Il grande puttanaio
18 Gennaio 2011In questi giorni va in scena solo l’ultimo, in ordine di tempo, scandalo a sfondo sessuale che coinvolge pesantemente il premier Silvio Berlusconi. Le conseguenze che ne derivano sono molteplici, esaminiamone un paio: quelle morali e politiche.
Le intercettazioni e gli estratti diffusi a mezzo stampa sono impietosi sulla moralità del nostro 74enne presidente del Consiglio. Dopo aver letto qua e là, il povero Silvione fa quasi pena. Immaginarlo circondato da seminude ragazze giovanissime (qualcuna anche troppo) va oltre l’immaginario, anche quello del suo peggior nemico. Rimane sul campo una patetica figura di riccone viziato, probabilmente malato come ebbe a dire tempo fa Veronica Lario. Questa volta monsignor Fisichella dovrà fare qualche sforzo aggiuntivo per “contestualizzare” l’ennesimo comportamento trasgressivo del premier.
Le conseguenze politiche sono molto confuse: da un lato il fedele PdL fa quadrato attorno al leader, in particolare con le esternazioni di Capezzone e Cicchitto, dall’altro non si può fare altro che chiedere le dimissioni del premier e così via. Quello da tener davvero d’occhio in questo momento è Bossi, il quale cerca di tenere duro almeno fino a quando non sarà evidente l’impotenza del governo nel varare il tanto agognato federalismo. Il Senatur aveva lanciato il suo ultimatum in un contesto diverso, chiedendo il via alla riforma entro il corrente mese. Sarà davvero una Mission Impossible, con una aggravante: sia Umberto che Renzo Bossi sembrano molto lontani dal personaggio interpretato al cinema da Tom Cruise.
Come sempre più spesso accade, i media si stanno comportando nella solita maniera partigiana. Mentre la stampa di tutto il mondo ne parla estesamente ed in maniera molto critica (la CNN ha inserito questo scandalo fra le top 10 stories europee, tanto per dire) da noi alcune testate fanno a gara nel giustificare i comportamenti di Silvio, parlare di complotti e tirare in ballo addirittura i servizi segreti. Con qualche eccezione: per la Padania ad esempio non è successo nulla, tanto è vero che non parla affatto di Ruby e compagnia bella. Il consueto Tg Nebbia, pardon, Tg1 come sempre imbosca le notizie parlandone genericamente, guai a scendere in dettagli scabrosi. Addirittura il Tg5 di proprieta del premier è riuscito ad essere più esplicito della redazione minzoliniana, è tutto dire. Fra il resto dei media Libero è più equilibrato, la linea oscilla fra l’editoriale di Giampaolo Pansa e quello di Maurizio Belpietro, con ovvia prevalenza verso il secondo. Mentre Pansa vede un Berlusconi indebolito e provato, con una maggiornanza di governo sempre più scarsa, il direttore Belpietro pensa a Silvio come un leader ancora capace di resistere, seppure con errori di fondo nelle vicende personali. Scrive fra le altre cose: “Certo, Berlusconi ha sbagliato: con il suo comportamento ha fornito la corda con cui i giudici si apprestano ad impiccarlo. Vista la reiterazione delle sue abitudini, si può persino dire che il suo è stato un atteggiamento suicida.” O perbacco, e chi se lo sarebbe mai aspettato di leggere parole critiche verso i comportamenti del supremo Silvione su quelle pagine! Non mi sembrano parole facili da digerire, neppure per uno con lo stomaco di Berlusconi. Sempre su Libero, vale la pena di leggere l’appunto di Filippo Facci. Si tratta di un ipotetico discorso che Silvio avrebbe pototo tranquillamente tenere, invece di scegliere la patetica linea del video-messaggio poco convincente per tutti, anche per i suoi fedelissimi. A proposito del monologo berlusconiano: avete notato dietro di lui le foto dei figli, nipoti ecc per evidenziare come sia un uomo legato alla famiglia? E quelle decine di libri? Mi sono domandato quanti mai ne avrà letti Silvio in vita sua.
Ultima riflessione: potrebbe davvero essere questa la goccia che farà traboccare il vaso della pazienza agli italiani. Se anche si arrivasse ad una rovinosa e sconveniente caduta di Silvio I duce e imperatore, verrebbe ulteriormente confermato che nel nostro Paese “l’uomo forte” arriva a fine corsa sempre e solamente per un fattore comune. Ovvero non per colpa o merito dei suoi oppositori bensì per i propri errori. L’inconsistenza dell’opposizione al berlusconismo non ha bisogno di essere ulteriormente dimostrata, anche se Bersani avesse tre emittenti televisive nazionali cambierebbe ben poco. Proprio per questi motivi Silvio teme particolarmente gli attacchi per la via giudiziaria, memore di come si è conclusa la storia dell’ultimo “uomo forte” (e suo protettore) che lo ha preceduto.
(Sergio Fornasini per dituttounblog.com)