FONDI CON CEDOLA: SPECCHIETTO PER LE ALLODOLE
8 Settembre 2017di Gianluigi De Marchi
Nel corso del 2016 è stata la categoria di fondi comuni più venduta: parliamo dei fondi “con cedola” che hanno raccolto la bellezza di oltre 21 miliardi di euro sui circa 34 miliardi totale (62%).
In prima fila nella classifica delle società più attive in questo segmento di mercato troviamo Eurizon (5 miliardi ripartiti su 10 fondi), Gestielle (oltre 2,5 miliardi con tre fondi), Ubi Pramerica (1,8 miliardi su 3 fondi).
I fondi “con cedola” hanno caratteristiche particolari che sembrano attrarre gli investitori.
La prima è che distribuiscono annualmente una “cedola” d’importo paragonabile a quello dei titoli di Stato.
La seconda è che hanno una durata predeterminata (in genere 5-7 anni), dando così la sensazione che, avendo una scadenza, ci sia un rimborso finale certo.
La realtà è ben diversa da quella immaginata (e purtroppo alimentata da pubblicità opaca e da venditori che prospettano solo le caratteristiche “positive” occultando abilmente quelle negative).
La realtà infatti è che la “cedola” on è la distribuzione di un interesse prefissato come avviene per i titoli di Stato), né la distribuzione di un utile derivante dalla gestione come avviene per i normali fondi a distribuzione dei proventi), ma è semplicemente un pagamento periodico svincolato dai risultati. Se questi sono positivi, bene, se sono negativi o anche solo inferiori a quanto prospettato nella fase di vendita, si decurta il capitale con buona pace per la “sicurezza” dell’investimento. Se si promette il 3% annuo e la gestione del fondo raggiunge l’1%, il sottoscrittore subisce una decurtazione e del 2% del capitale. E così alla scadenza è possibile (soprattutto in una fase come l’attuale in cui i rendimenti sono bassissimi) che sia rimborsato un capitale inferiore a quello versato!
L’evento non è del tutto improbabile anche perché le commissioni di gestione e quelle di sottoscrizione sono particolarmente elevate (si oscilla intorno al 3-5%).
Non va poi sottovalutato il fatto che, se si volesse uscire dal fondo prima della scadenza contrattuale, si devono pagare altre pesanti commissioni di uscita, che decurtano ulteriormente il capitale.
Insomma, una specie di “camicia di forza” che, a fronte di un beneficio (più apparente che reale, come visto) presenta tanti risvolti negativi che procureranno amare delusioni tra i tanti sottoscrittori.
Consiglio per i risparmiatori: alla larga dai fondi “a cedola” che nulla hanno in comune con un tranquillo e sicuro investimento a reddito fisso con scadenza predeterminata e rimborso integrale del capitale…