Legalità e moralità: tra il dire e il fare c’è di mezzo il cardinale
24 Gennaio 2011Si apre oggi ad Ancona il consiglio permanente dei vescovi. Nella storia della Conferenza episcopale italiana sarà il primo in assoluto nel quale si discuterà di un argomento piuttosto insolito per quel consesso: il caso Ruby. Il presidente della CEI avrà una bella gatta da pelare: nonostante la simpatia da sempre dimostrata nei confronti dell’attuale governo, il cardinal Bagnasco dovrà esprimere chiaramente la posizione della Chiesa italiana sulla pruriginosa vicenda. Da quello che si legge in rete, dagli ambienti ecclesiastici proviene a gran voce la richiesta di una chiara presa di posizione ufficiale. Il malumore di tanti parroci non vede l’ora di potersi esprimere, rimanendo però in linea con le indicazioni che scaturiranno dalla CEI. C’è anche chi non ha dubbi al riguardo e lo dice chiaramente, come nel caso dell’articolo di Don Paolo Farinella che riprendiamo dal suo blog. Di certo non usa mezzi termini, buona lettura (s.f.)
Legalità e moralità: tra il dire e il fare c’è di mezzo il cardinale
di don Paolo Farinella,
[pubblicato su la Repubblica/Il Lavoro (locale) domenica 23 gennaio 2011, p. XIX con il titolo:
«Il precipizio morale della destra non risparmia neppure Genova]
L’Italia berlusconiana corrotta e strafottente diventa sempre più genovese. Dopo Scajola inventore del genere letterario «a mia insaputa», il prefetto di Genova, coerente rappresentante del governo, si corrompe da solo, lasciando che altri gli costruiscano bagno e foyer invernale da nababbi. La corruzione istituzionalizzata dal gestore della casa chiusa (ma sempre aperta) di palazzo Chigi si estende alla periferia e anche Genova può assurgere a dignità di corruttela nazionale. «Per vivere in una società serena e ordinata occorre un riferimento puntuale alla legalità», disse l’ex arcivescovo di Genova, card. Bertone, il 9 gennaio 2011 durante l’omelia di una Messa. Ora aspettiamo che parli il card. Bagnasco, il quale, inaugurando le terme liguri ha promesso che di queste cose ne parla nelle sedi istituzionali: al consiglio della Cei. O.d.g. «Ruby», un argomento di alto profilo istituzionale. Genova è ben messa: due arcivescovi e cardinali nell’agone istituzionale che si dimena tra la sentina di un porcaio che ha trasformato le sedi governative in postriboli internazionali e teatri di delitti efferati come la prostituzione di minorenni.
In attesa delle ingloriose dimissioni di Berlusconi, sventura nazionale e scandalo mondiale per la sua recidiva tendenza a delinquere e a farsi ricattare anche da prostituite, assistiamo al balletto cardinalizio che da Genova a Roma, vuole rifare una verginità che non c’è perché i cardinali sono coscienti di avere sostenuto machiavellicamente contro ogni regola morale e la loro stessa dottrina, un rudere umano che ha leso in modo infamante l’onorabilità dei luoghi e delle istituzioni italiane. Il popolo cattolico che lo ha eletto appoggia un degenerato corrotto e corruttore, malato psichiatrico e magnaccia di minorenni che egli induce alla prostituzione, commettendo il reato più infamante che si possa immaginare. Ecco, l’Italia riformata! L’Italia liberale dalle radici cattoliche.
Bagnasco si barcamena come può, in conflitto con la propria coscienza che pure ha, mentre Bertone, uomo senz’anima e senza decoro, invece di chiedere scusa a laici e cattolici per avere «in piena coscienza e deliberato consenso» fornicato peccaminosamente con il Priapo nostrano, si limita a copiare il presidente della Repubblica con generici inviti alla moralità, buoni per un minestrone scipìto. Da 17 anni sostiene un pazzo malato e degenere senza etica e legalità, con cui, calpestando ogni principio, ha concordato accordi immorali. Bertone, sventura per la Chiesa, è complice di questo puttanaio perché fu lui che partecipò di notte a cene eversive e clandestine per puntellare il cadente Berlusconi; fu lui che scherzò, ridanciano e lascivo, con Berlusconi al pranzo dei cardinali dove con cipiglio impudico e clericale proclamò urbi et orbi che «il governo aveva ben operato per la Chiesa». Il «riferimento di legalità e l’impegno di una più robusta moralità» del card. Bertone e della Cei si vedono nel sostegno che costoro hanno sempre dato ad un governo del genere e degenere, tacendo sempre su ogni forma di illegale immoralità.
E’ facile dire paroline generiche senza esporsi su di un uomo svuotato, privo di senso di «legalità» che ha violato tutti i commi della moralità pubblica e privata. Ladro, corruttore, mafioso, evasore, falso, spergiuro, puttaniere di minorenni, dissacratore del parlamento ha trovato nella Cei e nel Vaticano interlocutori privilegiati comparati e venduti. Il cardinale mondano ha confuso legalità con interesse, finendo di restare imbrigliato nell’indecenza di uno che fa scempio di comunioni senza suscitare un rigurgito di sdegno. I cattolici fanno quadrato per difendere il satiro, poi vanno a confessarsi da don Verzé che farà lo sconto per saldo di religione: una botta e via daccapo. Ora aspettiamo che Bagnasco lunedì 24 declini le generalità dell’innominato con indirizzo e codice fiscale.