CASSETTISTA? ATTENTI A NON RESTARE CON IL CERINO IN MANO…
20 Ottobre 2009di Gianluigi De Marchi per dituttounblog.com
Per decenni ci è stata raccontata la storia che in borsa bisogna investire “a lungo termine”, che bisogna avere pazienza di far maturare il capitale, che solo i decenni possono portare frutti adeguati. Una serie di avvertimenti pieni, apparentemente, di buon senso (e in certi casi lo sono stati) ma che a volte hanno nascosto, specie quando pronunciati da venditori di prodotti il cui esito era negativo fin da subito, una verità “scomoda”, cioè che un pessimo investimento obbliga il cliente ad aspettare anni e anni prima di poter faticosamente ricuperare i propri sudati risparmi (se si riesce…).
Ebbene, ora la storia del “lungo periodo” è messa fortemente in discussione con dati inoppugnabili; e non è un’associazione dei risparmiatori o un avvocato “di battaglia” a farlo, ma nientemeno che Mediobanca!
Vediamo cosa ha recentemente scritto l’autorevole banca a proposito di investimenti azionari. La statistica esaminata è indubbiamente “di lungo periodo” perché considera l’esito di un investimento in azioni dal 1928 al 2008 (90 anni di storia della borsa con alti e bassi di ogni tipo, dal panico all’euforia e viceversa). Ebbene, il famoso “cassettista” (quello che compra un titolo ottimo e lo lascia a custodia in banca per tutta la propria vita e magari anche per quella di figli e nipoti) che avesse incassato regolarmente i dividendi, oggi si ritroverebbe con un misero 15% del capitale investito. Certo, avrebbe incassato dei soldi in 90 anni, ma è noto che le cedole non sono mai elevatissime in termini percentuali. Se avesse invece reinvestito tutti i dividendi, si troverebbe con un capitale doppio rispetto a quello iniziale. Sembra tanto, ma non lo è, in 90 anni…
Il fatto è che dal 1928 ad oggi moltissime aziende quotate sono fallite o si sono ridotte a “larve finanziarie” (qualche nome? Montecatini, Olivetti, ANIC, Italsider, Finmare e tante altre) trascinando a zero il valore accumulato dai “cassettisti” di quelle società. Chi invece si fosse mosso investendo (come hanno sempre detto i nostri vecchi saggi) nei momenti di crollo, avendo il coraggio di vendere nei momenti di euforia, avrebbe moltiplicato per 10-20-100 volte il capitale. Il fatto è che in 46 anni (la metà del periodo esaminato) le variazioni medie sono state confinate su percentuali “basse” (rialzi o ribassi inferiori al 20% annuo) mentre in soli 8 anni si sono registrati rialzi superiori al 50% (contrapposti a 15 anni con ribassi superiori al 40%). Morale: non bisogna “dormire” sui propri investimenti, bisogna verificarli mese per mese, bisogna avere il coraggio di “portarsi a casa” gli utili consistenti senza sognare di moltiplicare sempre di più i soldi (prima o poi arriva puntualmente il tracollo) In pratica, cassettisti sì, ma di medio periodo, mai di lungo periodo.