NONSOLOSOLDI. Ecco chi pagherà il conto del dissesto finanziario
1 Ottobre 2008di Gianluigi De Marchi per www.dituttounblog.com
Ormai è chiaro a tutti: il conto del dissesto finanziario (nato negli USA ma diffuso in tutto il mondo tramite il sistema bancario) lo pagheremo tutti noi.
Con o senza il “piano Paulson” da 700 miliardi di dollari, la “bolletta” da pagare sarà a carico dei risparmiatori di tutto il mondo che, senza volerlo e senza saperlo, hanno acquistato obbligazioni, CDS, CDO e le tante altre sigle della finanza “creativa”.
Pagheranno il conto, in prima persona, i sottoscrittori di titoli emessi da banche coinvolte in queste operazioni ad altissimo rischio, attraverso la perdita integrale (se azionista) o parziale (se obbligazionista) del suo capitale. E fin qui, nulla da eccepire, è logico.
Ma pagheranno il conto anche gli assicurati di tante compagnie mondiali che hanno sottoscritto, fiduciosamente, una polizza index linked o unit linked con la “garanzia” che, trattandosi di una polizza, il capitale era al sicuro. E invece il capitale era a rischio, perché la “garanzia” non era offerta dalla compagnia, ma da un’obbligazione bancaria, con ciò stesso snaturando l’attività stessa di chi, istituzionalmente, dovrebbe essere finalizzata ad assicurare, non a trasferire il rischio ad altri!
Pagheranno il conto i sottoscrittori di fondi comuni obbligazionari (e addirittura anche qualcuno che ha tranquilli fondi monetari), nei cui portafogli sono stati spalmati titoli ad alto rischio scaricati da banche ed intermediari desiderosi di trovare liquidità per aprire altre operazioni speculative.
Pagheranno il conto i risparmiatori che, non fidandosi più dell’investimento in titoli bancari, si sono rivolti altrove, perché anche le aziende produttive (e qui sta un punto delicatissimo di snodo tra mondo della finanza e mondo dell’economia) avranno difficoltà ad operare, tra restrizione di crediti (se ne sentono già i primi effetti) e rialzi del costo del denaro (l’Euribor è schizzato oltre il 5%).
Pagheranno il conto anche i risparmiatori più tranquilli, le “formichine” che, magari scottate da fondi comuni, polizze fantasiose, bond argentini ed altre diavolerie simili, sono tornati scornati ai cari, vecchi BTP e CCT, perché gli effetti sull’economia della bolla finanziaria non mancheranno e comporteranno aumenti dei deficit statali, riduzione del PIL, calo del tenore di vita.
L’elenco dei chiamati al maxisalvataggio è enorme, ma per ora non comprende una categoria, piccola ma significativa: amministratori e dirigenti delle banche, degli intermediari, degli hedge funds e di tutti gli altri “protagonisti” della finanza che hanno creato, alimentato, sostenuto la gigantesca operazione di “illusionismo planetario”. I vari CEO, AD, direttori finanziari, direttori marketing e così via sono serafici ai loro posti di comando; i pochi che non ci sono più sono usciti con liquidazioni faraoniche lasciandosi le macerie dietro le spalle.
Possibile che questi signori il conto non debbano pagarlo, neppure in parte?