L’inedito di Pier Paolo Pasolini – Lo scoop di Dell’Utri? Sul web da un anno
4 Marzo 2010La notizia, almeno come è stata presentata alla stampa, è di quelle clamorose: Marcello Dell’Utri, senatore Pdl e bibliofilo, sarebbe venuto in possesso di uno scritto inedito di Pasolini, Lampi sull’Eni ossia il capitolo mancante di Petrolio, l’ultima e incompiuta creatura dell’intellettuale friulano. Si tratterebbe di pagine scottanti, con dure accuse all’ex presidente dell’Eni Eugenio Cefis, che secondo le ricostruzioni di alcuni giudici e giornalisti sarebbe alla base della sua morte trentacinque anni fa. Settantotto pagine che verranno presentate alla prossima Mostra del libro antico, evento di cui lo stesso Dell’Utri è curatore. Peccato però che lo strombazzato scoop in realtà sembri essere più una trovata pubblicitaria per lanciare la mostra che un colpo da raffinato topo da biblioteca. Basta infatti andare oltre i titoli di giornale per scoprire tutti i bachi del clamoroso annuncio.
Prima di tutto, è lo stesso dell’Utri che rivela di non essere in possesso del dattiloscritto ma solo di una sintesi di una quindicina di pagine. Che aspetta ancora il testo originale, rubato dallo studio di Pasolini, e che quindi va ancora verificata l’autenticità. Poi, è sempre lo stesso senatore che rivela come il misterioso Lampi sull’Eni sia in realtà una specie di compendio di Questo è Cefis, altro libro misterioso che, guarda caso, è stato da poco scoperto e che verrà presentato alla kermesse bibliofila milanese.
Ma Questo è Cefis non è scomparso. Si trova da un anno su internet, liberamente scaricabile.
Sul blog di Giovanni Giovannetti (editore della casa editrice pavese Effigie), sconfinamenti.splinder.com, si trova il libro-inchiesta, che a settembre verrà ripubblicato in forma cartacea. E lo si trova da circa un anno, nel silenzio pressoché generale della stampa. Un silenzio colpevole.
Perché – e qui ha ragione Dell’Utri – la storia del volume, scritto nel 1972, è strettamente collegata a tre misteri italiani legati da un filo rosso: le morti del presidente dell’Eni Enrico Mattei e di Pier Paolo Pasolini e la scomparsa del giornalista Mauro De Mauro.
Questo è Cefis è una biografia non autorizzata del manager che fu alla guida dell’Eni prima e di Montedison poi negli anni ’60 e ‘70. Viene descritto come un vorace uomo di potere, che ha tramato nell’ombra per ottenere la presidenza del cane a sei zampe e per neutralizzare la politica indipendentista di Mattei rispetto alle multinazionali anglo-americane del petrolio. Con tutti i mezzi. Nel 1962 Enrico Mattei infatti muore tragicamente precipitando col suo aereo nelle campagne pavesi. A scrivere il libro è Giorgio Steimetz, pseudonimo sotto cui si cela molto probabilmente Corrado Ragozzino, allora padre-padrone dell’agenzia Milano informazioni. Finanziatore dell’agenzia (e del libro) è invece Graziano Verzotto, maggiorente di Mattei in Sicilia e nemico giurato di Cefis. Sta di fatto che dopo l’uscita il libro praticamente sparisce.
Non si trova neanche nelle biblioteche di Roma e di Firenze, che per legge dovrebbero avere una copia di ogni testo edito in Italia. Un vero e proprio mistero. Almeno fino a quando Vincenzo Calia, il procuratore di Pavia che per nove anni ha condotto un’inchiesta successiva a quella ufficiale sulla morte di Mattei, non trova su una bancarella della sua città una copia del libro. Calia lo legge e si accorge che Questo è Cefis è il naturale brodo di coltura da cui è nato Petrolio.
Messi assieme, i due volumi danno uno spaccato dell’Italia d’allora, in cui il potere economico si scioglie in un abbraccio vizioso con quello politico, entrambi immersi in una realtà inquinata dai servizi segreti, italiani e stranieri. Dando vita a dei mostri come la strategia della tensione e gli assassini di imprenditori, intellettuali e giornalisti. Per Calia infatti sia Pasolini che il cronista siciliano De Mauro (che prima di scomparire nel nulla stava indagando per il regista Franco Rosi sull’ultimo viaggio in Sicilia di Mattei) avevano scoperto le incongruenze di quello che fu catalogato come incidente aereo. E per questo eliminati.
Ma tutto questo è più o meno noto. Lo scoop di Dell’Utri, vero o presunto che sia, rischia di non aggiungere altro a ciò che si sa. E che già oggi è a portata di mouse di chi vuole sapere.
(Gianni Del Vecchio – da europaquotidiano.it del 4 marzo 2010)
(leggi anche “Lampi sull’Eni” in mano a Marcello Dell’Utri? dal blog di Giovanni Giovannetti)
(video di Dell’Utri da Adnkronos.com)
(Marcello Dell’Utri, “raffinato bibliofilo” in un articolo de iltempo.it di ieri: «Perché “Lampi sull’Eni” prende spunto da un altro libro a sua volta sparito. Non perché rubato ma perché introvabile. È un volume del 1972. Proprio l’anno in cui Pasolini mette mano a Petrolio. Sì. È un’opera firmata da Steimetz e s’intitola “Questo è Cefis“. L’altra faccia dell’onorato presidente”. Non se ne rinviene più una copia, in nessuna biblioteca, in nessuna questura. Eppure Pasolini lo cita nelle appendici di Petrolio. Un giallo nel giallo»)
4 commenti presenti
Esisteva invidia e voglia di soppiantarlo!
