DECRETO BERSANI, SVUOTATO DI EFFICACIA
2 Dicembre 2010di Gianluigi De Marchi
Fatta la legge, trovato l’inganno; è il ritornello abituale di coloro che, sconfortati, vedono svanire nel nulla provvedimenti importanti di tutela dei cittadini.
Parliamo di una delle “lenzuolate” di Bersani, quella che dal 2007 impone alle compagnie di assicurazione di attribuire ai figli (purché conviventi) di persone assicurate la stessa categoria di merito per le polizze auto. Un provvedimento chiaro ed indiscutibile: se il signor Rino Moto, meccanico di Biella, è in classe prima perché, dopo 30 anni di guida, non ha mai avuto un incidente, suo figlio, quando acquista e s’intesta un’auto, ha diritto di partire dalla stessa c lasse anziché dalla quattordicesima come avveniva in precedenza. Ottima idea, in tempi di crisi il risparmio è enorme per una famiglia; e se il figlio, come è possibile, guida come il padre, nulla da dire (naturalmente al primo incidente scatta il “malus”, ma è ovvio).
Cosa hanno architettato le compagnie?
Un meccanismo perverso ma legale (almeno finché sarà tollerato…). Al secondo o terzo anno, rivedono le tariffe e, nel caso in cui il titolare dell’auto abbia un’età “incompatibile” con la classe di merito, aumentano il premio del 30-40%! Quindi, per capirci, se la tariffa prevedeva 1.000 euro, si pagheranno 1.300 o 1.400 euro anche nel caso in cui il giovane fino a quel momento non aveva provocato neppure un graffioad altre auto…
Per gli assicurati, un danno ed una beffa.
Il danno è rappresentato dall’enorme aggravio di costo per l’assicurazione dell’auto, la beffa è rappresentata dal fatto che il decreto Bersani è svuotato di contenuto con un semplice provvedimento “amministrativo” che cambia le regole durante il gioco.
Casualmente, tutte le compagnie si comportano nello stesso modo, ed a nessuna delle autorità di sorveglianza (ANIA ed Autorità per la concorrenza) viene in mente di controllare se per caso di tratti di una nuova, inaccettabile, forma di “cartello” ai danni degli utenti.