L’Economist è bello ma non è perfetto
20 Dicembre 2008di Vittorio Feltri per Libero
Molti anni fa sfogliavamo The Economist, settimanale inglese, per capire come andavano le cose nel mondo e per leggere qualcosa di serio sul nostro Paese. Adesso lo sfogliamo per farci quattro risate e avere la conferma che il giornalismo anglosassone, sempre lodato dagli scribi, è decaduto e per nulla migliore di quello made in Italy. Nel numero in edicola il periodico dedica a pagina 44 un articolo a Silvio Berlusconi considerato troppo vecchio per concludere cinque anni di legislatura, visto che ha avuto il cancro e soffre di disturbi cardiaci.Il pezzo, firmato John Hooper cui riconosciamo una vena iettatoria assolutamente di spicco, contiene altre sinistre profezie: c’è il rischio che Bossi provochi un ribaltone, il premier non ce la farà a realizzare le riforme necessarie all’ammodernamento degli apparati pubblici, la Penisola sta diventando irrimediabilmente più povera dei suoi vicini e via menagramando.
Tutte queste osservazioni sarebbero accettabili se provenissero da una nazione in salute, invece sono state vergate da un giornale dell’Inghilterra notoriamente in condizioni penose, peggiori delle nostre. I britannici da venti e più anni hanno smantellato industria e artigianato elevando quella finanziaria, causa principale della crisi internazionale, a unica attività. Risultato, non si produce più niente se non bolle speculative ovvero bidoni. Tanto è vero che sette banche del Regno sono leggermente fallite.
I governi di Roma – è vero – sono stati pessimi, ma quelli di Londra nell’ultimo ventennio si sono distinti soltanto per l’efficacia con cui hanno distrutto quanto di buono – parecchio – aveva costruito la signora Thatcher. Al punto che la Grande Isola oggi è depressa non soltanto per essere caduta in basso ma anche perché non in grado di rialzarsi, avendo perso la capacità di fare qualcosa che non attenga al terziario in coma.
Gli anglosassoni in questo momento non hanno titoli per darci lezioni in alcun campo eccetto forse quello del golf.
Indubbiamente Silvio Berlusconi è settantenne e ha avuto problemi fisici. Ma siamo sicuri che ciò sia un grave handicap con riflessi negativi sul rendimento mentale? Non crediamo. Dopo aver valutato l’opera devastante dei giovani (giovanissimi) finanzieri d’assalto americani, responsabili del crac mondiale e relativi imbrogli senza frontiere, preferiamo tenerci il nostro vecchietto acciaccato. Al pittoresco Economist consigliamo di dotare le redazioni di numerosi specchi affinché i colleghi, prima di scrivere che gli italiani sono brutti, si diano un’occhiata.
12 commenti presenti
Feltri: «Gli anglosassoni in questo momento non hanno titoli per darci lezioni in alcun campo eccetto forse quello del golf.»
No, nemmeno nel golf posono dare più lezioni. Guardate le classifiche internazionali.
Scritto da Fabrizio Spinella il 20 Dic 2008
infatti che caspita c’entra il golf? Se era Travaglio lo massacravano per quel trafiletto uhauhauauhauauh
al massimo il cricket ma ormai l’indiani li fregano.
E cmq ha dimenticato: Dio stramaledica gli inglesi.
