Intercettazioni: la Casta vuole continuare ad andare al lardo, ma senza lasciarci lo zampino!
24 Maggio 2010Vergogna, bavaglio, museruola, censura: qualsiasi definizione non rende a sufficienza il senso di genuina nausea suscitato dal nuovo DDL sulle intercettazioni.
In questa vicenda i politici mostrano tutta la propria ipocrisia: rapidissimi nel trovarsi davanti alle telecamere quando c’è da rivendicare immeritatamente successi contro la criminalità organizzata, mentre nelle sedi istituzionali sembrano pensare solo ad inventare norme e decreti per farla franca. O forse quello allo studio è semplicemente l’uovo di Colombo per snellire la giustizia: dopo l’indifferenza per le carenze di personale di moltissime procure, dopo aver tagliato pesantemente sulle spese tanto da far mancare anche la carta alle fotocopiatrici delle cancellerie, dopo la riduzione dei tempi di prescrizione e l’abolizione di reati quale il falso in bilancio, ora si passa direttamente all’impedimento ad accertare i reati. Niente più indagini, né processi e delinquenti in galera, risolti tutti i problemi della giustizia in maniera quasi definitiva. Il prossimo passo sarà forse la sottomissione dei PM al potere politico così potremo anche cancellare la parola “Giustizia” dal vocabolario.
Per mettere le chiappe dei potenti al sicuro, la commissione Giustizia del Senato ce la sta mettendo davvero tutta, procedendo a tappe forzate verso quello che è sempre stato particolarmente a cuore al nostro premier, purtroppo non solo a Lui. La diffusione a mezzo stampa dei contenuti di intercettazioni non piace neppure alla cosiddetta opposizione, seppure preannunciando ostruzionismo in aula contro il DDL. Un pannicello caldo, giusto un modo per non perdere la faccia ancora di più. In realtà, anche nella parte non governativa della politica sono parecchi quelli che si sentiranno al riparo da brutte sorprese con le nuove norme, il malcostume politico non alberga solo da una parte dello schieramento.
Niente più caso Scajola o appalti per le grandi opere. Della massaggiatrice brasiliana di Bertolaso non si saprebbe nulla, o di Berlusconi che telefona alla Agcom per far chiudere Annozero. Niente caso Tarantini (e qui anche il PD ci metterebbe la firma), niente Calciopoli, niente più filmati di amministratori pubblici che intascano mazzette a volontà. Niente “furbetti del quartierino” e “cricche”, niente “abbiamo una banca” e “facci sognare”. Insomma un bel colpo di spugna trasversale che lascerebbe i potenti liberi di fare gli affari loro senza dover rendere conto a nessuno, sia per i fatti con rilevanza penale che per comportamenti indegni di personaggi pubblici. Per non parlare poi dei malfattori abituali, anche loro potrebbero venire intercettati solo in presenza di “gravi” oppure “importanti” indizi di reato, insomma una vera manna per i delinquenti.
Grazie al cielo, come al solito, le principali fonti d’informazione di questo strano Paese pensa a salvaguardare la tranquillità dei cittadini. Si guarda bene dal rendere edotti sulle conseguenze che può introdurre una siffatta legge, qualora dovesse entrare in vigore. Sarebbe infatti troppo imbarazzante per i direttori di telegiornale spiegare come le scomode inchieste sulla corruzione non sarebbero neppure iniziate, se fossero già in vigore le nuove norme. Insomma svolgono con diligenza il proprio ruolo, altrimenti per quale diamine di motivo sarebbero stati collocati alla direzione dei tg?
La parte più perversa del provvedimento riguarda le pene (pecuniarie e detentive) per i giornalisti e gli editori che pubblicheranno gli atti, destinati a rimanere segreti fino all’udienza preliminare dell’eventuale processo. Salvo indulti, amnistie e prescrizioni, si potrà rendere pubblico il comportamento scorretto o criminoso di un personaggio pubblico solo a distanza di mesi, se non di anni, mentre questi potrà tranquillamente continuare ad esercitare le proprie funzioni e mostrare la propria faccia alle telecamere per raccogliere consenso. Nessuna punizione invece per chi fa filtrare i documenti all’esterno delle procure, mentre per chi fa informazione diverrà reato la pubblicazione di notizie.
Praticamente i giornali non sapranno più come riempire le pagine di cronaca e si ritroveranno probabilmente a farlo come da anni praticano il giornalismo i vari tiggì: dichiarazioni pubbliche di vari politici, per passare poi a moda, gossip, calcio, cucina, invenzioni strampalate ed infine curiosità dal mondo (per la pagina degli esteri), tipo la tigre che si riproduce in cattività in qualche zoo. La quasi totalità delle redazioni sono particolarmente contrarie al testo in lavorazione, addirittura si è espresso in termini molto critici anche Vittorio Feltri, direttore del Giornale. A fronte di tante reazioni, il ministro Alfano dichiara uno spiraglio di apertura teso ad attenuare il provvedimento. Ma è solo un contentino, un “dare la guazza” alla protesta, la sostanza delle cose non cambia. L’unica marcia indietro del governo sembra, per ora, il fatto che non si parli più di porre la fiducia sul DDL quando atterrerà in aula, arrivo previsto per la prossima settimana.
A parte gli operatori dell’informazione a rischio di condanne penali, la legittima indignazione dei cittadini sembra trovare spazio solo su alcune testate e sopratutto in rete. Questa possibile involuzione alla circolazione delle informazioni, in particolare quelle sui potenti, sembra animare solo comitati, associazioni dei consumatori, gruppi su Facebook, bloggers et similia. Iniziative di protesta quali il sit-in davanti a Montecitorio sono state promosse da associazioni quali ‘Popolo Viola’, ‘Articolo 21’ e ‘Valigia blu’ con la semplice adesione, tanto per esserci sempre e comunque, dell’ Italia dei Valori, Verdi, Sinistra ecologia e Libertà. Mi stavo giusto domandando: ma cosa caspita sta aspettando il PD, perché non si muove? A Bersani, tanto per fare un nome, non sembra scandaloso che i parlamentari vengano chiamati ad occuparsi di queste norme a protezione della Casta mentre tutto intorno sta andando a rotoli? Perché non mobilitare il partito contro questa schifezza, riportando l’attenzione sulle cose importanti che vanno fatte alla svelta? Fra di queste, mi viene in mente l’unica riforma veramente seria ed urgente prospettata da un ministro del governo Berlusconi: quella fiscale. Lo ha fatto Giulio Tremonti nel corso di un convegno, mentre il resto della politica stava dibattendo quale forma era migliore per la riforma in senso presidenziale della nostra Repubblica. Perché il PD non si è fatto avanti, chiedendo di sgombrare il campo da riforme inutili o dannose ed offrendo la propria disponibilità a provvedimenti davvero utili ed urgenti?
Ma forse è solo colpa mia, ero distratto e non mi sono accorto delle iniziative del principale partito di opposizione.
Sergio Fornasini per dituttounblog.com
p.s.: Cari lettori, vi chiedo scusa per la recente rarefazione degli aggiornamenti nel blog. Una serie di vicende personali mi hanno tolto tempo, e sinceramente anche la voglia, di intrattenermi alla tastiera. Ora direi che cominciamo ad andare un pochino meglio, se non vi dispiace pubblicherò di nuovo le mie riflessioni, cercando nel tempo libero di dare continuità a questo luogo di incontro (sf)