviano..
Secondo me, se le procure di Palermo o Firenze formuleranno delle accuse, lo faranno avendo in mano qualcosa di molto ma molto concreto, difficilmente contestabile, ma non credo possano avventurarsi in un eventuale rinvio a giudizio sulla base di sole dichiarazioni non riscontrate.
, sarebbe un suicidio.
I prossimi giri di boa vedono la deposizione di Spatuzza il 4/12 a Torino e la sentenza in appello del processo Dell’Utri, anche da questo dipenderanno eventuali future accuse a SB.
P.S. Fornasini,,,mi scusi per il cognome…ogni tanto scappano i tasti.
P.S.2 : il concorso in strage (autore1 e autore2) era già una eventualità successivamente archiviata nel 2002 dalla procura di Firenze. L’archiviazione però non è definitiva, se ci saranno nuove piste investigative l’indagine può essere riaperta.
Scritto da Candidus il 28 Nov 2009
@Fornasini
Concorso in strage, ne parla il CdS:
http://www.corriere.it/cronache/09_novembre_28/bianconi-inchiesta-strage-berlusconi-dell-utri_b52eb0bc-dc0b-11de-abb8-00144f02aabc.shtml
Scritto da Candidus il 28 Nov 2009
Candidus, lei legge poco, verifica poco, ma scrive troppo. In una conversazione telefonica (intercettata) il dottor Berlusconi si lamentò del comportamento estorsivo di Mangano. Hanno già riferito le cronache che “il 26 maggio 1975 una bomba esplose nella villa di Berlusconi in via Rovani a Milano, provocando ingenti danni con lo sfondamento dei muri perimetrali e il crollo del pianerottolo del primo piano. Berlusconi parlando al telefono con Dell’Utri accusò Mangano”.
Si potrebbe attribuire a Dell’Utri, che segnalò il Mangano all’Amministrazione di Casa Berlusconi per l’assunzione in virtù della comune sicilianità (bisogna essere palermitani per capire le debolezze e le insidie dell’amicizia), almeno una mancanza di cautela. Anche se fosse vera l’altra ipotesi, che per proteggere la famiglia Berlusconi da minacce mafiose si sarebbe pensato di far stare in villa uno che i malintenzionati siciliani li conosceva bene. Successe lo stesso col pretroliere Boatti, che si affidò a un calabrese contro i malintenzionati calabresi.
Non si stupisca per questo, Candidus, ho conosciuto padri che hanno visto sequestrare i propri figlioletti, e che avrebbero interpellato e pagato pure il diavolo per liberarli. Non pretendo che lei si trovi d’accordo con me, ma vorrei che lei facesse uno sforzo per capire il mio ragionamento complessivo che, stia sicuro, non si basa su semplici opinioni.
Scritto da fabrizio spinella il 29 Nov 2009
Mettersi in casa un personaggio di spicco della mafia per evitare un sequestro…… può anche essere andata così ma a me non convince.
In ogni caso anche se così fosse, la vicenda alimenterebbe i forti dubbi sulla ricattabilità di Berlusconi e sulle conseguenti concessioni fatte dal medesimo all’associazione chiamata cosa nostra da lungo tempo a questa parte.
I dubbi sulla provenienza dei soldi, con cui Berlusconi ha costruito la sua fortuna, sono ben noti. Quando fai un patto col diavolo è per tutta la vita, non puoi certo sorprenderti se viene a presentarti il conto e nemmeno se è molto salato.
Scritto da Diego il 29 Nov 2009
@Spinella
“Candidus, lei legge poco, verifica poco, ma scrive troppo.”
Non credo proprio, è Lei che si informa poco o si dimentica di alcuni fatti che sembra non volere proprio vedere.
Tra l’altro Lei è stato smentito pure oggi da coloro che cerca di difendere (inutilmente):
Dell’Utri dall’Annunziata: “Mangano eroico,lo ripeto” (http://www.youtube.com/watch?v=ycsmmOXw9ks)
Berlusconi su Mangano: “Era un eroe” http://www.youtube.com/watch?v=PD4ixdKJzOE
Dell’Utri su Mangano: “Mangano era un eroe a modo suo” (http://www.youtube.com/watch?v=t_-_Cfs0ENg)
Berlusconi e Dell’Utri parlando dell’attentato e della bomba di Mangano (http://www.youtube.com/watch?v=G-kpAJ35On0) si fanno una risata stratosferica di diversi minuti, e SB ironizza anche sui carabinieri.
