LIBRETTI DELLE COOP: UN RISCHIO
24 Giugno 2015di Gianluigi De Marchi
Lo avevamo scritto mesi fa, ed ora i nodi vengono al pettine: i libretti aperti presso le Coop sono rischiosi, non hanno alcuna garanzia, possono esporre i depositanti fiduciosi alla perdita del loro capitale.
E’ successo in Friuli: la Coop Carnica ha chiesto il concordato preventivo (una specie di fallimento meno grave, in cui offre ai creditori una parte – ma solo una parte – dei loro crediti in cambio della rinuncia al resto). I 3.000 clienti della Coop che avevano prestato i soldi alla società (per un importo di oltre 30 milioni di euro) sono col fiato sospeso, e stanno creando malessere in tutto il sistema nazionale delle cooperative che usano lo stesso sistema per finanziarsi.
Perché una cosa va messa in chiaro subito: i “libretti” delle Coop non sono conti bancari, non sono libretti postali, sono una semplice ricevuta di un finanziamento concesso. Il nome tecnico esatto è: prestito sociale. Chi lo fa riceve un libretto e questo dà la sensazione di aver fatto un deposito come in banca, con tutte le relative garanzie connesse in termini di sicurezza del deposito. Invece è un finanziamento, né più né meno di quello che si farebbe sottoscrivendo un’obbligazione che, non essendo garantita allo Stato, è un titolo a rischio. L’unica garanzia per i prestatori è il patrimonio della cooperativa ma se questo, come nel caso della Coop Carnia (e di altre) è insufficiente a coprire i depositi, allora scatta l’insolvenza.
L’esempio più recente è quello di Coop Operaie di Trieste, che ha ottenuto un concordato preventivo; in base alle previsioni dell’amministratore giudiziario, i soci prestatori potrebbero ricevere circa l’80% delle somme prestate, ma dovranno aspettare almeno due anni prima di rivedere i loro soldi…
Consiglio per i lettori: attenti agli “specchietti per le allodole”, non tutti quelli che consegnano un “libretto di risparmio” sono in grado di restituire sempre (e subito!) i soldi ricevuti.