Il naufragio della povertà – A Rosarno regolamento di conti fra ricchi e nuovi poveri
11 Gennaio 2010Questo è l’articolo n. 1.500 pubblicato su questo blog, che si accinge a compiere un anno di vita. Qualche altro numero lo darò in occasione del primo compleanno. Grazie comunque a tutti i visitatori e commentatori per averci seguito fin qui. Strada facendo, abbiamo incontrato un nuovo autore, eccolo a voi con il suo primo post
di Francesco Ginanneschi per dituttounblog.com
Nell’estate del 1816 la Meduse, una fregata della marina Francese, naufragò al largo delle coste della Mauritania. Era diretta in Senegal, una colonia ex-Francese restituita dalla Gran Bretagna al Governo di Parigi appena terminata l’epopea Napoleonica. Su una piccola scialuppa di salvataggio furono ammassati in 250 , tra cui molte personalità in vista. Nelle settimane che seguirono si moltiplicarono gli episodi di cannibalismo, di suicidio e di lotta, che decimarono il gruppo. I pochissimi superstiti furono soccorsi dal battello Argus e poterono far conoscere in patria la terribile esperienza di cui erano stati testimoni. Lo scandalo monopolizzò a lungo le cronache dei giornali dell’epoca e fu materia di un quadro, “ La zattera della Medusa “, del pittore Theodore Gericoult. In quest’opera del 1819, sospesa fra Neoclassicismo e Romanticismo, irrompe prepotente ed anticonformista lo sdegno e la denuncia civile verso una società stremata e desolata. I corpi classicheggianti che si arrampicano sul misero legno in cerca di salvezza sono la proiezione di una ingiustizia più ampia e sconvolgente: il naufragio di un intero sistema, prima ancora che di una imbarcazione.
A Rosarno da alcuni giorni si tocca con mano qualcosa che in un futuro non tanto remoto potrebbe diventare una triste, disumana , abitudine.
Si apprende che nel pomeriggio di Giovedì 7 gennaio un immigrato originario del Togo e regolarmente presente sul nostro territorio , è stato raggiunto da un colpo di fucile ad aria compressa. Succede talvolta nella storia dell’umanità che alcuni fatti di per sé piuttosto limitati ed anzi ignorati, generino delle reazioni a catena che ingigantiscono a ritmo esponenziale la problematicità di una situazione , al punto da far tremare il sistema fino a quel momento tranquillo ( pur se in precario equilibrio ). Nel giro di alcune ore, infatti, nella cittadina Calabrese si è scatenata una guerriglia urbana violenta, una sorta di mini guerra civile, che ha visto i tanti immigrati lavoratori della zona scendere in strada armati di oggetti contundenti di vario tipo, contrapposti ai cittadini Italiani ed alle forze dell’ordine. La situazione è divenuta in poco tempo di risonanza nazionale e ha catalizzato l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica, accendendo ovviamente una furiosa polemica.
Adesso che l’emergenza pare essere rientrata ( con i clandestini avviati in massa nei centri ed i regolari anch’essi sgomberati ) si riflette su quello che è accaduto e sulla portata storica dei fatti di non mera cronaca di cui tutti siamo stati spettatori attraverso i mezzi di comunicazione.
Da molti anni gli extracomunitari, in quella zona come in altre del Paese, lavorano in gran numero in condizioni che fanno orrore a qualunque coscienza vigile, sfruttati in una forma moderna di schiavismo lavoristico. Nel caso specifico di Rosarno si inseriscono fattori come il caporalato e la ‘ndrangheta. In merito a quest’ultima , il Sostituto Procuratore nazionale antimafia Alberto Cisterna ha detto che la responsabilità delle provocazioni che hanno scatenato il caos ( quindi quegli spari con un fucile ad aria compressa ) è della criminalità organizzata, così come quella dei successivi colpi di arma da fuoco che hanno ferito alcuni immigrati nel momento più caldo della rivolta.
Non voglio qui addentrami nel problema dello stato parallelo che governa certe aree del Mezzogiorno, né in quello dell’ordigno alla Procura di Reggio e nemmeno in quello del Consiglio Regionale Calabrese coinvolto in oscuri legami con la mala. Voglio piuttosto scrivere del fatto che quanto accaduto in questi ultimi tempi rischia di essere il principio di una crepa destinata drammaticamente ad allargarsi nelle politiche che fino ad ora hanno gestito il fenomeno migratorio, sia a livello nazionale che comunitario.
