Ciancimino alle corde
12 Dicembre 2010Indagato a Caltanissetta, la prefettura gli toglie la scorta e a Palermo si scopre un’utenza clonata del Signor Franco
di Silvia Cordella – 8 dicembre 2010 – fonte articolo: antimafia2000.com
Calunnia, favoreggiamento e rivelazione di segreto istruttorio. Sono questi i reati per i quali la Procura di Caltanissetta ha deciso di iscrivere nel registro degli indagati Massimo Ciancimino, il supertestimone della Trattativa fra mafia e Stato che a Palermo ha contribuito all’apertura di un’inchiesta relativa proprio a quel dialogo fra istituzioni e Cosa Nostra, avvenuto nel periodo delle stragi del ‘92. Le accuse per il figlio dell’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino arrivano dopo aver indicato l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro come uomo “vicino” al Signor Franco, lo 007 che avrebbe appoggiato suo padre nella mediazione fra i carabinieri del Ros e Riina.
Una dichiarazione che Ciancimino jr. avrebbe rilasciato durante un incontro informale con un funzionario della Dia (il quale avrebbe poi stilato un verbale) ma che al momento di confermarla ai magistrati l’avrebbe invece ridimensionata, ipotizzando che potesse essere frutto di opinioni del padre. Per questo i magistrati di Caltanissetta lo hanno iscritto nel registro degli indagati per calunnia. Un trattamento che i pm nisseni gli hanno riservato anche in riferimento alle sue dichiarazioni su Lorenzo Narracci, l’agente segreto che secondo quanto avrebbe riferito Ciancimino jr. sarebbe stato agli ordini del Signor Franco. In questo caso le sue rivelazioni si sarebbero arenate nel momento in cui, durante il riconoscimento, il testimone non avrebbe saputo indicare in Narracci l’uomo in contatto con il padre inducendo per questo gli inquirenti a formalizzare una nuova accusa di calunnia contro di lui. Ma c’è di più, perchè sono mesi che le Procure di Palermo e di Caltanissetta aspettano che Massimo Ciancimino riveli l’identità del famigerato “Carlo – Franco”, il personaggio che insieme a Bernardo Provenzano avrebbe costituito nella vita dell’ex sindaco di Palermo un ruolo di costante equilibrio nel suo rapporto fra mafia e politica.
Ciancimino jr. aveva affermato di averlo visto l’ultima volta a novembre del 2002 al cimitero dei Capuccini in occasione della morte di suo padre, quando gli consegnò un messaggio di condoglianze da parte del superboss ma poi l’indagato ha sostenuto di non conoscere la sua identità. Una asserzione inverosimile per i magistrati che per questo hanno deciso di accusarlo ancora per favoreggiamento nei confronti dell’agente segreto oltre che di rivelazione di segreto istruttorio, per aver rivelato circostanze ancora coperte dal riserbo investigativo ad alcuni giornalisti.
Insomma che la Procura di Caltanissetta guardasse con sospetto l’atteggiamento di Massimo Ciancimino non è mai stata una novità, ma l’azione di indagarlo per calunnia e favoreggiamento ha spiazzato questa volta anche lo stesso testimone che di rimando, convocato dalla Dda nissena per un interrogatorio, si è avvalso della facoltà di non rispondere. “Le mie dichiarazioni – ha affermato Ciancimino insieme al suo avvocato Francesca Russo – sono state prese come fondamento di un’ipotesi di reato (…) Dovrò difendermi da una Procura con cui pensavo di collaborare”.
