Buffon: “Io vittima della depressione e quel diploma comprato”
14 Novembre 2008di Paolo Martocchia per dituttounblog.com
Dalla vita ha avuto tutto. E’ il portiere più forte del mondo, ha vinto praticamente tutto; è ricco, ha sposato una donna bellissima che lo ha reso padre. Eppure, anche Gigi Buffoni ha un “lato oscuro”, ovvero un periodo buio che gli ha segnato la vita. E’ proprio Gigi a raccontarlo ai suoi amici e lettori attraverso le pagine di “Number 1”, la sua autobiografia (178 pag.) di prossima uscita. “Anche se sei ricco e acclamato la depressione può coglierti.
Ci possono essere mille motivi. E come tutti, che hanno lavori diversi, può capitare che venga a mancarti uno stimolo, o che tu non sia soddisfatto della tua vita. Magari perché ti accorgi di non trovare la donna giusta o non riesci a vincere la Coppa dei Campioni, oppure non riesci a apprezzare quello che hai. Allora ti fermi e vieni sommerso dai dubbi e da pensieri: ed è un attimo cadere in depressione. Non ero soddisfatto della mia vita e del calcio, cioè del mio lavoro. Mi tremavano le gambe all’improvviso E’ stato davvero un periodo brutto”. Tutto accadde nel periodo tra il dicembre 2003 e giugno 2004: periodo molto cupo, davvero. Perché poi io sono una persona solare, ottimista, molto altruista. Ma quando vivi una cosa simile, è chiaro che queste qualità vanno a farsi benedire, per parlar chiaro”.
Per Gigi un periodo difficilissimo: “Ricordo che mi dicevo: “Ma che cosa me ne frega di essere Buffon?” Perché poi alla gente, ai tifosi, giustamente, non importa un cavolo di come stai. Vieni visto come il calciatore, l’idolo, per cui nessuno ti dice: “Ehi, come stai”? Se hai una famiglia e dei rapporti importanti, e per fortuna io li ho, sono gli unici che ti possono dare una mano. Andai anche da uno psicologo. E’ un’altra cosa che ho rivalutato. Pensavo fossero figure che rubassero, tra virgolette ovviamente, soldi agli insicuri. Invece sono persone che servono, perché se ne trovi uno bravo e capace, trovi una figura con la quale non hai paura a confrontarti. Parli di tutto, ti apri, senza il minimo timore: e farlo non è mai facile”. Poi, gli episodi che vorrebbe cancellare: “Tutte le disavventure che ho avuto, alcune cercate con consapevolezza, se vogliamo, le ho sempre pagate, ci ho messo la faccia. Però ne vorrei cancellare una, quella del diploma comprato: fu un gesto di slealtà nei confronti degli altri e io di solito sono molto leale. Anche nei confronti dei miei genitori, che sono pure professori: il figlio che compra il diploma non è proprio il top”.
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