Cultur@. Parigi: coniglio e topo cinesi all’asta. Hugo già ammoniva!
24 Febbraio 2009di Nicoletta Salata per www.dituttounblog
Al Grand Palais di Parigi si sta svolgendo da ieri la tre giorni di un’asta considerata tra i più grandi eventi mai organizzati da Christie’s. La collezione appartenente allo stilista Yves Saint Laurent, scomparso nel giugno scorso, e al suo compagno Pierre Bergé viene ceduta da quest’ultimo e il ricavato andrà tutto a favore della ricerca medica in particolare quella contro l’Aids e alla Fondazione Bergé-Saint Laurent.
Stimata circa 300 milioni di euro e composta da 733 pezzi che secondo Bergé hanno nostalgicamente perso “gran parte del loro significato”, già ieri ha registrato cifre da record: 32 milioni di euro (contro una stima pre-vendita di 18 milioni) per “Le coucous, tapis bleu et rose'” di Henri Matisse, 29 milioni di euro per una scultura lignea del rumeno Brancusi “Madame L.R. (stimata tra i 15 e i 20). Un quadro di Picasso, “Instruments de musique sur un gueridon”, è stato invece ritirato per non aver raggiunto, fermandosi a 21 milioni, il prezzo stimato di 25-30.
Tra notizie e curiosità che ruotano attorno a questo evento segnalo quella riguardante due pezzi d’asta che sono stati, e sono tutt’ora, al centro di una querelle tra Francia e Cina, aggiungendo poi e soprattutto una nota “storica”.
Fanno parte della collezione infatti anche due sculture in bronzo del XVIII secolo, raffiguranti la testa di un topo e di un coniglio, considerate reperti archeologici e valutate tra gli 8 e i 10 milioni di euro ciascuna. Queste due pezzi facevano parte delle “teste dei 12 animali dello zodiaco” che abbellivano una fontana del parco Yuanmingyuan del Palazzo d’Estate dell’Imperatore a Pechino. Con la guerra dell’oppio del 1860, durante l’invasione anglo-francese, il giardino venne distrutto, dato alle fiamme e molti beni tra cui le due teste furono trafugati.
Dopo la notizia diffusasi già l’anno scorso circa l’intenzione di vendere all’asta questi due oggetti, un gruppo di avvocati cinesi costituiti in una delegazione ha affidato all’Associazione per la protezione dell’arte cinese in Europa (APACE) la richiesta al Tribunale di grande istanza di Parigi di sospendere la vendita all’asta. Tuttavia la Corte ha affermato che l’APACE può rappresentare l’Associazione stessa ma non la Cina e gli interessi pubblici e il 23 febbraio ha emesso una sentenza con la quale ha respinto la richiesta. Tentando la via diplomatica e interpellando direttamente Pierre Bergé, questi avrebbe dichiarato di essere favorevole a restituire i due bronzi se la Cina sarà disposta ad aprirsi ai diritti umani, a concedere la libertà al Tibet e ad accogliere il Dalai Lama costretto alla fuga nel 1959. Pechino ha risposto parlando di “ricatto politico” e giudicando “ridicola” l’offerta di Bergé.
Domani topo e coniglio verranno dunque… battuti, all’asta!
Il dettaglio storico a cui mi riferivo è il seguente: mentre si trovava in esilio nell’isola normanna di Guernsey e risiedeva presso la Hauteville House, il 25 novembre 1861 Victor Hugo scrisse questa lettera rivolgendosi ad un certo capitano Butler.
“Lei mi chiede, signore, un parere sulla spedizione cinese. Giudica tale spedizione onorevole e bella, ed è tanto buono da attribuire un qualche valore alla mia opinione; secondo lei, la spedizione cinese, compiuta sotto la duplice bandiera della Regina Vittoria e dell’imperatore Napoleone, è una gloria da ripartire tra Francia ed Inghilterra, e desidera sapere in che misura io approvi questa vittoria inglese e francese.
Dal momento che vuole conoscere il mio parere, eccolo: c’era, in un angolo del mondo, una meraviglia del mondo; questa meraviglia si chiamava Palazzo d’Estate. L’arte ha due principi, l’Idea che genera l’arte europea e la Chimera che genera l’arte orientale. Il Palazzo d’Estate era per l’arte chimerica quello che il Partenone è per l’arte ideale. Tutto ciò che l’immaginazione di un popolo quasi sovrumano può creare era lì. Non era, come il Partenone, un’opera rara ed unica; era una sorta di enorme modello della chimera, se un modello la chimera può avere.
Immagini una qualunque ineffabile costruzione, qualcosa di simile ad un edificio lunare, e le comparirà dinanzi il Palazzo d’Estate.
Costruisca un sogno con marmo, giada, bronzo, porcellana, lo intagli in legno di cedro, lo copra di pietre preziose, lo foderi di seta, lo renda da una parte santuario, dall’altra harem, dall’altra ancora roccaforte, vi ponga all’interno degli dei, vi ponga all’interno dei mostri, lo faccia verniciare, smaltare, dorare, truccare, da architetti che siano poeti, faccia imbastire i mille e un sogno delle mille e una notte, aggiunga giardini, bacini, getti d’acqua e schiuma, cigni, ibis, pavoni, in una parola s’immagini una sorta di sfolgorante antro della fantasia umana avente la sagoma di tempio e di palazzo, quel monumento era tutto questo. Era stato necessario, per erigerlo, il paziente lavoro di due generazioni. Quell’edificio, che aveva la vastità di una città, era stato costruito lungo i secoli, per chi? Per i popoli. Infatti ciò che il tempo realizza appartiene all’uomo.
