Giornali, è arrivato il grande crack
9 Marzo 2009EDITORIA Crolla la pubblicità. Stipendi tagliati, pronte le richieste di stato di crisi. Allarme Inpgi
di Bruno Perini da www.ilmanifesto.it
Rizzoli-Corriere, Sole, Espresso-Repubblica, Stampa: non si salva nessuno
Nessuno vuole fare il primo passo verso la dichiarazione dello stato di crisi. E tanto meno c’è chi ha voglia di diffondere le orrende cifre cifre di vendita e di fatturato pubblicitario. Ma la crisi che incombe sui grandi gruppi editoriali italiani è ormai uno spettro che si aggira per i consigli d’amministrazione di Rcs e Sole 24 ore, Mondadori e gruppo Espresso, Stampa e Giornale, Libero e gruppo Riffeser, Messaggero e gruppo Mediaset. È come una bomba a orologeria che potrebbe scoppiare da un momento all’altro. Nessuno ne è esente, nessuno può gioire dei guai del concorrente. Ci sono pesi diversi ma la miccia ormai è accesa e a quanto sembra la deflagrazione non toccherà, come sta avvenendo in queste ore con l’Unità, soltanto i medi e piccoli giornali di sinistra ma tutta la grande stampa.
Il male oscuro riguarda soprattutto la pubblicità ma ad incidere sulla crisi c’è il prima fila Internet, ormai concorrente della carta stampata, e poi il crollo del marketing che si reggeva sui prodotti collaterali come libri, cd, dvd e altro. Le imprese italiane o rinunciano a spendere quattrini in pubblicità o quando va bene decidono mese per mese se acquistare spazi pubblicitari, non consentendo così ai gruppi editoriali di programmare costi e investimenti e di fare budget di medio periodo. D’altronde basta guardare le cifre diffuse ieri da Prima online, il sito internet del mensile Prima Comunicazione, per capire in quale guaio si trovino i giornali. Sono cifre impressionanti che parlano da sole.
Nel mese di gennaio 2009 c’è stata una pesante flessione del fatturato pubblicitario sulla stampa che ha registrato rispetto allo stesso mese del 2008 una discesa del 25%. È quanto emerge dai dati dell’Osservatorio stampa Fcp-Federazione concessionarie di pubblicità sull’andamento del mercato pubblicitario di quotidiani e periodici a gennaio scorso. I quotidiani in generale hanno registrato una diminuzione di fatturato del -25% ed una diminuzione degli spazi del -15%. I quotidiani a pagamento hanno registrato un andamento uguale a quello dei quotidiani in generale mentre i quotidiani Free Press hanno segnato andamenti in calo a fatturato (-28%) e a spazio (-18%). I periodici in generale hanno registrato un fatturato in diminuzione rispetto allo stesso mese del 2008 del 26% ed un calo degli spazi (-19%). I settimanali hanno ottenuto delle variazioni negative sia a fatturato (-32%) sia a spazio (-22 %). Per i mensili si registra una diminuzione di fatturato del 22% e un calo degli spazi del 17%. Le «altre periodicità» hanno riportato una flessione sia del fatturato (-13%) che dello spazio (- 15%). Il guaio è che secondo gli esperti, come per la crisi economica e finanziaria che sta devastando il pianeta, siamo soltanto all’inizio. Con queste cifre lo stato di crisi è lo sbocco naturale ma questo è soltanto il quadro aggregato. Se dai dati aggregati si passa ai singoli gruppi il crollo è ancora più pesante. Non ci sono ancora dati ufficiali ma i rumors parlano di crolli di fatturato pubblicitario per Rcs e Mondadori che si aggirano sul 60%. Un po’ meno peggio per il gruppo Espresso che avrebbe lasciato sul campo il 35%. Un po’ meglio per il gruppo Il Sole 24 ore che gode dell’alto numero di abbonati e che comunque registrerebbe un calo del fatturato complessivo superiore al 20%. Ci sono anche alcune eccezioni: l’agenzia Radiocor, controllata dal Sole 24 ore, ha registrato ad esempio un aumento dei ricavi superiore al 20% ma per il resto la situazione è davvero drammatica.
Nessuno vuole esporsi senza che lo facciano anche gli altri. In via Solferino, ad esempio, si attendono da un momento all’altro dichiarazioni in merito alla crisi del gruppo Rcs Mediagroup ma per evidenti ragioni di carattere concorrenziale e d’immagine, Rcs, come d’altronde il gruppo Mondadori, non vuole dichiarare lo stato di crisi in solitudine. Con il risultato assai insidioso che se la crisi venisse dichiarata da tutti i gruppi contemporaneamente l’istituto previdenziale dei giornalisti, Inpgi, rischierebbe il collasso. Malgrado la cautela i segni della crisi sono evidenti: i collaboratori si sono visti decurtare i compensi del 25% al Sole 24 ore mentre al gruppo Espresso è già cominciata la trattativa ad personam per le dimissioni incentivate. Una procedura sotterranea che si è messa in moto in tutti i gruppi editoriali e che nelle prossime settimane farà emergere una crisi conclamata dagli esiti del tutto incerti.