LE POLIZZE VITA NON RENDONO
15 Settembre 2014di Gianluigi De Marchi
Un lettore ci ha scritto lamentando che la sua polizza vita, dopo 5 anni di versamenti periodici, non ha fruttato nulla, ed addirittura, se volesse chiuderla chiedendone il rimborso, ci perderebbe.
Pensare di sottoscrivere una polizza vita per trarne un buon rendimento garantito è un’operazione sbagliata nei suoi presupposti; eppure molti lo fanno, perché non conoscono i meccanismi di questo strumento né le sue finalità oggettive.
Precisiamo subito che parliamo delle polizze vita “caso vita”, cioè di quelle che, a fronte di premi periodici (o di un versamento “una tantum”) promettono di restituire, alla scadenza, un capitale rivalutato (a volte con un rendimento minimo garantito, ma non sempre) oppure (in caso di morte prima della scadenza contrattuale) di pagare ai beneficiari la somma maturata più un modestissimo premio. La finalità di queste polizze è (e non potrebbe essere altrimenti) di tipo previdenziale integrativo: costituire, attraverso versamenti anche di piccolo importo, una somma che consenta di beneficiare di un importo più elevato al momento in cui se ne avrà bisogno (ad esempio al momento della pensione o comunque quando si pensa di poterne avere più bisogno per l’esaurirsi del reddito prodotto col lavoro).
Poiché i capitali raccolti dalle compagnie di assicurazione sono investiti prevalentemente (e non potrebbe essere altrimenti, per dare sicurezza ai sottoscrittori) in titoli di Stato o in obbligazioni ad elevata sicurezza, il rendimento è basso, attualmente ai minimi storici. Oggi non è pensabile che il rendimento annuo di una polizza possa essere superiore al 2-3% annuo lordo. Ed a questo punto entrano in gioco i costi: sulla sottoscrizione pesano oneri di almeno 4-5 punti percentuali, ed ogni versamento successivo è gravato da ulteriori commissioni (dette “caricamenti”) dell1-2%. Morale: per i primi anni i premi versati non fruttano nulla, al netto dei costi…
E se un assicurato avesse improvvisamente bisogno dei soldi, incapperebbe nelle pesanti penalità applicate dalle compagnie per “mancato rispetto del termine”: un”riscatto” (termine che già dà una sinistra idea dell’operazione, come se si dovesse liberare una persona rapita dai banditi, mentre si tratta di ricuperare i propri soldi versati!) costa dall’1 al 3% calcolato in funzione degli anni mancanti alla scadenza.
Consiglio per i lettori: se volete investire i vostri risparmi per trarne un rendimento, non sottoscrivete polizze assicurative ma prodotti finanziari adatti (BTP, obbligazioni soprannazionali, titoli di stato esteri a valuta solida). Ipotizzate di sottoscrivere una polizza solo per costruirvi una futura rendita vitalizia (sperando di vivere abbastanza da incassare almeno i premi versati) ad integrazione della pensione.