Che tempismo il DDL salva blog
21 Novembre 2008Propongo un interessante scritto di Luca Spinelli, editorialista e docente universitario, che condensa una interessante e dettagliata analisi della legislazione vigente e di quella proposta come DDL in materia di editoria via Internet. Vale davvero la pena di leggerlo. (sf)
Roma – A quanto pare c’è un certo fermento di proposte di legge sul tema editoria ed Internet. Mentre in commissione cultura si tratta sui finanziamenti pubblici, dopo il ddl Levi, ribattezzato ammazzablog, arriva il ddl Cassinelli. Ne parla oggi Punto Informatico, per chi fosse curioso il testo è reperibile sul sito del deputato. Cassinelli, non senza astuzia, lo annuncia già come il “ddl salva blog”. Per capire il perché facciamo un piccolo passo indietro.
In Italia è in vigore da vari anni una legge (62/2001) che definisce come “prodotto editoriale” qualsiasi “prodotto realizzato su supporto […] informatico, destinato alla pubblicazione […] di informazioni”. Ovvero: quasi ogni sito, forum, blog sulla terra.
Sempre stando alla stessa legge, ogni “prodotto editoriale” pubblicato periodicamente deve sottostare alle disposizioni sulla stampa del 1948 (legge 47/1948) secondo le quali, tra l’altro, “nessun periodico può essere pubblicato se non sia stato registrato presso la cancelleria del tribunale”.
Secondo la lettera della legge, perciò, ciascuno delle migliaia di blog che nascono ogni giorno dovrebbe registrarsi in tribunale, avere un direttore e un proprietario. Chi non lo fa è fuori legge. Fa stampa clandestina. Tuttavia, come spesso succede nel diritto italiano, nonostante la legge sia in vigore nessuno la applica rigidamente perché altrimenti il sistema imploderebbe. Si va avanti di interpretazione in interpretazione, di giurisprudenza in giurisprudenza, di legge in decreto (dlgs 9 aprile 2003), con l’unica certezza dell’incertezza del diritto. Per onore di cronaca, va detto che nel 2001 molti cercarono di fermare la mano del legislatore: giuristi, utenti, esperti di tecnologia. Ma senza successo.
Da allora le home page del Bel Paese furono invase da grotteschi stendardi e clausolette nel tentativo di fuggire dalla longa mano della legge: “Il presente sito non costituisce testata giornalistica”, “non ha carattere periodico”, “è aggiornato secondo le disponibilità”, “passavo di qui per caso, ma vado via subito”… Di tutto per dimostrare la propria amatorialità. Nonostante ciò, venne poi anche qualche condanna per stampa clandestina, qualche condanna per diffamazione, e qualche ddl Levi. Niente di troppo anticostituzionale, sia chiaro, ma comunque abbastanza per generare un clima di insicurezza e timore che concorre – con molti altri fattori – a collocare l’Italia negli ultimi posti in occidente per libertà di informazione.
Ebbene: sette anni dopo Cassinelli si accorge che c’è qualcosa che non va. E se ne accorge giusto mentre Levi viene fustigato da mezza Italia per il suo ddl sull’editoria. Lo fa con una proposta non indenne da critiche, ma da discutere sia perché costituisce un precedente, sia perché arriva da un membro del partito di Governo. Non propone una revisione generale della legge sull’editoria come Levi, ma piuttosto alcune modifiche a quella vigente (vedi testo completo del ddl).
Primo punto: stabilire due categorie distinte, i “prodotti editoriali cartacei” e i “prodotti editoriali sulla rete internet”.
Secondo punto: i prodotti editoriali sulla rete internet debbono sottostare alle leggi sulla stampa solo se hanno per scopo la pubblicazione di notizie e purché ricadano in una delle seguenti tipologie: il gestore o gli autori delle pagine sono riconducibili a testate “quotidiane”, “periodiche”, “settimanali”, ecc. o sono legati ad esse da vincoli professionali; il gestore o gli autori delle pagine ne traggono profitto; il gestore o gli autori delle pagine sono giornalisti professionisti; il gestore o gli autori delle pagine percepiscono compensi periodici o saltuari per la propria attività di gestione o redazione; il gestore o gli autori delle pagine vendono direttamente, o comunque percepiscono compensi correlati alla vendita di inserzioni pubblicitarie nelle pagine.
Terzo punto: esclusione esplicita di tutti quei siti che hanno come “unico scopo” la pubblicazione di idee ed opinioni personali; la pubblicazione di informazioni societarie, istituzionali, autobiografiche; gli aggregatori automatici; i forum; le comunità virtuali.
Il ddl, quindi, non è un “salva blog” ma cerca almeno di risolvere alcune tensioni dell’attuale legge sull’editoria. Nella proposta restano irrisolti, tuttavia, alcuni punti critici:
- il testo proposto non semplifica né snellisce la precedente normativa ma, anzi, sotto più aspetti ne aumenta la complessità interpretativa.
- lascia sostanzialmente invariati i rischi prospettati dal ddl levi: un blog personale che pubblicasse notizie corredate da qualche annuncio AdSense rischierebbe i reati di stampa.
- è poco armonizzato col diritto internazionale e non risolve la necessità di un testo unico aggiornato in base all’evoluzione tecnologica.
Per queste ragioni, e anche perché una riforma seria sembra lungi a vedersi all’orizzonte, la proposta è da modificare ma almeno da discutere. Pur con le ambiguità lessicali e giuridiche che porta con sé, infatti, sarebbe forse più chiara dell’attuale limbo. Rimarrà testo morto nelle fagocitanti aule della Camera? Diventerà l’ennesima toppa di un vestito legislativo già in brandelli? Forse.
Sognando una delle tante riforme che, come quella sul diritto d’autore del 1941, l’Italia aspetta da più di sessant’anni.
Tratto da Scripta Volant – Innovazione, società, diritto d’autore. Gli appunti di Luca Spinelli
5 commenti presenti
Visti i pro e contro lascerei invariata la 62/2001, senza contare che un ddl può essere emendato all’ultimo secondo (questo governo/maggioranza è un esperto del settore) il cambio o l’inserimento di una sola parola può provocare un disastro.
Saluti
Scritto da Candidus il 21 Nov 2008
Candidus
Condivido: dobbiamo stare attenti alle parole, ai cavillucci. Un disegno innovativo può trasformarsi in un baleno in un trauma digitale.
Questi ddl vanno scansionati parola per parola, modifica per modifica.
Riporto questo articolo sul mio blog, mi è piaciuto. Giusto ieri ho parlato di questo Ddl Cassinelli.
La rete spaventa molto una classe dirigente che ha fatto del controllo mediatico l’arma principale del proprio successo. Non guarderanno indifferenti al proliferare di nuovi scrittori, nuovi critici, nuovi giornalisti.
http://nonleggerlo.blogspot.com/2008/11/manette.html
Wil
Scritto da Wil Nonleggerlo il 21 Nov 2008
Sec me questa è peggio del ddl Levi… 😐
Scritto da Francesco B il 21 Nov 2008
Ho lasciato un gentile pensiero all’On. Cassinelli, fatelo anche voi:
http://robertocassinelli.blogspot.com
Saluti
Scritto da Candidus il 21 Nov 2008