Fréderic Filloux: “Ridefinire il giornalismo”. (It’s possible?)
17 Novembre 2008di Nicoletta Salata per dituttounblog.com
Riprendo alcune affermazioni da un intervento di Frédéric Filloux (uno dei più noti giornalisti francesi) tratto dal sito Mondaynote.com.
“Di fronte a un contesto così agitato – tante piattaforme e un’ offerta potenzialmente illimitata di attori in campo – come dobbiamo aggiornare la definizione di giornalismo? Dove cominciano il mestiere e il lavoro? E dove finiscono? (…) Questo è il momento, più che mai, di rivisitare nozioni come la cronaca o il trattamento delle notizie. E questo ripensamento non può essere centrato intorno al corporativismo di ieri o a definizioni giuridiche. Ma deve essere basato sui tre concetti seguenti:
– etica
– pratiche
– training
Etica
Nel 2001, stavamo per lanciare l’ edizione francese di 20Minutes. La “professione” – in Francia un simpatico miscuglio di manager e sindacati preoccupati entrambi soprattutto della conservazione dello status quo – ci mandò un messaggio chiaro e forte. Il nostro quotidiano gratuito era un Ufo non benvenuto nell’ arena francese dei media. Come risultato, non era assolutamente ovvio che il nostro team di giovani cronisti e redattori sarebbe stato garantito dalla famosa “Carte de Presse” che, in Francia, separa i professionisti dagli “amatori” che sgomitano. (…) Integrammo la dichiarazione francese dei diritti dei giornalisti con le “carte” interne di alcune testate come The New York Times Policy on Ethics in Journalism. Aggiungemmo alcuni elementi dalla nostra esperienza come il divieto a chiunque di seguire qualsiasi organizzazione con cui il giornalista avesse rapporti. (…) Il documento fu allegato al contratto di lavoro e provvedemmo a definire tutte le violazioni che avrebbero potuto intaccarlo. (…) L’ etica e i principi rappresentano i primi elementi nella determinazione di cosa è giornalismo e cosa non lo è. (…) E si applica anche ai cosiddetti “professionisti” che mostrano la Carte de Presse come testimonianza della loro capacità e della loro etica professionale ma che in realtà sono dei portavoce di marchi commerciali.
Pratiche
Le buone pratiche nel giornalismo girano attorno a nozioni come completezza, correttezza, attenzione verso il contraddittorio e un approccio equilibrato. Una buona definizione potrebbe essere quella “migliore versione possibile della verità” di Bob Woodward, a cui si potrebbe aggiungere: “con i mezzi e gli strumenti disponibili nel momento in cui si scriveva quell’ articolo”. Questa ultima sfumatura è importante perché spesso la fretta riduce la qualità. Che influisce sulla cronaca (raccolta e scrittura) tanto quanto sull’ analisi. Venti anni fa, le migliori pratiche giornalistiche potevano essere trovate facilmente nelle redazioni delle testate famose. Ora possono stare dovunque. Prendiamo i blog. (…) Attualmente alcuni siti di informazione “pure player” stanno diventando molto bravi nello sfruttare il potere intellettuale della blogosfera (per esempio, Politico’s Arena, The HuffingtonPost nel campo politico o anche The Guardian nel settore economico). E’ la Legge della Necessità: i pure players non possono permettersi di avere in casa degli specialisti in tutti i campi e quindi li scovano in Internet. E molto spesso tutto questo funziona. (…)
Training
(…) La professione giornalistica dovrebbe considerare due principali tendenze:
– il cambiamento della percezione degli aspiranti giornalisti
– lo sviluppo di una formazione permanente lungo la carriera di ciascuno
Le scuole di giornalismo dovrebbero cancellare – o almeno ridimensionare – l’ idea che c’ è un’ unica “via regale” al giornalismo, che si scriva per Le Monde o per il Guardian. Questa invidiabile ambizione si sta riducendo sempre più drammaticamente visto che le testate finirebbero per pagarla sempre più cara. Triste ma vero, rifiutarsi di affrontare questo non aiuterà. Quindi, è ingannevole conservare l’ idea che un giornalismo di alto profilo sulle questioni internazionali o politiche sia l’ unico nobile obbiettivo (o via d’ uscita) per una carriera giornalistica. In altre parole, dovremo smetterla di produrre legioni di giornalisti amaramente disillusi. Ma ci sono ampie opportunità quando l’ industria delle notizie emigra sulle piattaforme digitali e diventa molto più tecnologica di prima. Certo, è ovvio, il primo scopo di uno studente di giornalismo rimarrà quello di impadronirsi delle capacità di base del mestiere: scrivere, indagare, gestire le fonti e sviluppare una agilità mentale per impadronirsi velocemente di problemi nuovi e complessi.
Ma non è abbastanza: oggi, il giovane giornalista deve diventare abile nei sistemi con cui i motori di ricerca raggiungono gli articoli. (…) E lo stesso vale per il “confezionamento” delle notizie. I lettori giovani sono notoriamente più inclini verso materiali confezionati con grafica o video piuttosto che verso le colonne di piombo. I giornalisti devono essere capaci di dare le notizie in una maniera multidimensionale. (…)
Un secondo passaggio è il training permanente – qualcosa che nelle testate giornalistiche non si riesce a far bene. I giornalisti devono essere più adattabili di prima. E’ un clichè ma è vero: il ritmo del cambiamento sta accelerando e le redazioni non riescono a seguirlo. In molte di loro il livello di ignoranza fra i giornalisti di una certa età è allarmante. (…) Come sempre la responsabilità appartiene al top management, un gruppo che notoriamente è molto resistente ai cambiamenti.
Siamo proprio all’ inizio di una grande fase di evoluzione nel giornalismo. Gran parte della vecchia dimensione romantica sta svanendo. Ma l’ eccitazione rimane: nuove piattaforme per nuove audience stanno emergendo. Esse richiedono ancora le qualità di base di questo mestiere. Ma nello stesso tempo, nuovi strumenti richiedono nuove capacità, che devono essere apprese, non ignorate o disprezzate.
Frédéric Filloux, ex redattore capo di Libération, attualmente direttore della Divisione internazionale del gruppo editoriale norvegese Schibsted. Nel 2002 ha lanciato il quotidiano gratuito 20 Minutes, diventato il giornale più letto in Francia con 2,5 milioni di lettori (la versione online registra circa 200.000 visitatori al giorno). Vive a Parigi.
L’articolo integrale in italiano si trova qui