Gli artisti, i poeti, i filosofi, conoscevano il Palazzo d’Estate; Voltaire ne parla. Si era soliti dire: il Partenone in Grecia, le Piramidi in Egitto, il Colosseo a Roma, Nôtre-Dame a Parigi, il Palazzo d’Estate in Oriente. Chi non lo vedeva, lo sognava. Era una sorta di enorme, ignoto capolavoro intravisto da lontano in qualche crepuscolo, come profilo della civiltà asiatica all’orizzonte della civiltà europea. Questa meraviglia è scomparsa.
Un giorno, due banditi sono entrati nel Palazzo d’Estate. Uno ha saccheggiato, l’altro ha incendiato. La vittoria può essere ladra, a quanto pare. Una devastazione in grande del Palazzo d’Estate ha fruttato utili spartiti fra i due vincitori. Vediamo implicato in tutto ciò il nome di Elgin, che ha la fatale prerogativa di ricordare il Partenone. Quanto era stato fatto al Partenone è stato fatto al Palazzo d’Estate, con più completezza e meglio, in modo da non tralasciare nulla. Tutti i tesori di tutte le nostre cattedrali messe insieme non eguaglierebbero questo splendido e formidabile museo d’oriente.
Lì non si trovavano soltanto capolavori d’arte, c’era una infinità di preziosi. Grande impresa, inaspettato colpo di fortuna. Uno dei vincitori ha riempito le proprie tasche, a quanto vediamo, l’altro ha riempito le proprie casseforti; e sono ritornati in Europa, a braccetto, ridendo. Questa è la storia dei due banditi. Noi, europei, siamo i civilizzati, e per noi, i cinesi sono i barbari.
Ecco che cosa ha fatto la civiltà alla barbarie. Agli occhi della storia, un bandito si chiamerà Francia, l’altro si chiamerà Inghilterra. Ma io protesto, e la ringrazio di darmene l’opportunità; i crimini di coloro che governano non sono colpa di coloro che sono governati; talvolta i governi sono banditi, i popoli mai. L’impero francese ha intascato questa vittoria per metà ed oggi espone con quella certa naturalezza da padrone le splendide anticaglie del Palazzo d’Estate.
Spero che verrà un giorno in cui la Francia, libera e pulita, restituirà questo bottino alla Cina defraudata. Per il momento, lo constato, ci sono un furto e due ladri.
Tale, signore, è l’abbondanza di approvazioni che attribuisco alla spedizione cinese”.
4 commenti presenti
Volgio essere il primo a commentare e salutare il primo fantastico articolo della grandissima Nicoletta Salata su questo nuovo blog!
Scritto da Sergio Fornasini il 24 Feb 2009
Grazie Sergio…la lettera di Hugo è davvero interessante…anche se forse non del tutto condivisibile…pensa quante cose hanno trafugato anche a noi!!! E noi agli altri???
Scritto da Nicoletta Salata il 24 Feb 2009
Si , è vero…a pensare di quanto sia stato trafugato dai popoli ad altri popoli … di quanto i Governi sottraggono non più ad altri Governi ma al proprio popoli … il fatto che se ne parli, che venga evocato il Palazzo D’Estate in queste circostanze… vien in mente il Padiglione d’oro di Mishima il celebre santuario di Kyoto dato alle fiamme da parte di un monaco buddista, deforme e balbuziente Mizoguchi che narra la sua storia in prima persona.
Il lettore segue, attraverso la sua voce, il formarsi di una personalità aberrante. “Il mondo esterno non era più in contatto con la mia intimità, e, ancora una volta, mi circonda con la sua inaccessibilità.” Da tutto, egli si sente oppresso: dagli sguardi e dall’impossibilità di sfuggirvi. A poco a poco si fa strada l’idea che “perchè io potessi guardare sicuro il sole, il mondo stesso avrebbe dovuto essere distrutto.”
(…) “Anelavo soltanto a sciagure, a calamità, a una tragedia sovrumana, a qualcosa come un gigantesco compressore divino che schiacciasse uomini e cose, belli e brutti, in un unico sterminio.” Il Padiglione d’oro, entro cui il giovane vive, diventa il simbolo della bellezza eterna. “E’ proprio la bellezza eterna che irrimediabilmente compromette ed avvelena la nostra esistenza.” (…)
“Avrei compiuto una pubblica distruzione, un’irreparabile rovina, un atto che avrebbe considerevolmente impoverito il patrimonio di bellezza creato dall’uomo.” … un contributo alla riflessione.
Scritto da Gianni Di Capua il 25 Feb 2009
Le due teste sono state vendute ieri per 28 milioni di euro (che salgono a 31,4 con spese e diritti d’asta), i 733 pezzi della collezione d’arte Saint Laurent-Pierre Bergé (raccolti in cinquant’anni di passione tra i due e per l’arte) sono stati battuti all’asta per un totale di 375,5 milioni di euro.
@ Gianni di Capua
Grazie per la citazione dell’amato Mishima.
http://www.bedo.it/nicolettasalata/19183/SOLE+E+ACCIAIO%2C+MISHIMA…mon+amour.html
Scritto da Nicoletta Salata il 26 Feb 2009