Brunetta contro Fazio, presa di posizione di Tobagi e Colombo (CdA RAI)
16 Ottobre 2013Se domenica scorsa avete mancato la schermaglia in diretta Brunetta-Fazio non avete perso nulla di piacevole. Visto però che fa sempre notizia uno scontro in TV, dal giorno dopo la stampa ha speso molte parole. La singolarità della vicenda sta nel silenzio dei vertici RAI sull’argomento. A questo proposito due membri del Consiglio di Amministrazione, Benedetta Tobagi e Gherardo Colombo, hanno preso posizione con una nota diffusa oggi. Non poteva mancare un accenno alla trattativa interrotta fra la RAI e Maurizio Crozza. Ecco il testo del comunicato:
«Chi difende la Rai da attacchi gratuiti?
Siamo sconcertati dalla passività di RAI di fronte all’ingiustificato atteggiamento dell’on. Prof. Renato Brunetta nei confronti di Fabio Fazio nella trasmissione “Che tempo che fa” del 13 ottobre, passività mantenuta nonostante i ripetuti solleciti ad emettere una nota ufficiale. Il silenzio della Dirigenza ci obbliga a un intervento, che avremmo volentieri evitato, per ristabilire la correttezza su alcuni fatti.
L’on. Brunetta ha accusato Fabio Fazio di non dire il vero quando questi chiariva che il suo programma – lungi dall’alimentare il “buco” di bilancio o sprecare soldi pubblici – si ripaga con la pubblicità. Eppure, stando alle informazioni di cui disponiamo come amministratori, Fazio ha detto il vero, anzi, “Che tempo che fa” addirittura guadagna – come ha sottolineato ieri anche la collega Todini.
L’on. Brunetta ha accusato la Rai di violare la legge, perché non pubblica i compensi dei suoi artisti e conduttori. Ma in verità non esiste un obbligo dell’azienda a tale pubblicazione. La legge (decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33) obbliga le amministrazioni pubbliche, per trasparenza, a fornire dettagli anche sulle cifre dei compensi di dirigenti e collaboratori. Ma, secondo due ordinanze delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione (ordinanze n. 28329 e 28330 del 22 dicembre 2011), Rai non è “in alcun modo annoverabile tra le pubbliche amministrazioni”, come definite ai sensi di altre norme. La Rai è un “ibrido”: società per azioni di diritto privato che agisce commercialmente in un mercato concorrenziale, però ad azionariato completamente pubblico. Il problema andrebbe affrontato nelle sedi opportune, certo. Ma intanto l’obbligo di pubblicare tutti i compensi non sussiste.
In proposito si è visto in questi giorni come la divulgazione di dati, peraltro non verificati, abbia causato la rottura della trattativa con un noto artista. I compensi sono dati sensibili la cui divulgazione può alterare pesantemente la concorrenza nel settore radiotelevisivo, già gravato dalla cappa del conflitto d’interessi, e danneggiare la Rai (quindi anche e soprattutto i contribuenti che pagano il canone). Solo incidentalmente notiamo che il tema della tutela della libera concorrenza dovrebbe essere tenuto particolarmente presente dal capogruppo del partito capeggiato dal maggiore azionista del principale concorrente della Rai.
In ordine alle polemiche sulle produzioni esterne, alimentate nei giorni successivi, possiamo affermare che, con il piano industriale, Rai ha intrapreso un percorso per la massima valorizzazione e razionalizzazione delle risorse interne. Il percorso richiede tempo e fatica, e gli attacchi gratuiti non aiutano a farlo procedere.» (Benedetta Tobagi – Gherardo Colombo)
A stretto giro, arriva una dichiarazione del DG Gubitosi: «Ci sono professionalità, come quella di Fazio ma anche altre, che sono un grande valore per la Rai e per i telespettatori. Fazio peraltro non è un costo per l’azienda, ma una fonte di profitto e garantisce un’informazione trasparente, seria e di altissima qualità».
Non poteva certo mancare la replica di Brunetta (ADN Kronos): “Vorrei sottolineare – osserva Brunetta – il comportamento anomalo del dg Gubitosi” che ha sostenuto ”l’equilibrio di ‘Che tempo che fa’. La sua dichiarazione è offensiva dell’intelligenza di questa commissione e del rapporto che la Rai ha con il Parlamento”, afferma il capogruppo Pdl alla Camera.
”Gubitosi ha avuto l’impudenza – rimarca ancora – di negare l’evidenza del comportamento di Fazio che è stato condannato dall’Agcom per mancanza di pluralismo. Evidentemente il giudizio dell’autorità non è tenuto in nessun conto da Gubitosi che insulta non solo noi, ma anche Cardani”
Momentanea morale della vicenda: è la solita storia, con il pretesto dei compensi ai conduttori si attaccano trasmissioni non propriamente definibili “amiche”. Non importa se le accuse vengono condite da falsità, tipo quella di violare una legge che non esiste. È stato così per Santoro e per molti altri, costretti a lasciare il servizio pubblico per altre destinazioni. Con il risultato di affossare la RAI, sia in termini di ascolto che di incassi pubblicitari.
Bravissimi, continuate pure così.
(Sergio Fornasini)