E adesso censurate anche questo
28 Aprile 2009di Sergio Fornasini per dituttounblog.com
Sicuri che siamo in uno stato democratico? Ma proprio proprio?
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di Sergio Fornasini per dituttounblog.com
Sicuri che siamo in uno stato democratico? Ma proprio proprio?
10 commenti presenti
Ma non bisogna confondere la nozione di “Stato democratico” con la nozione dello “stato d’informazione”, che soggiace a direzioni di responsabilità, interpretabili a seconda dell’animo, della cultura, della statura di chi le assume.
C’è la psicosi della censura imposta dall’Imperatore; ma poi si scopre che è lo zelo degli individui, più realisti del Re.
Scritto da Fabrizio Spinella il 28 Apr 2009
Spinella, ne convengo: è più corretto chiedersi in quale tipo di informazione siamo quotidianamente immersi. Anche se personalmente permangono in me forti dubbi che uno stato dominato da una informazione approssimativa possa definirsi pienamente democratico: quello che lei chiama zelo io lo chiamo cieco appecoronamento, scusi il termine. Ovviamente non rivolto a lei che sa discernere, ha dei brutti compagni di viaggio però
Scritto da Sergio Fornasini il 28 Apr 2009
Secondo me vanno pienamente confrontati e messi in relazione strettissima, lo stato dell’informazione influisce sullo stato della democrazia e viceversa.
A cosa serve altrimenti questa cavolo di informazione?
Scritto da Sunny il 28 Apr 2009
“Dichiarazione di indipendenza della rete e del giornalismo libero” mi suona comunque, a prescindere, una frase tendenzialmente pericolosa.
Non riferisco nelle mie seguenti parole al caso specifico né voglio entrare nel merito, però mi viene da dire che non sia democratica neppure certa informazione approssimativa che si trova in rete.
Scritto da Federica il 28 Apr 2009
Mi pare che ci sia un po’ di confusione: l’informazione (chiamiamolo giornalismo, così non sbagliamo: ovvero, notizia più interpretazione) non è “democratica”, perché è espressione di un “gruppo di pressione”, comunque lo si intenda. Certo, l’informazione influisce nella formazione della opinione pubblica, quindi agisce sui meccanismi politici. Così facendo, nella società contemporanea l’informazione è un epifenomeno della politica: da qui le sue contraddizioni, le sue approssimazioni, le sue faziosità, eccetera, perché la politica da arte di governo si è via via trasformata in “arte di possesso”, e il giornalismo che le tiene bordone non può che somigliarle. Ma è un discorso troppo complicato, nel quale si perdono anche gli operatori della informazione, tesi come sono a giustificare la loro indipendenza sempre soggetta a un contratto (o a un cedolno dello stipendio).
Scritto da Fabrizio Spinella il 28 Apr 2009
Ha ragione Spinella: parlare di giornalismo democratico e di sociologia della comunicazione porta a discorsi macchinosi. Tuttavia mi sembra chiaro il senso di fondo appartenente a ciò che ho esposto.
Saluti
Scritto da Federica il 28 Apr 2009
Quattro sono le condizioni minime (necessarie, ma non sufficienti) per poter definire uno stato democratico: elezioni libere, ricorrenti, corrette; suffragio universale; pluralismo partitico; pluralismo dell’informazione. L’informazione dunque è una di queste, a patto di offrire fonti diverse e fra loro alternative. Mentre l’indipendenza dei giornalisti è un mito (ma anche un’ideale a cui tendere e da tenere sempre alto, affinché anche la situazione reale lo sia), la democrazia preferisce combattere una cattiva informazione con il pluralismo e una forte deontologia professionale. Vuoi per il conflitto d’interessi, vuoi per la mancanza di editori puri, vuoi per un certo eccesso dei giornalisti a cedere alle lusinghe del potere, queste due condizioni in Italia non godono certo di buona salute.
Scritto da Giorgio il 28 Apr 2009
Questo post sta raccogliendo interventi molto interessanti sulla democrazia e l’informazione, complimenti ai commentatori.
Quello che mi domandavo è se qualcuno l’ha visto il video allegato. Secondo quanto raccontato dalla persona intervistata e con la censura del primo filmato su Youtube ne esce fuori un quadro raccapricciante. Ovvero ci si può esprimere liberamente solo via Internet. Quasi, almeno fino a quando non si viene censurati anche qui.
Scritto da giulio contini il 29 Apr 2009
A proposito di censure e di canali non ufficiali, mi stavo domandando che fine abbia fatto la storia delle mille e più vittime del sisma.
Qualcuno ha notizie in proposito?
Sapete: ho chiesto a dei vigili del fuoco volontari della mia zona che si sono recati in Abruzzo a dare una mano per una decina di giorni, e poco è mancato che mi ridessero in faccia quando ho raccontato loro di alcuni blogger che sostengono che sotto le macerie ci siano ancora oltre 700 cadaveri.
Saluti
Scritto da Dean Keaton il 29 Apr 2009