LE BANCHE ALTERANO ANCHE IL VANGELO…
21 Novembre 2008di Gianluigi De Marchi per dituttounblog.com
Chi è stato a messa domenica scorsa ha potuto ascoltare un bel brano di san Matteo (25, 14-30). E’ quello che narra la parabola dei talenti che tutti ricordano: un padrone si assenta per un viaggio, lascia alcuni talenti (una somma enorme per il tempo) a tre servitori e al ritorno li convoca per sapere come hanno amministrato il suo patrimonio.
Il primo ed il secondo restituiscono il doppio di quanto ricevuto, mentre il terzo rende solo il talento avuto, giustificandosi che, per paura di perderlo, lo aveva sotterrato. Il padrone lo punisce e lo definisce con rabbia “servo malvagio ed infingardo”.
Chi domenica scorsa ha ascoltato il Vangelo con maggior attenzione ha preso nota delle parole del padrone che giustificano la punizione inflitta al servo: “Avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse.”
Sono passati duemila anni, e le banche, in poco tempo, sono riuscite a far impallidire la narrazione evangelica. Se il primo servo avesse affidato i soldi ad un banchiere avrebbe ottenuto un bel “giardinetto” di bond (Cirio, Argentina, Parmalat) che, al ritorno del padrone, sarebbero risultati privi di valore; e probabilmente sarebbe stato fustigato e licenziato. Se il secondo servo avesse affidato i soldi ad un banchiere avrebbe ottenuto qualche polizza index linked a “capitale garantito” (con sottostanti obbligazioni della Lehman Brothers o delle banche islandesi Glitnir bank, Landsbanki o Kaupthing), che, al ritorno del padrone, sarebbero risultate a rischio di perdita del capitale nonostante la denominazione di “polizze”; e probabilmente sarebbe stato fustigato e licenziato. Invece il terzo servo, quello sciocco e “infingardo”, avrebbe restituito tutto il capitale ricevuto al suo padrone e sarebbe stato nominato sul campo amministratore delegato…
Insomma, in pochi anni i banchieri hanno sgretolato un’immagine che resisteva da duemila anni, quella di persone serie ed affidabili cui il risparmiatore poteva affidare con tranquillità i propri soldi perché poteva dire con tranquillità “ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse”.
E’ vero, una volta ci si fidava del bancario, perché era “uno di noi”; uno che si premurava di fare il nostro interesse, di suggerire le cose migliori da fare, di investire con prudenza e saggezza. Oggi purtroppo consiglia soprattutto “prodotti della casa”, gli investimenti sui quali la banca guadagna di più e sui quali lui stesso guadagna di più (perché ormai tutti i dipendenti delle banche sono legati al budget da rispettare, costi quel che costi). Sarebbe ora (e non lo diciamo solo noi, ma la stragrande maggioranza dei clienti, esasperati da certi comportamenti) che le banche tornassero a fare quello che hanno fatto per millenni: raccogliere risparmi, indirizzarli al meglio senza divertirsi a consigliare prodotti derivati, certificates, options, futures, covered warrant, asset backed securities e tutto l’armamentario del peggior “apprendista stregone della finanza”.
Punto e basta, senza correre dietro all’imperativo gridato in tutte le riunioni delle “reti commerciali”: VENDERE, VENDERE, VENDERE!
Sarebbe ora che i bancari ritornassero al Dio Uno e Trino, dimenticandosi del dio tanto e quattrino….
3 commenti presenti
Banchieri o bancari?
Scritto da Candidus il 21 Nov 2008
ma i primi due servitori come hanno fatto a raddoppiare il talento? Droga eh?
Scritto da Tyler il 21 Nov 2008
vorrei costituire una sorta di comitato o se c’è già vorrei parteciparvi contro le banche che hanno venduto delle polize ,su richiesta del cliente di avere un investimento senza rischi,a capitale garantito, omettendo ,che il tutto era poi garantito da una oscura banca islandese, sono sicura ,che l’unione fa la forza , inoltre ,con questa basa credibilità delle banche,e con questa loro lotta feroce ad accappararsi clienti e liquidità,dobbiamo smettere di essere il popolo bue,e metterle di fronte alle lora responsabilità.
Scritto da ari il 8 Dic 2008