Feltri lo ammette: quella su Boffo era una bufala
5 Dicembre 2009A tre mesi esatti dal caso Boffo il direttore de Il Giornale Vittorio Feltri fa mea culpa e ritorna sui suoi passi, elargendo perfino parole di ammirazione per l’oramai ex direttore del quotidiano della Cei: “Dino Boffo non risulta implicato in vicende omosessuali tantomeno si parla di omosessuale attenzionato – scrive Feltri chiudendo una lettera di risposta ad una lettrice che gli chiede un parere sulla vicenda a distanza di tre mesi – Questa è la verità. Oggi Boffo sarebbe ancora al vertice di Avvenire. Inoltre Boffo ha saputo aspettare, nonostante tutto quello che è stato detto e scritto, tenendo un atteggiamento sobrio e dignitoso che non può che suscitare ammirazione”. Insomma il direttore del quotidiano della famiglia Berlusconi, da poco insediatosi, non avrebbe per nulla messo a punto una campagna per difendere il Cavaliere dalle critiche sulle vicende private che gli venivano mosse anche dai vescovi e dal loro giornale di riferimento.
Le aperture in prima pagina e pezzi dal titolo “Boffo, l’assistente di volo e la ragazza molestata” o “Il supercensore condannato per molestie” , quindi, non avrebbero per nulla contribuito ad accendere uno scandalo, sarebbero state le altre testate, invece, ad enfatizzare una notizia, che, peraltro, come lo stesso Feltri ammette oggi, non era altro che una bufala. “Quando abbiamo pubblicato la notizia eravamo consapevoli che non sarebbe passata inosservata”, ammette Feltri, spiegando poi come sarebbero stati gli altri ad ingigantire la vicenda: “All’epoca giudicammo interessante il caso per cercare di dimostrare che tutti noi faremmo meglio a non speculare sul privato degli altri, perché anche il nostro, se scandagliato, non risulta mai perfetto. Poteva finire qui. Invece l’indomani è scoppiato un pandemonio perché i giornali e le televisioni si scatenarono sollevando un polverone ingiustificato. La «cosa» da piccola è così diventata grande”. Per Feltri, insomma, solo qualche minima responsabilità del Giornale. Anzi, per il direttore, proprio Boffo avrebbe potuto far emergere la verità subito, prima che la situazione degenerasse fino alle sue dimissioni: per Feltri la vicenda “sarebbe rimasta piccina se Boffo, nel mezzo delle polemiche, invece di segretare il fascicolo, lo avesse reso pubblico, consentendo di verificare attraverso le carte che si trattava di una bagattella e non di uno scandalo”.
Ma non finisce qui. C’è un altro aspetto su cui far leva. Come cedere alla tentazione di una notizia interessante quando ti viene servita su un piatto d’argento? “Personalmente non mi sarei occupato di Dino Boffo, giornalista prestigioso e apprezzato, se non mi fosse stata consegnata da un informatore attendibile, direi insospettabile, la fotocopia del casellario giudiziale che recava la condanna del direttore a una contravvenzione per molestie telefoniche. Insieme, un secondo documento (una nota) che riassumeva le motivazioni della condanna. La ricostruzione dei fatti descritti nella nota, oggi posso dire, non corrisponde al contenuto degli atti processuali”. Gli altri giornali, l’informatore, Boffo che non spiega. Ma verificare le notizie, no?
Un commento presente
verificare? non va più di moda…
Scritto da francesco b. il 6 Dic 2009