Importante sentenza della Cassazione: il Davide pinese batte il Golia biellese
21 Gennaio 2017Per la prima volta la Cassazione emette una sentenza definitiva su uno dei temi più caldi della “mala finanza”, quella delle gestioni individuali lanciate all’inizio del nuovo millennio con imponenti sforzi pubblicitari da tutte le principali banche che magnificavano le loro capacità di individuare le migliori opportunità per i clienti che affidavano loro i patrimoni.
E’ successo a metà dicembre, quando la suprema Corte di giustizia ha esaminato la vertenza (nata quando ancora c’erano le lire…) tra una facoltosa cliente di Biella e la Banca Sella.
Oggetto: due gestioni per un totale complessivo di circa 1,5 miliardi di lire, ridotto a 800 milioni per il comportamento della banca che, non attenendosi alle disposizioni della cliente che voleva “dormire tranquilla”, ha investito la maggior parte dei capitali in titoli azionari ad altissimo rischio (Nasdaq, Internet, ecc.).
La signora, assistita dall’avvocato Vassia di Ivrea, ha fatto causa, vincendo; Banca Sella ha ricorso in Appello e la signora ha vinto nuovamente.
La banca è andata in Cassazione, dove ha trovato un muro contro il quale è andata a sbattere, vedendosi condannare in via definitiva a rimborsare l’ingente perdita agli eredi (nel frattempo la signora, nelle lungaggini delle aule di giustizia, era deceduta).
Perno fondamentale della sentenza è stata la perizia elaborata dal nostro collaboratore Gianluigi De Marchi (non nuovo a queste performance, vantando un palmarès di oltre 150 cause risoltesi positivamente per i suoi assistiti) che ha dimostrato come la perdita fosse interamente addebitabile alla banca per “mancato rispetto del benchmark”.
“Il termine benchmark è sconosciuto ai più, spiega De Marchi, ma per fortuna esiste e consente, in casi simili, di inchiodare le banche alle loro responsabilità se, come avvenuto in questo e in tanti altri casi, la banca opera contro le indicazioni del cliente”.
Perché questa sentenza è importante?
“Perché ribadisce in maniera definitiva, rileva De Marchi, che il gestore non può fare quello che vuole con i soldi dei clienti, ma deve seguire le loro indicazioni e preferenze. Nel caso specifico, la cliente aveva indicato un profilo di rischio moderato, cui avrebbe dovuto corrispondere un investimento bilanciato con prevalenza di titoli di Stato od obbligazionari; ma i soldi sono stati investiti per tutto il periodo, quasi esclusivamente in azioni Il bello è che, quando la cliente ha chiesto il disinvestimento, ha subito una perdita del 40% del capitale iniziale, mentre (se il gestore avesse seguito il benchmark) avrebbe potuto guadagnare il 10%!”
Si è trattato di un caso isolato?
“Assolutamente no, afferma sicuro De Marchi, perché in quel periodo (dalla fine anni 90 all’inizio del nuovo millennio) ho avuto occasione di fare una trentina di perizie per altri clienti di Banca Sella, trovando un’inconcepibile identità di “stile gestionale”. In totale le mie perizie hanno consentito ai clienti di ricuperare una cifra enorme (circa 5 milioni di euro!); immagino che in totale le cause simili possano essere almeno 10 volte tanto…”.
Che lezione si può trarre da questo episodio?
De Marchi è categorico: “Per prima cosa non fidarsi mai ciecamente della propria banca, soprattutto quando insiste nel proporre tipi di investimenti che il cliente non conosce. Oltre al caso citato, ricordiamo i devastanti effetti della vendita ai risparmiatori di obbligazioni Argentina, Cirio, Parmalat fino ai più recenti casi delle 4 banche “risolkte” (Etruria, Cariferrara, Banca Marche e Carichieti) e del Monte dei Paschi di Siena. Purtroppo il sistema bancario è cambiato negli ultimi decenni, passando da consulente affidabile e prudente a venditore di prodotti opachi collocati forzando la mano ai clienti dubbiosi. Secondo consiglio: mantenere due-tre rapporti bancari in modo da mettere a confronto i consigli dei diversi bancari.
Terzo (per chi vuole avere un’assistenza priva di interessi di parte), affidarsi ad un consulente finanziario indipendente, che non lavora alle dipendenze di qualcuno, ma nell’esclusivo interesse del cliente”.