Grande è la confusione sotto il cielo, quindi la situazione è eccellente
7 Novembre 2008di Sergio Fornasini
Ed ora parliamo di scuola e di istruzione. Non essendo un autorità in materia ho la licenza di parlarne liberamente, come del resto fanno tutti, politici in primo luogo. Prendo spunto dalle recenti dichiarazioni del premier, mercoledì le agenzie hanno riportato il suo pensiero in materia di università. La Reuters, una delle più autorevoli, riporta testualmente:
RHO-PERO, Milano (Reuters) – Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha detto oggi che il governo intende diminuire privilegi e spese inutili nelle università, ridurre il numero dei corsi e premiare le università che gestiscono in modo intelligente le risorse. “Sull’università vogliamo diminuire privilegi e spese inutili e ridurre il numero dei corsi”, ha detto Berlusconi oggi nel discorso pronunciato all’inaugurazione della Fiera del ciclo e del motociclo a Rho-Pero.
Il premier ha anche garantito che per gli atenei “non ci sono tagli eccessivi”.
“Si tratta di spendere i soldi meglio (…). Vogliamo premiare le università che gestiscono in modo intelligente le risorse”, ha aggiunto Berlusconi. Il premier ha anche detto di voler dare agli studenti la possibilità di “studiare cose utili”.
Il Tempo.it di ieri riporta: “nessun taglio eccessivo ma una lotta ai baronati e agli sprechi” .
Assolutamente condivisibili queste indicazioni: lo sanno tutti, anche chi non frequenta da tempo gli ambienti universitari, che all’interno degli atenei c’è bisogno di cambiamenti. Mi domando soltanto se l’indirizzo del governo sia sempre stato questo, e quali delle norme varate vadano in questa direzione. Oppure, se è intervenuto un cambiamento, in quale misura abbiano influito le forti proteste da tutto il mondo della scuola.
Cerchiamo per ora di sgombrare il campo da falsi problemi: ciò che ha generato la protesta, almeno secondo i maggiori organi di informazione, è il decreto Gelmini. Peccato che la componente più attiva nel dissenso, l’università, non sia particolarmente toccata dalla nuova normativa. O meglio l’unico accenno è contenuto all’art. 7 ed è ristretto alle modalità di accesso alla facoltà di medicina, punto. Il contestato DL non si può nemmeno definire una riforma della scuola, se si toglie l’introduzione dei voti numerici su base decimale ed il condizionamento della promozione al voto in condotta, non vengono sfiorati altri temi legati alla didattica. In realtà mi sembra non ci sia nemmeno il famoso grembiulino: dove accidente l’avranno trovata i media questa norma, ormai entrata nella convinzione comune come la Simona Ventura nella RAI?? A meno che non abbia letto i giornali e le news online sbagliate, il famigerato decreto è stato descritto come l’origine di tutte le contestazioni. Peccato che basti leggerlo per apprendere che le cose non sono state raccontate correttamente, ecco il link al testo integrale.
Un solo punto molto critico: la reintroduzione del maestro unico nelle elementari. La nuova normativa comporta inevitabilmente un pesante esubero di personale insegnante nella scuola primaria, qualcuno è arrivato a valutarlo in migliaia di posti di lavoro e probabilmente non sbaglia. I numeri sono solo ipotizzabili al momento, non essendo ancora (ovviamente) state emanate dal ministero le norme di attuazione e le circolari conseguenti al decreto. Indubbiamente i tagli saranno pesanti anche limitandoli al blocco del turn-over, in ogni caso saranno i precari ad andarci di mezzo, fuori subito ed addio speranze di passare di ruolo in futuro. Inevitabili le ricadute sull’attività didattica, ridotta dalla carenza di personale.
Le manifestazioni di protesta non erano però organizzate per salvare i maestri elementari, a giudicare da quanto si è visto: pochi striscioni a rivendicare la loro legittima preoccupazione e protesta, quasi tutto centrato sui tagli economici alla scuola in genere, all’università ed alla ricerca. Così alla disinformazione dei media abbiamo aggiunto l’ira degli studenti ed i loro slogan, con occupazione di aule e cortei di protesta, senza che qualcuno ci stesse veramente informando sulle ragioni del contendere, informazione televisiva in primis. Fantastico.
La vera ragione, quella non dichiarata, come sanno anche i mediamente informati risiede nel DL 112/08 convertito il legge 133/08 e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 195 del 21 agosto 2008, la finanziaria estiva di Tremonti. All’articolo 66 notevoli riduzione di personale nell’amministrazione pubblica, in generale ed anche nell’istruzione, con drastici limiti alle assunzioni per il reintegro delle cessazioni per pensionamento. Insomma l’età media dei dipendenti pubblici, oggi prossima ai 50 anni in molte realtà, è inevitabilmente destinata a crescere ulteriormente. Tagli al fondo di finanziamento ordinario delle università per 1.441,5 milioni di Euro in cinque anni, che insieme alla facoltà di trasformazione in fondazioni delle università (art. 16) mettono gli atenei in rotta di privatizzazione.
Ci si potrebbe allora porre il problema di quanto fossero edotti sulla realtà delle cose gli studenti che protestano: secondo il parere di Alberto Giannino (Segretario provinciale di Milano UGL scuola), del quale abbiamo pubblicato una lettera aperta a Silvio Berlusconi sulla scuola e sul decreto Gelmini, rari sono i casi di studenti delle medie superiori che hanno letto il decreto. E credo che abbia tutti i titoli per poterlo affermare, trattandosi di un docente ed in quanto tale a contatto con i ragazzi.
