Guerriglia urbana a Roma, decine di migliaia le vittime: tutti gli indignati che manifestavano pacificamente
17 Ottobre 2011Il principale slogan degli indignati recita che loro sono il 99%, combattono contro il misero 1% che detiene soldi e potere. Può anche essere vero. Ieri a Roma sono però stati messi in minoranza da un ancora più modesto uno per mille, rispetto al fiume degli indignati, costituito da teppisti violenti che hanno approfittato di una manifestazione pacifica per potersi infiltrare e menare le mani.
Sfasciare tutto per fare notizia, cancellando così la voce della piazza. La violenza come unico messaggio.
C’è da dire poco rispetto a quanto già sentito sui media. Giusto quello che non è stato detto oppure buttato lì in maniera molto sfumata. Come non soffermarsi, ad esempio, sulla oggettiva inefficacia dell’azione di contenimento da parte delle forze dell’ordine. Le immagini in diretta tv, da Rai News 24 e dal corriere.it, hanno evidenziato qualche ora di andirivieni, cariche e riflussi dei teppisti. La polizia ha utilizzato mezzi dotati di idranti, al massimo riuscendo a rinfrescare gli incappucciati che li fronteggiavano. Tutto un altro effetto rispetto a situazioni simili viste sui media internazionali, con getti d’acqua abbastanza potenti da spazzare via gli oppositori. Quindi le cose sono due: le nostre forze antisommossa hanno un equipaggiamento non adeguato oppure la pressione degli idranti era regolata sulla posizione “doccia rinfrescante”.
Da noi non vengono usate le pallottole di gomma, arma da usare non certo indiscriminatamente ma con molta oculatezza, quasi estrema. Ieri sarebbe potuta tornare utile nel contrastare i violenti e nello stroncare sul nascere i disordini. Come anche in altri casi, mi viene in mente ad esempio la scena dell’energumeno balcanico con i suoi compari delinquenziali che devastano lo stadio di Genova. Hanno dovuto aspettare che tornasse al suo autobus per acciuffarlo. Però la manganellata agli inermi non manca mai, in nessuna occasione.
Dall’altra parte, quella delle vere vittime ovvero le decine di migliaia di partecipanti al corteo, si è notata una mancanza fondamentale: quella del coordinamento. Le molte componenti si sono organizzate a cellule separate, quando è scoppiato il caos ognuno è andato in una direzione diversa. Nessuno era disposto o preparato a sostenere una battaglia contro i teppisti per riconquistare la piazza.
I pochi scalmanati hanno vinto la battaglia, con il grosso della polizia schierato a difesa di palazzo Grazioli e del centro della politica. Sono mancate molte cose, come la strategia di accerchiamento del gruppo di teppisti che ha presidiato Piazza San Giovanni per ore, fronteggiato solo da un manipolo di rappresentanti delle forze dell’ordine. Nonostante le evidenze, per il ministro Maroni è stato un successo, non c’è scappato il morto.
Tanto perché lo sappia, egregio ministro, i suoi uomini in piazza non se la sono passata affatto bene. Per darle un’idea, le riporto un commento trasmesso via Twitter alla sua redazione da Flavia Amabile, giornalista de La Stampa, che ha colto la frase di uno dei suoi uomini nei dintorni della piazza. Eccola: «E un poliziotto urla: mille? Eravamo mille? Ma ‘ndo cazzo stanno?».
Sui social networks traspare il dubbio che i violenti siano stati utilizzati, aiutati, tollerati dal potere e dalla polizia. Di certo nessuno all’interno dei palazzi del potere spargerà lacrime perché la manifestazione non è andata a buon fine. A parte le sensazioni, i numeri parlano chiaro: solo 12 gli arrestati nella giornata di ieri, alcuni dei quali fermati dai manifestanti pacifici durante i danneggiamenti e consegnati alle forze dell’ordine. Insomma mille poliziotti schierati per acchiappare una dozzina scarsa di teppisti, complimenti.
Lei probabilmente sbaglia caro ministro dell’Interno, almeno un decesso c’è stato. È morta la possibilità di manifestare pacificamente nelle nostre città. Quelli che ieri sfilavano in corteo erano persone normali, venuti da diverse parti d’Italia, svegliandosi presto per prendere il treno e i bus che li avrebbero condotti nella bella Roma. Gente normale venuta a portare nella capitale l’indignazione dei più. Ma con un senso di festa nel cuore: il guardarsi attorno e vedersi così numerosi li gratificava, infondeva quella fiducia che gli eventi hanno cancellato. Spero non per sempre.
(Sergio Fornasini per dituttounblog.com)