I riorganizzatori del partito fascista: ecco i magnifici 5+1
6 Aprile 2011L’iniziativa di sei pregiatissimi Senatori è di quelle che ti fanno dire: invece di pensare come rimettere in piedi il partito fascista (ché fra l’altro di partiti ne abbiamo già troppi), sarà mica il caso che vi occupiate di cose più concrete tipo i problemi della gente? Poi si lamentano della distanza sempre maggiore fra i cittadini e la politica.
Il DDL che riguarda l'”Abrogazione della XII Disposizione transitoria e finale della Costituzione“, n. 2651, è stato presentato il 29 marzo ma solo ieri qualcuno si deve essere accorto di cosa tratta, ovvero abolire la norma che vieta «la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista». Si, decisamente se ne poteva fare abbondantemente a meno.
Schifani si è detto «esterrefatto», Rotondi si dissocia (anche a nome del PdL). A parte questi due autorevoli rappresentanti del centro destra, non si sono levati cori di voci critiche in area PdL e Lega.
I firmatari del disegno di legge sono in sei, cinque del PdL ed uno di FlI. Quest’ultimo sembra intenzionato a ritirare la firma, dopo una tirata di orecchie da parte del suo partito.
Ho pensato che non vale neppure la pena di commentare questa iniziativa parlamentare. Però è giusto che la gente conosca questi novelli riformatori della Costituzione, forse è proprio un briciolo di notorietà quella che vanno cercando. Ed allora che ci mettano la faccia, e se non lo fanno da soli ci pensa questo piccolo blog. Per un corretto uso delle foto leggere le istruzioni alla fine del post, grazie.
Cristiano De Eccher (primo firmatario, PdL)
Fabrizio Di Stefano (PdL)
Egidio Digilio (FlI)
Francesco Bevilacqua (PdL)
Giorgio Bornacin (PdL)
Achille Totaro (PdL)
Quando avrete finito di ringraziarli per il grande contributo che tanto generosamente stanno fornendo al Paese, vi raccomando di pulire lo schermo del computer. L’umidità nuoce agli apparecchi elettrici.
(Sergio Fornasini per dituttounblog.com)
2 commenti presenti
Fornasini, nulla da eccepire sulle priorità dei prefati. Si vorrebbe sapere d’altro canto quanto debba o possa durare la transitorietà dell’appendice. Ogni cosa vivente è transeunte, ad eccezione di una norma definita transitoria. Non sarà mica questa provvisorietà il vero elisir di eternità di tutte le realtà costituzionali italiane che si costituirono immarcescibili, immutabili, irrinunciabili, stabilmente a dispetto di ogni evoluzione, di ogni reazione, di ogni generazione del corpo vivente?
(…e pensare alle analogie dottrinali e alle similitudini della Carta del Lavoro della RSI con l’incipit e le conseguenti norme della Costituzione della Repubblica Italiana promulgata quattro anni dopo da un Capo provvisorio (appunto) dello Stato:
“Base della Repubblica Sociale e suo oggetto primario sono il lavoro manuale, tecnico, intellettuale in ogni sua manifestazione” ovvero “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”.
E a seguire in quella del 1947:
“L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”
“A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale.”
E a precedere in quella del 1943:
“ La proprietà privata, frutto del lavoro e del risparmio individuale, integrazione della personalità umana, è garantita dallo Stato. Essa non deve però diventare disintegratrice della personalità fisica e morale di altri uomini, attraverso lo sfruttamento del loro lavoro.”
“Nell’economia nazionale tutto ciò che, per dimensione o funzione, esce dall’interesse singolo per entrare nell’interesse collettivo, appartiene alla sfera d’azione che è propria dello Stato.”
Vede, Fornasini, cosa vuol dire transeunte, provvisorio, transitorio. Il genio italico della dottrina.
Scritto da Fabrizio Spinella il 7 Apr 2011
Caro Spinella, la lunga estensione alla transitorietà della norma appare ai nostri giorni quanto mai opportuna. A parte questi sei qua, ai quali va almeno riconosciuta la chiarezza dell’intento, abbiamo oggi nel nostro Paese una rinascita di espressioni quanto mai sospette. Non dimentichiamo le proposte di “esercito su base regionale” alle dirette dipendenze dei governatori. Di cosa si tratta, di un modo per armare legalmente i propri seguaci?
Non dimentichiamo poi che con decreto legislativo n. 66/2010 (Codice dell’Ordinamento Militare), in vigore dall’ottobre scorso, grazie a La Russa e Calderoli è stato abrogato il reato di banda armata.
In questi giorni giace in attesa di risposta una interrogazione indirizzata al ministro della Difesa (4-11486) riguardante il possibile reato di apologia del fascismo per fatti accaduti all’interno di una caserma a Capo Teulada.
L’elenco potrebbe continuare a lungo, ma la musica non cambierebbe.
La differenza fondamentale tra il fascismo delle origini e queste trovate folcloristiche è una sola: Mussolini pensava al sociale, almeno all’inizio. Questi qua stanno cercando una via comoda per un potere assolutistico che permetta loro di fare il cazzo che gli pare, a spese di tutti gli altri. Quello che hanno in mente sarebbe appropriato chiamarlo feudalesimo, non fascismo.
Scritto da Sergio Fornasini il 7 Apr 2011