Appare chiaro che le ragioni del contendere non hanno una origine logica e consequenziale. Il DL 112/08 è del 25 giugno, convertito in legge ad agosto. Va bene che tutto è avvenuto in periodo pre vacanziero, ma fino al mese scorso non si erano sentite che poche voci critiche e soprattutto nessuna massiva protesta al riguardo. Poi si è arrivati in vista della manifestazione del 25 ottobre contro il governo, data fissata con mesi di anticipo e direi con strabiliante preveggenza. Il DL Gelmini nel frattempo è stato scritto ed approvato e la figura del ministro e improvvisamente diventata obiettivo della contestazione, una vera manna dal cielo per trovare un punto sul quale esercitare una forte pressione sociale. Non è stata una contestazione monocolore, hanno attivamente partecipato anche studenti di destra alle manifestazioni, anche loro preoccupati per i tagli, gli interessi sul futuro sono comuni. Ma l’impulso principale ha una paternità ben definibile.
A fronte del dilagare della protesta, si cerca di correre ai ripari. Il prossimo passo del ministro dell’Istruzione, sempre per rimanere nel quadro dei tagli da attuare, dovrà riguardare necessariamente l’università. Dopo la contestazione si cerca però di essere più cauti e meno decisionisti, circolano notizie di un disegno di legge che il ministro ha intenzione di presentare sulla materia, gentile concessione al potere legislativo delle dimenticate Camere. Poi invece sorpresa, ieri il Consiglio dei Ministri approva un nuovo decreto legge su proposta della Gelmini, 500 milioni in più per la ricerca a disposizione delle università più virtuose e qualitativamente più valide, borse di studio per gli studenti meritevoli ed il turn-over che passa dal 20% al 50%. Un po’ di quello che auspicava Alberto Giannino nella sua lettera aperta, e credo non solo lui. Un ammorbidimento che non è stato però recepito dalla protesta, era già in programma per oggi una serie di manifestazioni, la scuola di nuovo in piazza a protestare e le cronache riportano notizie di scontri.
Il quadro della situazione non è certo rassicurante, la scuola pubblica si avvia a divenire privatizzata in una componente fondamentale quale l’università. Il finanziamento della ricerca diverrà sempre più ridotto, e stavamo già messi molto male. Il confronto sociale e le contestazioni prendono origine da legittime preoccupazioni sul futuro dell’istruzione ma urlano slogan contro una “riforma” che riforma non è, somiglia più ad una scure in mano a persone che danno l’idea di non avere alcuna perizia nel maneggiarla. Si auspica di tagliare i baronati ma non ho letto una sola riga sulle azioni da perseguire al riguardo, il risultato inevitabile sarà invece il taglio dei precari. I baroni ed il contorno dei loro aggiunti (spesso apparentati) sono titolari di cattedre in qualità di legittimi vincitori di pubblici concorsi, come si può toglierli di mezzo tanto alla svelta non ci è dato sapere. Le esternazioni sull’università saranno mica una battuta come quella sul presidente giovane, bello ed anche abbronzato?
Credo non finirò mai di stupirmi sul come e quanto l’informazione sia distorta e strumentale nel nostro paese, da qualsiasi parte la si guardi. Quanto hanno raccontato i media sulla cosiddetta “riforma” della scuola credo sia l’ennesimo sintomo. Dal dizionario Garzanti della lingua italiana: Informazione: l’informare, l’informarsi, l’essere informato: libertà d’informazione; diritto all’informazione | elemento che consente di avere conoscenza di fatti, situazioni ecc.; notizia, ragguaglio.
E pensare che l’istruzione avrebbe davvero bisogno di essere riformata ed informata, ad iniziare dai programmi didattici della scuola primaria, nella quale dai tempi della Moratti l’evoluzionismo di Darwin è stato messo al bando. In compenso in terza elementare si studia molto la preistoria, la scuola sta sfornando generazioni di bambini che sui dinosauri ne sanno più dei paleontologi. Sono anche in grado di ripetere a memoria brevi frasi in inglese, purtroppo non sono altrettanto preparati sul loro significato e non hanno la più pallida idea di come si scrivono quelle strane parole. Conoscono i nomi dei fiumi italiani solo se abitano a poca distanza da uno di essi, e così via.
5 commenti presenti
mi sembra molto uno sfogo, stavi accumulando eh? 😛
Scritto da Tyler il 7 Nov 2008
ho accumulato parecchio, ho scritto un sacco di robaccia 😀
Scritto da Sergio Fornasini il 7 Nov 2008
Concordo al 95% con l’analisi di Fornasini… col restante 5% non è che mi trovi in disaccordo, è che l’ora è tarda e magari qualcosa su cui non concordo mi è sfuggita. 🙂
Scritto da Zazo il 8 Nov 2008
Caro Sergio,
ecco a lei, appassionato del “cosa dicono di noi”, un articolo de “l’autorevole Economist” sulla situazione dell’Università italiana e la riforma Gelmini.
Qui come l’ha riportata l’Ansa.
http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/daassociare/visualizza_new.html_816977192.html
E l’articolo originale.
http://www.economist.com/world/europe/displaystory.cfm?story_id=12607260
Saluti
Scritto da DeanKeaton il 14 Nov 2008
Caro Dean,
pienamente d’accordo che la nostra università necessita di un cambiamento, le dichiarazioni del premier che ho riportato nel post le ho definite condivisibili e lo confermo.
Il mio articolo voleva essere in primo luogo una denuncia di come l’informazione abbia fatto male il suo mestiere, secondo me, su tutta la vicenda della scuola e del contestato decreto Gelmini, che per il momento non ci ha messo proprio le mani sull’università. Per come il governo applicherà i tagli previsti dalla finanziaria estiva di Tremonti attendo i risultati per giudicare, temo però che ci andranno di mezzo solo i precari anziché i “baroni”
Saluti
Scritto da Sergio Fornasini il 14 Nov 2008