BILANCI IN BORSA. I CONTI NON TORNANO
17 Dicembre 2008di Gianluigi De Marchi per www.dituttounblog.com
contabilità aziendale e l’elaborazione dei bilanci non sono certo un argomento “glamour”, chi può schiva le pagine dei giornali che ne parlano, dicendo: “Che barba, che noia, che noia, che barba…”.
Eppure un’occhiata a certe cose andrebbe data, perché certe regole contabili possono pregiudicare nostri sudati risparmi; ed anche chi investe con la massima oculatezza, leggendosi i bilanci aziendali, potrebbe restare con un pugno di mosche se non presta la massima attenzione.
Parliamo delle insidie che contiene la cosiddetta IAS36, una regoletta che non a torto molti definiscono un “cavillo contabile”. Si tratta dei criteri di valutazione delle cosiddette attività intangibili (tanto per fare un esempio: l’avviamento aziendale o il marchio) che, n maniera indiretta e comunque non quantificabile con esattezza, potrebbero produrre reddito.
La regola impone che queste “ricchezze invisibili” siano soggette a verifica annuale (in sede di elaborazione del bilancio) per poter essere iscritte all’attivo. Bene, quest’anno chi ha messo in bilancio queste voci invisibili si troverà di fronte alla drammatica decisione di dover pesantemente svalutare l’attivo. In base ad uno studio compiuto da Borsa & Finanza, alcune società contabilizzano, sotto la voce avviamento, cifre da capogiro assolutamente inattuali alla luce della crisi attuale.
SEAT Pagine Gialle ha un patrimonio netto di un miliardo di euro ed un avviamento di 3,8 miliardi; una cifra enorme anche in raffronto all’attivo totale di 5 miliardi (arriva oltre il 75%!).
Intorno al 50% dell’attivo si trovano anche Autogrill, Lottomatica e Telecom Italia: guarda caso, tutte aziende di servizi.
Abbastanza simile la situazione di alcune banche: Monte Paschi si è messo all’attivo l’avviamento di Antonveneta( che ha strapagato) per una cifra che è oltre il 65% della capitalizzazione di Borsa.
Banco Popolare non è da meno, con una cifra di 2,3\miliardi rispetto a 3,5 miliardi di capitalizzazione.
Certo, l’avviamento in tutti i libri di ragioneria è descritto proprio come la capacità dell’azienda di produrre reddito grazie alla sua capacità produttiva; ma gli stessi libri (per lo meno quelli di una volta, quando la contabilità si faceva sulle cose concrete, non sulle chiacchiere, il marketing e l’aria fritta…) sconsigliavano di iscrivere in bilancio la valutazione dell’avviamento che è una voce “extra contabile” che emerge solo in certe circostanze (ad esempio acquisto da parte di un’altra società).
Certe acquisizioni degli ultimi anni sono state fatte a prezzi folli: si pensi a quanto è stato pagato per uno sportello bancario che oggi (vedi proprio il caso del Monte Paschi) trova difficilmente un compratore…
Insomma, in bilancio si può mettere di tutto, ma prima o poi si scontano gli eccessi e solo chi segue regoli prudenti ha successo; gli altri assistono impotenti all’esplosione delle tante bolle di sapone che hanno creato…