Cultur@. Eluana in un ipotetico film
18 Dicembre 2008di Nicoletta Salata per dituttounblog.com
Il caso Englaro, nel suo volerlo trascinare anzi tirare ostinatamente da una parte all’altra, non può non essere considerato con infinita pena ed esigenza di una svolta definitiva da entrambe le posizioni.
Favorevoli o contrari alla cosiddetta dolce morte, credo si debba assolutamente pervenire ad una scelta, ad una posizione precisa, ad una risoluzione della complessa questione.
Ieri Eluana avrebbe dovuto sopraggiungere a Udine, presso la clinica in cui dovrebbe svolgersi il rito dell’epilogo.
Invece qualcosa nel meccanismo che finalmente sembrava sciolto (un mese fa la Corte di Cassazione aveva emesso la sua sentenza definitiva favorevole) si è inceppato nuovamente ed Eluana non è partita, non è arrivata.
Da Udine l’ambulanza che doveva prelevarla a Lecco si è avviata ma ad un certo punto ha dovuto fare dietro front. La sospensione del trasferimento, come un colpo di scena in un film drammatico che tiene crudelmente in suspense, è stata decisa nel corso di un’ennesima consultazione tra legali, avvocati e sanitari con l’intervento determinante del Ministro della Salute – Maurizio Sacconi – che ha sostenuto in un documento che è necessario “garantire a qualunque persona diversamente abile il diritto a nutrizione e idratazione”.
La storia di Eluana mi pare si presti bene, anzi mi parrebbe perfino doveroso, ad essere portata sullo schermo, così come accade talvolta ad alcune vicende emblematiche della vita.
Il primo regista che mi viene in mente, al quale affiderei questa sceneggiatura già ricca di spunti, è senza dubbio il messicano Alejandro González Iñárritu (21 Grammi, Babel) quasi ossessionato dalle coincidenze del destino e dalle storie parallele, tessitore di trame ad incastro perfetto in cui viene intessuta un’umanità sola e sofferente.
Poiché la vita di Eluana andrebbe raccontata almeno da tre punti di vista (prima dell’incidente, i lunghi anni di stato vegetativo, la morte – al momento ancora soltanto annunciata) Iñárritu potrebbe costruire un racconto in cui questa unica donna viene scissa in tre momenti diversi, che nel suo stile ovviamente si interscambierebbero, anticipando accadimenti futuri, posticipando quelli già avvenuti.
Ecco allora che mi sembra di vedere, in una trasposizione passato-presente-futuro la sequenza in cui Eluana, dal mondo cosiddetto migliore, osserva se stessa inchiodata in un letto, intubata, immobile, priva di vera vita, di tutto quello che noi insomma generalmente consideriamo tale.
Ed impotente assiste al suo calvario, a quell’accanimento che la fa sopravvivere meccanicamente e che è costretta a subire.
Mi chiedo se Iñárritu interpreterebbe la lunga fase di pseudo vita di Eluana attribuendole comunque qualche facoltà cerebrale e in qualche modo ci farebbe quindi pervenire attraverso le immagini le sensazioni di questa donna. O se si limiterebbe a renderla viva in realtà solo dopo morta, proponendola appunto mentre si rivede in quella dolente condizione, contesa dalle opinioni, dai partiti, dai pensatori che ignorando totalmente quanto in quel momento scorra dentro di lei, la costringono a sostenere una condizione divenuta insopportabile.
E non sanno, ora che finalmente l’hanno lasciata andare, quanta più serenità e dignità abbia incontrato in una sì dolorosa, ma inevitabile, dovuta libertà.
5 commenti presenti
Ciao Nicoletta, lo ha visto “The milion dollar baby?”
Scritto da Tyler il 18 Dic 2008
@ Tyler
No, conosco più o meno la trama ma l’ho volutamente perduto, rischio commozione troppo elevato; necessario dosare visioni troppo coinvolgenti. (per dirle, pensi un po’, ho apprezzato di recente un film francese dal titolo… “Lezioni di felicità”!!!!).
La box poi mi fa orrore (sono come Billy Elliot, meglio la danza!) anche se in quanto sua estimatrice, ho visto Cinderella Man con Russell Crowe e naturalmente…Rocky, fermandomi ai primi però!
Se la domanda sottolinea un ipotetico “déjà vu”, questa immaginata trasposizione cinematografica non intendeva costituire uno “scoop”; direi che si è trattato soltanto di un’istintiva associazione di idee tra una triste storia ed un regista indiscutibilmente dotato e sensibile, visti i precedenti, nel raccontarla in quel modo sfaccettato che ho sommariamente descritto Forse è stato proprio il titolo di un suo film, 21 Grammi, a darmi lo spunto: quei 21 grammi che si dice il corpo perda al momento della morte, forse il peso dell’anima. Ecco mi sono chiesta se Eluana quei 21 grammi li abbia ancora o se potrebbero essersi già involati ed impressi in un fotogramma di Inarritu.
Scritto da Nicoletta Salata il 18 Dic 2008
no no, non era per sottolineare un deja vu, ne facessero 100 di film per sensibilizzare o far almeno pensare le persone 😉
cmq è un film molto carino, con il finale straziante chiaramente, ma Eastwood credo che sia riuscito ad arrivare a tutti.
Scritto da Tyler il 18 Dic 2008
@ Tyler
Su Clint nulla da dire, da Leone, Callaghan, Alcatraz ai Ponti di Madison County (qui lacrime a volontà!) l’uomo, sia attore che regista, è indiscutibilmente sopraffino.
Facciamo così Tyler, io noleggio il Dvd di Million Dollar Baby, lei mi fornisce una confezione di fazzoletti! ok?
Grazie per la riflessione sulla necessità di sensibiizzare le persone. Sottintende la sua convinzione che ve siano un certo numero in grado di recepire; è una tra le mie speranze. Un ideale che evidentemente ci accomuna.
Scritto da Nicoletta Salata il 18 Dic 2008
sì, i mezzi comunicativi pare siano solo il cinema e la tv, ma ci sono speranze 😛
Scritto da Tyler il 18 Dic 2008