Pareri e controversie
Un fatto strano, farebbero notare anche i magistrati di Palermo, è che prima di svolgere indagini sulla persona indicata da Ciancimino si indaghi lo stesso dichiarante per calunnia e per favoreggiamento. E se si indaga Ciancimino per favoreggiamento nei confronti del fantomatico “signor Franco” vuol dire che è stata ammessa l’esistenza dello 007 e dato credito al testimone per aver riferito un fatto vero. Di certo la differenza di metodo fra le Dda di Caltanissetta e Palermo nella gestione di un personaggio che, seppur eclettico e particolare, ha consegnato valida documentazione a riscontro di delicate indagini antimafia rischia di inasprire il conflitto fra i due uffici giudiziari che presto invece dovrebbero definire un unico parametro di giudizio sull’attendibilità del “collaboratore”. Ma è il procuratore capo di Palermo Francesco Messineo a cercare di smorzare il clima di tensione. “Nelle indagini collegate – ha dichiarato Messineo – è normale che vi siano delle divergenze fra le Procure, o meglio che siano fatte delle valutazioni non perfettamente sovrapponibili. In questo senso va letta l’indagine per calunnia su Massimo Ciancimino della Procura nissena”. “Del resto – ha continuato il Procuratore – non seguiamo la stessa indagine”. Per cui “le valutazioni sugli apporti probatori o investigativi forniti da Ciancimino devono essere messe in relazione ai riscontri concreti che dobbiamo acquisire”. “Nessuno ha mai parlato di fiducia nei confronti di Ciancimino. – ha infine osservato Messineo – Siamo sempre stati molto prudenti e procederemo in questa strada”. Di clima “non più sereno” parla invece l’avvocato Francesca Russo. “Anche a Palermo – ha spiegato il legale – Ciancimino è indagato, ma lì si trattava di un atto dovuto ed atteso, viste le dichiarazioni autoaccusatorie che il mio cliente aveva reso”. “L’avviso di garanzia della Procura di Caltanissetta, invece – ha aggiunto la Russo – denota una totale mancanza di fiducia dei magistrati in quello che Ciancimino ha detto, nonostante i tanti elementi utili da lui forniti”. “Ad esempio – ha concluso – la Procura ipotizza l’accusa di favoreggiamento nei confronti del signor Franco. Questo prova che i magistrati sono certi che Ciancimino sa chi è il signor Franco e non vuole rivelarne l’identità. Una considerazione che non tiene conto del fatto che il mio cliente ha fornito il numero di cellulare dell’agente, riscontri sui luoghi in cui l’avrebbe incontrato e tanti altri elementi utili alle indagini”.
Il 337 del Signor Franco, la pista del cellulare clonato
Ciancimino proprio in merito all’identificazione del Signor Franco continua invece a collaborare con la Procura di Palermo dove ieri mattina è stato sentito sul ruolo svolto dallo 007 nella trattativa del ‘92 e sui presunti rapporti che, secondo il padre, lo avrebbero legato a De Gennaro. Durante l’interrogatorio sarebbero state esaminate alcune intercettazioni telefoniche del 2004 relative al periodo in cui il misterioso agente segreto si sarebbe prodigato per il rilascio del passaporto del piccolo Vito Andrea, il figlio all’epoca neonato di Massimo Ciancimino, e per un passaggio “protetto” a Fiumicino di una somma di denaro proveniente dall’estero. Tutto ciò mentre emerge il primo riscontro sull’utenza 337 che il testimone avrebbe attribuito al signor Franco. Un numero che se la Telecom avrebbe dichiarato in un primo momento inesistente, dopo un’ulteriore verifica della Dia, sarebbe poi risultato attivo nei primi anni Novanta acquistato da un autotrasportatore che aveva sporto denuncia un paio di volte per clonazione del suo cellulare. “Arrivavano bollette con cifre esorbitanti” avrebbe spiegato l’uomo, sostenendo che all’epoca insieme agli esposti avrebbe allegato anche i tabulati delle chiamate tra le quali comparivano quelle relative a numeri americani e altri intestati a stazioni di carabinieri di Roma.
Niente più scorta per Ciancimino
Una scoperta che riduce le distanze dall’imprendibile Mister X proprio nel momento in cui al figlio dell’ex sindaco potrebbero togliere la scorta. Una decisione scrive Repubblica che potrebbe essere ratificata nel prossimo comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza poiché Ciancimino avrebbe violato gli obblighi previsti per chi è sottoposto a protezione. Il motivo della decisione sta nel viaggio che Massimo avrebbe fatto a Verona senza scorta per andare ad incontrare un commercialista che risulterebbe essere indagato dalla Procura di Reggio Calabria perché ritenuto vicino alla potente famiglia di ‘Ndrangheta dei Piromalli. Una faccenda da cui il figlio dell’ex sindaco si tira fuori affermando di essere stato all’oscuro dei retroscena di tale commercialista e di essere a disposizione della Procura reggina per tutti i chiarimenti del caso, ma che il Prefetto Giuseppe Caruso discuterà in sede di riunione quando dichiarerà la revoca della sua protezione.