Come si fa a conciliare questi fatti con la sua affermazione riguardo al “comportamento estorsivo di Mangano”?
Ma non scherziamo…se uno è minacciato, specialmente dalla mafia, si rivolge alla giustizia, non si fa mettere in casa un amico mafioso del suo braccio destro per farsi difendere.
Ripeto, secondo me gli avvisi di garanzia se arrivano è perchè stavolta le prove sono tangibili e difficilmente contestabili.
Oggi “Marciello” ha già fatto sapere al capo che è meglio che si cambi (direi cambiarla per renderla inutilizzabile) la legge sul concorso esterno in associazione mafiosa e anche la legge sui pentiti….chissà, potrebbe sbagliarsi davanti ai magistrati e raccontare certe cose….dopo l’appello c’è solo più la cassazione e il tempo stringe.
Ad majora
Scritto da Candidus il 30 Nov 2009
Berlusconi ha promesso che se sarà condannato non si dimetterà.
Con tutte le balle che racconta, incomincio a pensare che invece lo farà davvero.
(cit)
Scritto da emanuele il 30 Nov 2009
Se per voi è normale che si aprano procedimenti giudiziari contro cittadini italiani sulla base esclusiva delle dichiarazioni di criminali “pentiti”, con l’unico riscontro delle dichiarazioni di altri criminali “pentiti”, allora è tutto normale.
Del resto ormai è da molto che grazie ai “pentimenti” di questi criminali incalliti si è riusciti a impedire di nuocere allo Stato a personaggi come il capitano De Caprio, il generale Mori e, perché no, il dirigente Contrada (o forse ci si è vendicati di persone che la mafia l’hanno combattuta sul serio e in prima linea).
Ricordo che alla fine furono, se non ricordo male, ben 28 i “pentiti” che accusarono Enzo Tortora di traffico di stupefacenti.
Poi ci si domanda pure perché i cittadini non hanno fiducia nei magistrati e nelle istituzioni in genere.
Scritto da asdrubale il 30 Nov 2009
Fa piacere che Asdrubale ricordi il caso Tortora.
Nel libro di Vittorio Pezzuto “Applausi e Sputi” si sviluppa bene una tematica parallela a quella dei pentiti, quella dei giornalisti che si schierarono a favore di Tortora (molti) e contro (pochi).
Dalle pagine de “Il Giorno”, il 18 giugno 1983, l’allora direttore Guglielmo Zucconi, padre di Vittorio, ci raccontò della retata e del lavoro dei magistrati che “è costato e ha prodotto migliaia di cartelle dattiloscritte, decine di migliaia di intercettazioni telefoniche, cinque mesi di pedinamenti e di appostamenti in tutta Italia, di interrogatori in tutte le carceri italiane. Per giungere a tanto sono stati impiegati per mesi ottomila uomini” e trionfalmente annunciò che “non è vero che in questo paese non cambia nulla, non è vero che le leggi o sono sbagliate o se sono giuste non vengono applicate, non è vero che esistono gli intoccabili”.
Come finì per Tortora tutti lo sanno. Molti non sanno invece che di quegli ottocentocinquantasei mandati di cattura, centoquarantaquattro furono emessi nei confronti “di omonimi di presunti camorristi o indicati per “sbaglio” dai pentiti. Altri settantadue sospetti saranno prosciolti in istruttoria, molti mesi dopo” (Vittorio Pezzuto, Applausi e Sputi, pag. 166).
Anche Paolo Bonaiuti, ora sottosegretario del governo Berlusconi, allora capo servizio de “Il Giorno”, ci rassicurava sulla credibilità del “pentito” Barra: “Barra diceva qualcosa? Subito si controllava, nei minimi dettagli. Ma non c’è stato verso di coglierlo in errore”.
Sempre Pezzuto ci racconta: “Si saprà in seguito che barra, detenuto nella caserma Pastrengo di Napoli, è stato trattato con ogni riguardo. Sorseggiando coppe di champagne, ha proceduto coscienzioso -con un inappellabile “Chiste sì, chille no”- al riconoscimento delle persone che i carabinieri gli hanno via via presentato” (pagg. 163-164).