Alle fondamenta di tutto stanno le difficoltà con cui la politica ha reagito ad un momento storico che vede il mondo globalizzato teatro di immani evasioni dalle terre tropicali ed equatoriali, sulla direttrice che conduce inevitabilmente all’opulento nord.
Per recintare un attimo la visuale al ristretto orticello del nostro Paese, dobbiamo constatare che le sfide religiose, culturali, etniche ed economiche che queste migrazioni comportano sono state gestite attraverso due fondamentali poli di irrazionalità: da una parte il buonismo multietnico ed anarchico, pregiudizialmente disordinato e colpevolmente privo di strategia, dall’altra la brutale demagogia delle frontiere chiuse e del rifiuto coatto. Il primo polo è un fraintendimento malsano del principio di accoglienza e rischia di snaturare, nell’arco di qualche decennio, la fisionomia tradizionale della società. Il secondo polo è un tripudio di irrazionalità che populisticamente cavalca gli umori e le fobie della gente, perdendo di vista la freddezza ed il calcolo di cui ogni buona politica dovrebbe essere intrisa, a prescindere da quelli che sono gli umori contingenti della moltitudine.
Il risultato è una penosa impreparazione della classe dirigente, incapace di formulare strategie lungimiranti che sappiano amministrare bene una fase della storia che si annuncia essere molto lunga.
Magari il problema fosse tuttavia solo nazionale. A livello Europeo si respira la stessa impreparazione e la stessa difficoltà a far emergere una politica largamente condivisa e coordinata. La memoria fluttua alla primavera scorsa, verso le polemiche che incendiarono le relazioni fra il Governo Italiano, la Comunità Europea e l’ONU sul tema dei respingimenti e sulla condotta delle autorità dell’isola di Malta.
La politica dei palazzi capitolini, intanto, recita lo stesso, immutabile copione : il ministro Maroni che anela una maggiore durezza , rivendica i successi dello Stato, colpevolizza le politiche del passato e striglia gli enti locali ( per inciso, Maroni mi pare un bravo ministro e qui ha una parte di ragione ), il segretario del Partito Democratico Bersani che da a Maroni dello scarica barile e la sinistra extraparlamentare che per bocca di Paolo Ferrero addita il Governo come mandante morale dei disordini di Rosarno. Accanto a costoro, la Chiesa Cattolica che, dall’alto del suo bi millenario patrimonio di esperienza e civiltà, condanna la violenza ma parimenti ammonisce la società e la politica perché ci si adoperi per la umanizzazione della condizione dei migranti.
I fatti della Piana di Rosarno incutono la paura di un futuro assediato da un lungo, devastante, regolamento di conti fra ricchi e nuovi poveri, ossia la sollevazione di masse di uomini afflitti dalla fame, dalla guerra e dalla dittatura contro l’umanità occidentale.
L’esperienza Francese, con le sue periferie incediate solo pochi anni fa in un rigurgito di spirito rivoluzionario, dimostra quanto sia imprudente cavalcare un modello tremolante che contempli la marginalizzazione ( geografica e topografica, ancor prima che culturale ) di determinati gruppi sociali.
La soluzione non è certo il ceco protezionismo e la grossolana intolleranza, e nemmeno la dismissione senza colpo ferire dei nostri simboli e delle nostre conquiste storiche, bensì una cosciente consapevolezza dell’eccezionalità delle sfide che questo secolo ci lancia.
La cronaca degli ultimi giorni rappresenta il capolinea di una gestione fallimentare e nefasta, nutrita di colpevole inerzia istituzionale, di resa all’irregolarità, di pavida abdicazione del diritto.
In attesa di ascoltare la relazione del Ministro dell’Interno ( che il 12 gennaio riferirà in Senato), registriamo l’ennesimo tracollo della legalità.
Quelle persone che Gericoult dipingeva anelavano la salvezza e restituiscono un panorama di dolore e di privazione. A quasi duecento anni di distanza, quella “ Zattera della Medusa “ rischia ancora una volta di affondare.
2 commenti presenti
Benvenuto 😀
Scritto da Tyler il 12 Gen 2010
Grazie !!!
Scritto da Francesco il 12 Gen 2010