Enrico Mattei non ha accumulato capitali per la sua famiglia oppure per il suo partito oppure per i suoi amici! Era nato povero e povero era quando è stato ucciso! Per dare una pensione a sua moglie si è dovuto fare l’impossibile!
Questo fatto la dice lunga sul suo essere uomo sensibilissimo ai bisogni degli altri, sacrificando ogni slancio egoistico! Dell’appellativo di “corruttore-incorruttibile” lui stesso ne parlava quasi fosse una giustificazione per dimostrare quanto difficoltosa ed incompresa era la strada da percorrere nel raggiungere quegli obiettivi relativi allo sviluppo energetico italiano, pur a tutti evidenti e sicuramente ritenuti estremamente positivi negli anni della ricostruzione post bellica!
Il poco tempo trascorso dalla sua scomparsa ha già cancellato la sua figura, come se la morte debba essere attribuita ad una sua colpa!
Invece Enrico Mattei ha versato lacrime, nell’ultimo periodo vissuto, a causa delle minacce ricevute! Sicuramente egli era coinvolgente e determinato nel perseguire risultati altruistici, il bene comune, la liberazione atavica dalla miseria nazionale!
Questo apparentemente facile successo, raggiunto da un personaggio semplicissimo come era Enrico, suscitava invidia, spirito di emulazione ma anche voglia di soppiantarlo! E così è stato!
Scritto da Silvano il 15 Mar 2010
Enrico Mattei era un uomo di potere. Pagava tutti (sottobanco, perfino il Movimento Sociale che egli disse di usare come un taxi) per non avere problemi. Leo Longanesi, fondatore e direttore de “il Borghese”, rivista di destra, lo attaccava per la sua spregiudicatezza; ma quando morì Longanesi in un suo cassetto si rivennero i documenti dei contributi pubblicitari dell’ENI. Mattei era un grande nella politica petrolifera e un grande nell’arte della corruzione finalizzata ai suoi obbiettivi d’impresa e alla strategia della sinistra democristiana. “Il Giorno” fu un quotidiano innovativo, per certi versi, e crebbe con il denaro del parastato fior di giornalisti, tra i quali Giorgio Bocca, il quale come Mattei aveva dei trascorsi fascisti prima di votarsi alla macchia durante la RSI. Chi lo fece eliminare? Si vociferò che a Fanfani la morte di Mattei rese sollievo, ma in realtà tutti da destra a sinistra tirarono un sospiro di liberazione (dai ricatti psicologici e non). Mattei non si arricchì, pur creando provviste all’estero per le strategie dell’ente petrolifero, ma alimentò con il denaro pubblico dell’ENI molte greppie interne ai partiti e ai vertici ministeriali e delle forze dell’ordine. Era un uomo di conseguenza. Morì di conseguenza.
Scritto da Fabrizio Spinella il 15 Mar 2010
Al Signor Fabrizio Spinella, che dice:
“Mattei era un uomo di conseguenza. Morì di conseguenza”.
COMMENTO:
Cristo, che non era uomo di conseguenza, è morto di conseguenza oppure per invidia e tradimento?
Che Enrico Mattei è stato un corruttore lui stesso non ne ha fatto misteri ed apertamente lo ha ammesso, ma ammazzarlo è da invidiosi, oltre che da traditori!
Chi ha usato la pena di morte non ha agito per legittima difesa ma per vigliaccheria e tornaconto!
Negli anni millenovecentocinquanta per fortura abbiamo avuto l’opera di Mattei, diversamente
la ricostruzione e lo sviluppo economico italiano sarebbe ancora da inventare!
L’ingratitudine italiana regna sovrana e come di solito avviene nel nostro Paese in queste circostanze, chi si è visto si è visto . . . .
“di conseguenza”!
Scritto da Silvano il 15 Mar 2010
Spero che lei, Silvano, abbia letto a suo tempo “Uomo di conseguenza” di Attilio Veraldi. Ovviamente, la similitudine tra il protagonista del romanzo e il presidente dell’ENI è puramente metaforica. Ma al personaggio marchigiano di Acqualagna, Mattei s’attaglia la locuzione partenopea “uomo di conseguenza”, per le sue azioni coerenti con la sua vocazione al comando e per le avventure in cui si ficcò. Ovvio che gli capitò di morire “di conseguenza”: nel cielo di Bascapè il suo aereo a bassa quota fu sparato dal basso, questo io ipotizzo nei momenti di relax. M’incuriosisce e apprezzo però la sua determinazione e la sua passione nella difesa dell’uomo Enrico Mattei, che alla nuove generazioni dice poco o niente (forse hanno visto distrattamente in qualche passaggio tv il film di Rosi), ma che ha il suo posto meritato, con ombre e luci, nella storia della politica non solo industriale del nostro Paese.
Scritto da Fabrizio Spinella il 15 Mar 2010