Si rilegga, Travaglio, le parole che scrisse l’amico Massimo Fini, con il quale firma appelli (a proposito, Marchetto mio: che fine hanno fatto quelle centinaia di milioni di firme che raccoglievi un anno fa per difendere la costituzione? sono tutti lettori de “Il Fatto Quotidiano”?), sempre sulle pagine de “Il Giorno” e ci mediti:
“Ma se è innocente le conseguenze sono gravissime. Perchè vuol dire che la “cultura del pentitismo” ha fatto veramente dei grandissimi danni nel nostro Paese, vuol dire che è vero che basta un mascalzone, purchè mascalzone,tiri in ballo il nome di un onest’uomo perchè questi finisca in galera. Ma soprattutto, se Tortora dovesse risultare innocente la cosa avrebbe un effetto boomerang, terribile, destabilizzante sull’intera magistratura, la cui credibilità, data proprio dalla popolarità del presentatore, crollerebbe a livelli bassissimi presso la “gente comune”. E tutto ciò non potrebbe che favorire i delinquenti veri”.
Era il 1983 e, trascorsi oltre 25 anni, le cose sono andate di male in peggio.
Saluti
Scritto da Dean Keaton il 30 Nov 2009
Non credo affatto che processi e condanne siano il frutto solo delle testimonianze dei pentiti. Questi con le loro dichiarazioni possono dare inizio ad un’indagine, ma poi devono necessariamente essere fatti riscontri oggettivi. Ad esempio ed in maniera del tutto ipotetica, non basta che un boss mafioso pentito dica che i soldi con cui un noto imprenditore ha costruito la sua fortuna siano i suoi. Bisogna che fornisca riferimenti precisi su prestanomi, cifre, trasferimenti bancari, favori ricevuti, incontri, date, et cetera. A quel punto parte un’indagine, perizie, interrogatori e tutto il resto e se ci sono i famosi riscontri si procede contro l’indagato.
Ci possono poi essere casi limite ed errori giudiziari, come succede ovunque, ma dire che il “pentitismo” ha fatto grandissimi danni a questo paese mi sembra quantomeno ardito.
I pentiti hanno contribuito a scoprire tantissimi crimini che altrimenti sarebbero rimasti nell’oscurità, e coloro che hanno fatto veramente danno a questo paese sono quelli che 9 anni fa cambiarono la legge sui pentiti.
Scritto da Diego il 30 Nov 2009
Ma basta con il caso Tortora!! Mi sono rotto, è l’unico caso di cui vi riempite la bocca per sputtanare il sistema del pentitismo. Il quale ha ovviamente enormi difetti, morali e pratici, ma ha funzionato ed è probabilmente l’unico modo per scardinare le società segrete (terroristi, mafiosi etc). Il caso Tortora è clamoroso ma è uno. Strano che non parliate di nessun altro caso (e sicuramente ce ne saranno stati). Io ho paura di volare in aereo, irrazionalmente, ma so bene che i pochi incidenti aerei non sono la regola. Non impediscono a milioni di aerei di volare tranquilli a destinazione ogni anno. Dopo il caso Tortora si è stati più attenti a verificare le dichiarazioni, a incrociarle, a cercare prove di fatto. Ora pare che arrivi un pentito qualunque, faccia un paio di nomi e scatti la condanna…
Scritto da enrigo il 1 Dic 2009
Il caso Tortora, caro Enrigo, è lì come monito sui danni che si possono fare quando si dà credito a persone che non lo meritano senza che ci siano riscontri effettivi alle accuse.
Ed è un atto d’accusa anche nei confronti di investigatori e magistrati che inseguono la giustizia spettacolo più che l’effettivo reato: ovviamente 800 mandati di cattura fanno più notizia di 80 e Enzo Tortora fa più notizia di un gruppetto di sconosciuti che gestisce lo spaccio di droga.
Mi dispiace che lei si sia “rotto” di sentire le verità su Tortora, ma per parlare seriamente di pentìti non possiamo che rifarci a quel caso clamoroso, di un presentatore amato da tutti la cui vita venne distrutta in un attimo. Non fu il solo, per la verità, nella circostanza. Si metta nei panni di quei 144 omonimi, definiti all’epoca su Repubblica come “un sacrificio pagato sull’altare della possibilità statistica”, se non le piacciono quelli di Tortora.
Ed è una balla enorme che dopo questo caso si sia stati più attenti a verificare le dichiarazioni: basti guardare la percentuale di assoluzioni nei processi di Tangentopoli.
