Cultur@. Concerto (insolito) della Domenica.
14 Dicembre 2008di Nicoletta Salata per dituttounblog.com
Il 10 dicembre si è svolta a Roma una corposa e sonora manifestazione di protesta contro i tagli al Fondo Unico per lo Spettacolo che dovrebbe venire decurtato del 30%.
Orchestre, cori, corpi di ballo, tecnici e maestranze delle 14 fondazioni lirico-sinfoniche hanno dato vita presso il Teatro dell’Opera di Roma ad uno spettacolo musicale davvero insolito.
Il Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS), istituito con la legge 163 del 1985, è lo strumento finanziario attraverso il quale lo stato sostiene le attività del settore spettacolo sia del cinema che dello spettacolo dal vivo.
La gestione del Fondo consente, infatti di assegnare contributi ad enti, istituzioni, associazioni, organismi ed imprese operanti nei settori delle attività cinematografiche, musicali, di danza, teatrali, circensi e dello spettacolo viaggiante, nonchè di promuovere e sostenere manifestazioni ed iniziative di carattere e rilevanza nazionali da svolgere in Italia o all’estero.
Il Fondo, iscritto annualmente nel bilancio di previsione del Ministro per i Beni e le Attività Culturali, è ripartito in quote assegnate ai diversi settori del cinema e dello spettacolo dal vivo con decreto del Ministro e sentito il parere del Comitato Problemi dello Spettacolo.
Un altro strumento di finanziamento è costituito dalle risorse derivanti dall’estrazione del gioco del Lotto del mercoledì. La legge 662/96 stabilisce, infatti, che una parte degli utili debba essere destinato al Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Interessante la relazione 2007 del Ministero dei Beni Culturali sull’utilizzazione del FUS. Qui.
Personalmente, amando la musica ed altre forme di spettacolo, ritengo culturalmente deplorevole quanto nelle intenzioni del Governo e ugualmente inaccettabile che si vada a limitare, per conseguenza, il godimento dell’espressione artistica.
La musica, un’altra voce che non dovrebbe mai tacere.
5 commenti presenti
Buffa la beffa! Lo spot natalizio delle reti Mediaset mette in scena i vari componenti dello staff “artistico” mentre sistemati in un’orchestra suonano ciascuno uno strumento. Proprio mentre si dibatte il problema dei tagli al FUS, di cui le orchestre fanno parte, questa scelta creativa, intesa a simboleggiare certamente l’unione di una squadra che concerta in sintonia, un poco stride. Che non sia un preavviso di quanto potrebbe un giorno verificarsi. Ovvero che anche in questo campo degli incapaci si cimentino in qualcosa che non sanno, presentandosi nel ruolo di finti musicisti mentre in sottofondo gira il disco! Gira che ti rigira…dove andremo a finire!
Scritto da Nicoletta Salata il 15 Dic 2008
la musica come la scuola e molti altri aspetti della cultura e di tutte quelle discipline che potrebbero e dovrebbero far sbocciare le potenzialità, la sensibilità, le doti di ciascuno di noi vengono abbandonate a se stesse, spesso ostacolate, perchè considerate non importanti, non fondamentali, non necessarie.la musica certo non è un prodotto duraturo; un suono nel momento in cui è prodotto già è svanito.non possiamo afferrarlo e conservarlo.esso vive in noi ma per fortuna c’è qualcuno in grado di poterlo far rivivere sempre in ogni momento. ma questi strani personaggi, i musicisti, per riuscire a portare avanti la propria passione, e regalarla a chi ama ascoltarli, devono lottare, non solo contro i problemi che ogni ambiente lavorativo deve affrontare, ma spesso anche con una mentalità diffusa che vede “il suonare” come un semplice hobby.forse non molti sanno quante ore di studio sono necessarie per avere un bel suono, per essere preparati tecnicamente in un passo difficile, e quante ne servano per mantenere ciò che si è raggiunto!i musicisti non creano un oggetto, che una volta terminato rimane li in attesa di essere venduto o semplicemente ammiato. sia lo studio che il prodotto finale della musica, un concerto, un’opera, un balletto, presuppongono un lavoro alle spalle che spesso non viene percepito e ciò di cui il pubblico può fruire in realtà è la punta dell’iceberg.allora veramente umiliante, se non preso con un pizzico di ironia, sarebbe il classico commento di chi, dopo aver chiesto ad un musicista quale sia il lavoro svolto, aggiuga: “si, ma veramente che lavoro fai?”.
