INCASSARE UNA CEDOLA ESTERA COSTA CARO
21 Novembre 2010di Gianluigi De Marchi
Questa è proprio bella e devo segnalarvela. Un lettore ha spedito la copia d’una contabile di accredito delle sue cedole, relativa all’incasso degli interessi trimestrali pagati da una banca americana sulle sue azioni in dollari. L’importo in pagamento era di 48 dollari (pari ad euro 34,28) sui quali è stata trattenuta un’imposta del 15% alla fonte a beneficio del fisco statunitense. L’importo lordo accreditato in euro (al cambio di 1,4) è stato di euro 29,12, sui quali è stata applicata l’aliquota italiana del 12,5%. E il bello è che la banca si è trattenuta ancora 1,5 euro per “spese d’incasso”.
Morale: tra il netto ricevuto ed il lordo di partenza la “tosatura” è stata in totale del 30%! Quando si parla di “uniformità fiscale” si parla evidentemente di un ectoplasma inesistente, di un “fantasma finanziario”; e quando si parla di “diversificazione valutaria” per fronteggiare i rischi si mettono in luce solo gli aspetti positivi omettendo di evidenziare quelli negativi. Il bello (anzi, brutto, bruttissimo!) è che non c’è nulla da fare, per ora. E’ vero che esistono trattati contro la doppia imposizione fiscale, ma in certi casi (come questo) non sono applicati.
La questione è piuttosto annosa e si trascina da parecchi anni. In pratica il fisco italiano pretende ed applica la cedolare secca nostrana (12,5%) sul cosiddetto “netto frontiera” indipendentemente dal fatto che possa essere stata già in parte tassata nel paese di origine. Il comportamento a dir poco curioso trae la sua origine da due motivazioni: la prima è che al momento attuale lo stato italiano non è in grado di sapere se i dividendi che arrivano da altri stati siano già tassati o meno (motivazione molto debole, come si può capire) la seconda è che trattandosi comunque di un reddito “tassabile in Italia” soggiace ad imposizione con l’applicazione della cedolare secca.
Morale: il lettore si ritenga fortunato, perchè ha percepito la somma tassata sul netto pervenuto dall’estero, perché fino a qualche anno fa, con un’interpretazione restrittiva il prelievo del 12,5% andava applicato sul lordo (e quindi era molto più alta). Caro Tremonti, magari adesso non hai tempo, ma appena puoi, metti mano ad una piccola riforma per eliminare l’ingiustizia della doppia tassazione.
Grazie.
demarketing2008 @ libero.it