Il mio mitra è un contrabbasso che ti spara sulla faccia ciò che penso della vita…
13 Giugno 2009… con il suono delle dita si combatte una battaglia, che ci porta sulle strade della gente che sa amare
di Sergio Fornasini per dituttounblog.com
Oggi 13 giugno 2009 è il trentesimo anniversario della scomparsa di Demetrio Stratos, vocalist e tastierista degli Area.
E chi saranno mai ‘sti Area, direte voi. Se non lo sapete scopritelo, ci sono dei limiti alla trasmissione delle idee via blog, ma sicuramente è impossibile trasmettere delle sensazioni. Come quelle dei concerti di quel gruppo assolutamente anomalo e fuori dagli schemi, che nel ’73 pubblicò il primo Lp (allora si chiamavano così, ed erano su vinile) “Arbeit Macht Frei” aperto da un brano dal titolo “Luglio, agosto, settembre (nero)”.
Ora, se non associate nulla di quanto ho appena scritto a situazioni storiche specifiche è inutile che vi dica altro, avete la fortuna di poter disporre di Google: cercate.
Gli Area erano un gruppo musicale di un genere mai visto prima in Italia, perno della loro musica era il vocalist scomparso, Demetrio Stratos, un greco vissuto per la maggior parte del tempo in Italia. Era un virtuoso della voce, la utilizzava come uno strumento puro. I suoi vocalizzi non hanno eguali nella storia musicale italiana, accompagnato da un ricco contorno in quel gruppo che oggi viene definito di rock progressivo (anzi progressive rock, ormai va di moda l’inglese). All’epoca veramente non ci si poneva il problema di come classificare i gruppi, si andava ad ascoltarli ai concerti e basta. A quei tempi si vivevano le sensazioni in prima persona, chi faceva il fighetto intellettuale ragionandoci sopra con fare saputello, per etichettare qualsiasi cosa senza averla davvero provata, veniva guardato come un collezionista di francobolli usati e scadenti. Mica come adesso, che per darsi un tono bastano pochi termini forbiti.
Dei concerti degli Area ne ricordo due in particolare: il primo nella mia cittadina, all’aperto in posizione dominante e con vista panoramica. All’imbrunire arrivarono questi qua, avevano appena fatto uscire il loro terzo disco “Crac!”, più o meno doveva essere il 1975. La prima sensazione fu di trovarsi davanti a delle persone normalissime, come esseri umani intendo. Poi appena sfioravano gli strumenti ti proiettavano in un’altra dimensione.
Giulio Capiozzo (purtroppo scomparso nel 2000) il batterista, era uno spettacolo della natura già soltanto mentre riscaldava i polsi sulle rullate. Patrizio Fariselli faceva volare le dita sul piano elettrico come se ci fosse nato attaccato. Per Ares Tavolazzi sembava avessero inventato delle corde speciali per il basso, le faceva vibrare come fossero vive. Invece per capire da dove diavolo nascevano i suoni prodotti da Giampaolo Tofani lo dovevi guardar suonare: era una semplice chitarra elettrica.
E poi c’era lui, Demetrio: una estensione vocale da far venire i brividi. Di fronte al sole che tramontava sul lago, ricordo ancora le sue parole: “Con questo tramonto e con un Hammond potrei stare qui per sempre“.
Sarà perché allora avevo più o meno solo 18 anni e gli occhi di un ragazzo sono affamati di cose nuove ed intense, ma credo di aver visto in quella occasione dei veri musicisti. Sono andato di nuovo ad un loro concerto più o meno un anno dopo, in un piccolo cinema utilizzato come teatro a Roma, alla Garbatella. Si erano evoluti, erano cambiati in vena ancora più sperimentale per quanto riguarda la voce di Demetrio, forse più jazz-rock per le sonorità. Dal vivo rendevano molto meglio che su disco, il secondo video che propongo in fondo all’articolo rende l’idea.
E poi nel 1979 Demetrio Stratos se n’è andato per una malattia fulminante, lasciando un grande vuoto. Dopo la sua scomparsa, gli Area non sono stati più gli stessi: da segnalare solo un album del 1980, Tic&Tac completamente jazz-rock. Molto piacevole, ma niente di innovativo.
Ricordo Demetrio Stratos da questo modesto blog con un paio di brani: il primo rende solo in parte l’armonicità e l’estensione della sua voce, l’ho scelto per il messaggio che porta con “Gioia e rivoluzione”. Il secondo parla di un tedesco, un dadaista di nome Apfel che, intorno al 1920, ha effettuato il primo dirottamento del secolo. Allora non c’erano aerei e si è dovuto accontentare di una nave carica di tedeschi: l’ha portata ad Odessa, in Russia, per farne dono ai bolscevichi che avevano fatto la rivoluzione. Non sapendo però che farsene di una nave dirottata e piena di tedeschi, hanno fatto una grande festa, facendo saltare in aria sia la nave che i tedeschi. Se sentite suoni strani durante l’ascolto non è nulla di preoccupante: è quel burlone di Patrizio Fariselli che si mangia una mela davanti al microfono, fa parte dello spettacolo.
E per chi vuole approfondire la storia degli Area, come punto di partenza propongo www.ondarock.it
Gioia e rivoluzione
La mela di Odessa
4 commenti presenti
“Gioia e rivoluzione” una delle mie preferite degli Area!
Purtroppo non li ho mai ascoltati dal vivo e quindi posso solo immaginare il turbinio di emozioni che potessero trasmettere.
Stratos aveva una voce sensazionale, da alcuni considerata fuori dal normale. Non ci sono molte parole per descriverla, è roba da pelle d’oca!
Con le dovute distinzioni, credo che John De Leo (ex dei Quintorigo) possa essere considerato un suo degno erede.
Scritto da Sunny il 13 Giu 2009
Grazie Sergio,
mi hai fatto ricordare delle emozioni, che avevo quasi dimenticato.
Scritto da glug - Bolzano il 15 Giu 2009
grazie a te di averci fatto visita!
Scritto da Sergio Fornasini il 15 Giu 2009
“Arbeit macht frei”, un album davvero incredibile che non aveva nulla da invidiare alla produzione progressiva britannica, anzi…
Grazie per avermi riportato alla memoria questo grandissimo gruppo! 🙂
Scritto da Gabriele il 15 Giu 2009