Chi ci governa deve far i conti con la crisi.benissimo dobbiamo fare i conti con questa nuova compagna tutti noi, o meglio la maggior parte di noi.i teatri sono accusati di sprecare troppo denaro.spesso è vero.ma il modo di risparmiare non è quello di togliere una giornata di stipendio al povero aggiunto d’ orchestra o insistere nel produre di più aggiungendo ore lavortive.sia ben chiaro si può fare anche questo ma prima di tutto si sappia che il tempo e le risorse sono gestite male. chi deve organizzare il lavoro dei musicisti spesso ricopre una carica politica e di musica non conosce nulla. vengono creati e ricoperti posti gestionali da persone che difficilmente possono dimostrare le proprie competenze. Ma sono i muscisti a dare l’ok ad allestimenti faraonici dai costi spropositati? sono i muscisti che permettono a registi, direttori stars, artisti di uscire dal teatro alla fine di una sola produzione(mediamente un mese) con compensi che un orchestrale e un qualsiasi altro dipendente, non vedrà in vari ANNI di lavoro?potremmo andare avanti a raccontarne di cose che avvengono nei teatri.ma chi di dovere già sa.allora ammettiamo che a tutti stia bene così.diciamo che a chi governa, che sia di destra o di sinistra purtroppo poco cambia, l’interesse sulla cultura aumenta solo nel periodo elettorale poi tutto torna a tacere perchè il reparto artistico in italia è di circa5mila persone (almeno quello degli ex enti lirici ora fondazioni)e la quantità di voti che esso può apportare non è poi così rilevante.ammettiamo ed accettiamo tutto ma che almeno il governo di turno, con tutti gli sprechi a suo carico, da molti denunciati, e di cui certo non si vergogna, ebbene, almeno rinunci agli ulteriori tagli previsti, rinunci a riduzioni di finanziamento per lo spettacolo dal vivo che negli anni trascorsi già sono stati molto rilevanti, per non mettere i ginocchio un mondo e una tradizione che all’estero ci è invidiata, e per non condannare categorie di lavoratori altamente specializzati, permettendo loro di dire: “sono un musicista!”, ma dirlo con orgoglio e dignità. Se la musica, i teatri, i cori, le orchestre e via dicendo, saranno relegate sempre in un cantuccio, se la loro sorte sarà quella di tramontare in silenzio e morire orfane viene da chiedersi a cosa servono i conservatori che sfornano dei già certi disoccupati del domani, e a cosa servano gli insegnanti, che questi potenziali disoccupati, formano.a che serve andare a teatro quando già c’è il festival San remo?no dico …ma cosa pretendiamo?allora forse si meglio chiudere tutto per evitare una triste agonia, meglio relegare le proprie passioni a semplici hobby e non sfruttarle come possibilità di eccellere in campi, da tante persone e tanti paesi a noi lontani, invidiati. Rimettiamoci ad una sommessa mediocrità e cerchiamo di non disturbare, alzando la voce per far valere le nostre ragioni, chi è impegnato a fare i propri interessi presentati come bene per la comunità!
Scritto da Fabrizio Mazzacua il 16 Dic 2008
Condivido l’intervento che mi precede, sono un lavoratore (libero professionista) dello spettacolo musicale e la crisi è stata affrontata come sempre con superficialità, creando i soliti presunti “privilegiati” da buttare in pasto all’opinione pubblica per smantellare di fatto o mettere in ginocchio il comparto. I teatri d’opera sono stati gestiti malissimo, i sovrintendenti e i direttori artistici sono figure di nomina praticamente politica, ci sono stuoli di dirigenti e consiglieri d’amministrazione dei teatri incompetenti ma ben pagati, moltissimi dipendenti degli uffici inutili, messi lì per clientele sindacali o politiche… insomma niente di nuovo sotto il sole della pubblica (o comunque di finanziamento pubblico) amministrazione italiana. Però l’opera lirica in italia dovrebbe invece essere molto più valorizzata, è un genere che sembra fuori moda qui da noi, ma ancora molto seguito negli altri paesi e l’italia potrebbe costituire la meta di un florido turismo musicale. Purtroppo la miopia gestionale locale e nazionale ha reso impossibile lo sviluppo di tutto ciò.
Restano quindi dei teatri che producono con difficoltà, spesso pochi titoli per stagione, strapagando allestimenti e registi, molto meno i cantanti ormai, e mantenendo le masse artistiche con stipendi certo non da privilegiati, sotto le medie europee, anche se sicuramente non da fame.
Peccato, l’opera e in parte il balletto erano un vanto del nostro paese, ora resta sempre meno, il rilancio andrebbe effettuato a partire dalle nuove generazioni, con più musica nelle scuole, iniziative di riavvicinamento ad un genere che è comunque molto vivo, divulgazione con televisione…
Scritto da enrico il 16 Dic 2008
Fabrizio, più che un commento un post! Grazie. Penso che sia importante, per chi è coinvolto in prima persona in questa vicenda, far sentire la propria voce anche in un blog. La tua riflessione, così interessante e appassionata, qui esposta da “solista” immagino rispecchi il pensiero di tutta l’Orchestra della Fenice e di chi, con amore e sacrificio, svolge questo “mestiere”.
Scritto da Nicoletta Salata il 16 Dic 2008
Me misero, me tapino, quando sono al lavoro mi perdo pure l’opera che trasmette radiotre. Radiotre , appunto, permette di scaricare tutte le trasmissioni, tranne l’opera. Problemi con i diritti d’autore, dicono, ma io non ci credo perchè è impossibile che dopo essre andata in onda ci sia un sovrapprezzo per i diritti d’autore qualora dovesse rimanere on line. Questo sfogo è una riflessione alle belle parole di Enrico che scrive: “l’opera lirica in Italia dovrebbe invece essere molto più valorizzata” ma, evidentemente, come nelle religioni, la maggioranza la fa da padrone quando la giusta democrazia deve tener conto delle minoranze.
Scritto da Falstaff il 18 Dic 2008