Famiglia Cristiana all’attacco: “Scarsissimi i risultati del governo”
1 Ottobre 2009Dopo le critiche di ieri allo scudo fiscale, Famiglia Cristiana riparte all’attacco del Governo con un secondo editoriale che boccia i provvedimenti degli ultimi mesi, affermando che sono stati “varati in fretta e furia sull’onda dell’emotività, di difficile applicazione e con scarsissimi risultati”.
da rainews24.it
Dopo le critiche di ieri allo scudo fiscale, Famiglia Cristiana riparte all’attacco del Governo con un secondo editoriale che boccia i provvedimenti degli ultimi mesi, affermando che sono stati “varati in fretta e furia sull’onda dell’emotività, di difficile applicazione e con scarsissimi risultati”.
“Valeva la pena spaccare il Paese, alimentare la paura ad arte, aizzare gli animi per un briciolo di consenso in più?” si chiede il settimanale dopo aver rilevato che le ronde non piacciono ai sindaci e dunque in realtà non vengono promosse. Anche altri provvedimenti, scrive Famiglia Cristiana, “hanno creato più problemi di quelli che pensavano di risolvere, oltre a creare tensioni tra mondo politico e magistratura, che ha già sollevato eccezioni di costituzionalità sul reato di clandestinità o aperto indagini sui respingimenti”.
Pure sulla regolarizzazione di badanti e colf, “più subita che voluta dalla stessa maggioranza”, per il giornale dei paolini, “gravano improvvisazione, confusione e requisiti troppo rigidi” che l’hanno trasformata in “un’altra occasione sprecata, che lascerà una vasta area di sommerso e irregolarità”.
“Stendiamo un pietoso velo – continua l’articolo-requisitoria – sulla tanto strombazzata social card, l’elemosina di Stato che ha convinto ben pochi italiani, visto che ne usufruiscono solo 600mila persone contro gli oltre un milione e trecentomila stimati”. E mentre parte il concorso della Sisal ‘Vinci per la vita’, il tanto atteso quoziente familiare “per bocca degli stessi esponenti del Governo, è destinato per ora a rimanere un sogno”.
“Possiamo affidare il futuro del Paese all’improvvisazione o alla sorte?”, domanda Famiglia Cristiana che conclude: “Abbiamo davvero bisogno del ‘partito del buonsenso”.
3 commenti presenti
Famiglia Cristiana, lobby di quale prelato messo in quarantena dall’attuale pontificato? Perché la rivista non rinuncia al contributo statale per l’editoria? Come mai molte parrocchie italiane si rifiutano di venderla nelle chiese e hanno disdetto gli abbonamenti? Il mal di pancia è forse dettato dal deficit di bilancio delle edizioni?
Scritto da fabrizio spinella il 1 Ott 2009
Risfogliando La Stampa del primo di ottobre, vien da ragionare sulla straordinaria vocazione di un giornale edito dalla prima impresa capitalistica d’Italia a fare da amplificatore alle tesi di una parte della sinistra, senza curarsi delle antitesi.
1) Giulietto Chiesa, notoriamente revanscista del comunismo (rimpiange Baffone e Breznev, tanto lui a Mosca era tra i corrispondenti tutelato dal KGB e ne propalava le menzogne per solidarietà ideologica), commenta una notizia tratta da un libro di autori russi secondo la quale Chirac e Kohl (evviva!) finanziarono Eltsin per consentirgli di pagare gli stipendi agli impiegati pubblici compresi i militari, e così di restare al potere e rafforzarsi alle elezioni successive. Per Giulietto degli spiriti, i soldi stranieri avrebbero posto “le basi per una rielezione truffaldina che fu poi celebrata da tutti i media occidentali come il segno che la Russia era uscita finalmente dai secoli bui ed entrata nell’Occidente a vele spiegate”. Lui, il Giulietto, quando era corrispondente de La Stampa da Mosca (grazie ad Agnelli che ha sempre usato i comunisti come taxi per i propri affari nei Paesi dell’Est sovietico), usando il plurale maiestatis per modestia, dice che questo scenario della Russia contemporanea poté “soltanto in parte intravedere”. Evidentemente, Eltsin “il truffaldino” non lo convocò per renderlo edotto, come faceva l’addetto stampa del KGB.
2) La Stampa edita dalla famiglia Agnelli-Elkann apre la pagina culturale con l’estratto di un pamphlet (con decalogo finale) di un docente universitario di diritto costituzionale, Michele Ainis, evidentemente scordandosi che alcune tesi del libro contrastano con la tradizione degli Agnelli. Sicché un lettore spiritoso può pensare che il 4 punto del decalogo intitolato “Annullare i privilegi della nascita” sia una critica diretta a John Elkann nipote successore di Gianni Agnelli. Ecco il testo: “Per superare le strettoie del nepotismo, per neutralizzare almeno in parte i privilegi della nascita, servono da un lato le imposte di successione; dall’altro lato, una penalità per chi concorra ad ottenere la stessa posizione che hanno già raggiunto i propri genitori” (o il nonno, nel nostro caso).
3) Angelo D’Orsi, nello stesso numero de La Stampa, commemora il giurista torinese Galante Garrone (della sinistra del Partito d’Azione, i cui membri erano i più presuntuosi e i più inconcludenti tra gli antifascisti) nel centenario della nascita, ricordando quando da magistrato aiutò con un escamotage procedurale Leone Ginzburg a restare per qualche breve tempo in libertà nonostante la condanna del Tribunale Speciale.
Dov’è la mia critica? Che in tutte le rievocazioni dell’antifascismo torinese si esaltino sempre i meriti dei santoni dell’azionismo di sinistra, che si dissolse poi nel PCI, senza ricordare gli antifascisti liberali come Manlio Brosio, il grande statista che da avvocato ebbe il coraggio di assumere la difesa del suo amico ebreo Leone Ginzburg nelle aule dei tribunali, e che ebbe vita meno facile sotto il Fascismo di quella del Galante Garrone, di Bobbio (il cui cedimento alla petizione al Duce è nota) e di altri.
Che su La Stampa, edita dagli eredi di quell’Agnelli che finanziò i progetti anticomunisti del liberale Edgardo Sogno Medagli d’Oro della Resistenza, parlando dell’antifascismo torinese e di Leone Ginzburg il D’Orsi non citi nemmeno tra parentesi il nome di Manlio Brosio, spiega molto sulla natura della intellettualità souteneuse del capitalismo foraggiato dallo Stato.
Scritto da fabrizio spinella il 2 Ott 2009
Saranno i cittadini a giudicare l’operato del governo e spero che don Sciortino accetterà il verdetto delle urne serenamente (se non si calma a questo prima o poi gli prende un colpo).
Scritto da asdrubale il 2 Ott 2009