famoso motto XD
Scritto da Tyler il 20 Dic 2008
ho capito, un giornale puo’ dare giudizi su un paese straniero solo se quest’ultimo è con le pezze al culo più del proprio. E pensre che a Feltri lo pagano pure per scrivere ste cose…
Scritto da pellescura il 20 Dic 2008
Pellescura: errata corrige. A parte le buone ragioni di Feltri (che non è uno sprovveduto e conosce il mestiere), il direttore di Libero lo pagano perché sa fare i giornali, oltre a saper scrivere in italiano comprensibile anche al lattaio di Cerro Maggiore (ed anche a quello di Liverpool). Ce ne fossero, altri Feltri, in Italia, ci sarebbe meno disoccupazione tra i giornalisti. Per poter dare giudizi sul mondo, bisogna aver scarpinato. E Feltri (già grande cronista e poi inviato speciale al Corriere della Sera), a differenza di alcuni suoi colleghi che conoscono soltanto i fatti tramite la Rete, ne ha consumate parecchie, di suole. Adesso si diverte a sfottere i “professoroni”. A Londra, gli avrebbero dato la direzione di Times. Quella di The Sun, l’avrebbero riservata a Concita De Gregorio (chiedetevi perché).
Scritto da Fabrizio Spinella il 20 Dic 2008
Non credevo che Feltri si foss ridotto a scrivere cavolate del genere… però la prossima volta dovrebbe scrivere “perfida Albione” al posto di Inghilterra.
Scritto da zazo il 20 Dic 2008
“Perfida Albione”… ahahhahha!!!
Sinceramente il ragionamento alla base di questo articolo mi sembra debole e poco convincente: siccome in Inghilterra le cose vanno male, i giornalisti inglesi non hanno legittimità nel criticare un paese come l’Italia, che pur stando male, sta meno male dell’Inghilterra. Così si postula che le opinioni del giornalista siano ovviamente appiattite su quelle del proprio governo e che la sua credibilità non si costruisca sulle idee sostenute negli anni (sulle quali Feltri non ci illumina) e sulla propria professionalità, oltre che sulla fondatezza delle proprie argomentazioni. E questo presupposto non è assolutamente accettabile. Diverso sarebbe stato se Feltri avesse criticato il giornalista perché egli stesso sostenitore convinto delle politiche dei governi britannici, non perché cittadino del Regno Unito.
Ciò detto condivido che l’articolo dell’Economist paventi eventi alquanto improbabili (non sono d’accordo sul preferire Berlusconi, però), ma tutto l’editoriale trasuda, senza voler intaccare le capacità di Feltri, un facile populismo.
Scritto da Giorgio il 21 Dic 2008
@ Fabrizio Spinella,
se il lattaio di Cerro Maggiore sapesse scrivere bene in italiano e avesse solo il 50% di populismo di Feltri, potrebbe fare perfettamente il direttore di Libero al suo posto
Scritto da pellescura il 21 Dic 2008
Il particolare che dimentichi, Pellescura, è che per dirigere un giornale è necessario conoscere a menadito i meccanismi delle pagine, delle chiusure, dei timoni, dei rigori pubblicitari e molte altre cosette “tecniche” su cui non è il caso di soffermarsi troppo. Inoltre deve decidere come disporre le notizie, controllare (aiutato dai vicedirettori, di cui almeno uno dev’essere un “vicedirettore-macchina”, ossia che non scrive mai o quasi, ma fa da “generale di brigata”, il braccio fisico del direttore) i redattori capi, che a loro volta controllano i capiservizio. Insomma, tiene in pugno una cinquantina (e spesso molto di più) di pagine di carta scritte fitte fitte tutti i santi giorni.
Scritto da Tommaso Farina il 21 Dic 2008
vabbè se scherza 😛
Feltri è in quel mondo da un botto con una carriera non indifferente. Certo, ultimamente, diciamo da quando andò a Il Giornale non mi piace molto moltino come direbbe Flanders
Scritto da Tyler il 21 Dic 2008
#
vabbè se scherza 😛
Feltri è in quel mondo da un botto con una carriera non indifferente. Certo, ultimamente, diciamo da quando andò a Il Giornale non mi piace molto moltino come direbbe Flanders
Scritto da Tyler il 21 Dic 2008
Molly? :mhhh:
Scritto da asdrubale il 21 Dic 2008
eeeh? O_O
Scritto da Tyler il 21 Dic 2008
Pellescura dacci un taglio!
Scritto da ale il 22 Dic 2008