Saluti
Scritto da Dean Keaton il 1 Dic 2009
Concordo con Enrigo, sarebbe anche come dire che i casi di abuso di potere compiuti dalle forze dell’ordine (anche gravi), siano la dimostrazione del male che queste hanno fatto a questo paese e quindi vanno soppresse. Oppure che i casi di malasanità come quelli della clinica Santa Rita dimostrino l’inutilità e dannosità dei medici.
Ci vorrebbe un pò più di buon senso e meno faziosità.
Scritto da Diego Rivera il 1 Dic 2009
Dean Keaton, le assoluzioni dopo tangentopoli sono dovute al cambiamento delle regole successivo. E al fatto che non sempre, in casi delicati come quelli della corruzione pubblica, della concussione, dello scambio illegale di favori, si trovano prove schiaccianti, in particolare quando il clima politico cambiato ha chiuso la bocca a tutti quelli che nell’ondata iniziale avevano vuotato il sacco. Anche perché a negare in aula gli interessati (imprenditori etc) non ci rimettevano nulla e non rischiavano niente…
Riguardo a Tortora, davvero, citare un unico caso in 25 anni dimostra che il sistema è quasi perfetto!! 😉
Scritto da enrigo il 1 Dic 2009
Basterebbe ricordare l’esito dell’inchiesta “Why not”, solo per rimanere nella cronaca recente, ma dubito che fare l’elenco delle puttanate messe in piedi dalla magistratura servirebbe a far desistere i seguaci del partito dei giudici dal loro atteggiamento così tragicamente convinto di partecipare alla definitiva affermazione del Bene.
Basta solo aspettare gli esiti delle indagini e del solito topolino partorito dalla montagna.
Intanto arrivano avvisi di garanzia a raffica in quel di Milano. Per garantire gli indagati, dicono. Però qualche influenz sulla compilazione delle liste per le prossime l’avranno.elezioni regionali
Scritto da asdrubale il 1 Dic 2009
Tortora, caro Enrigo, non è ovviamente l’unico caso, e posso supporre che lei, nei meandri della sua mente, lo sospetti.
Di imputati accusati dai pentiti e poi andati assolti ce ne sono a bizzeffe. Lo sa. Sono quelli la cui estraneità ai fatti sancita dal tribunale veniva relegata in trentesima pagina sui quotidiani. Sono medici, poliziotti, avvocati, liberi professionisti: gente comune la cui vita è stata rovinata in maniera più o meno rilevante e che sono stati risarciti dallo Stato, cioè anche da me e lei, nell’unica maniera possibile, una volta fatto il danno, cioè con un risarcimento pecuniario.
Sono storie agli atti, raccontate in molti libri ignorati dall’opinione pubblica perchè hanno la colpa di non puntare il dito contro i potenti per mezzo di improbabili teoremi, ma di raccontare le tragedie di poveri diavoli sconosciuti a tutti se non a moglie, figli, amici e colleghi di lavoro.
ps: come funzionassero le “confessioni” ai tempi di Tangentopoli lo sanno ormai tutti, esclusi lei e Travaglio evidentemente. E le assoluzioni non furono figlie di un cambio di clima politico ma, semplicemente, dell’inesistenza dei fatti contestati agli imputati.
Saluti
Scritto da Dean Keaton il 1 Dic 2009
Dean Keaton, ma Lei dove viveva ai tempi di tangentopoli? Io vivevo in Italia, non ero in fasce e ricordo bene il clima di totale sprezzo della legalità nel quale operavano praticamente tutti gli amministratori della cosa pubblica. Ora non è poi tanto diverso, anzi. Ma guarda caso di condanne ai danni dei vari politici se ne contano pochissime. Ma guarda che sfortunaccia, questi magistrati acchiappano sempre i galantuomini e si perdono tutta la folla di imbroglioni e imbroglioncelli che popolano il nostro mondo, specie quello politico. Viva nelle sue convinzioni, io se le cose non cambiano in Italia ho solo voglia di emigrare…
Scritto da enrigo il 2 Dic 2009
Sarei molto curioso di sapere perchè “why not” sarebbe una puttanata, invece che la dimostrazione dell’arroganza e prevaricazione del sistema politico si compatta per insabbiare inchieste scomode.
Scritto da Diego Rivera il 2 Dic 2009