L’uomo di An in Rai purgato per i no a Tulliani
6 Agosto 2010Sotto sotto lo sanno anche i sassi, per essere introdotto in Rai gli appoggi e le conoscenze politiche aiutano molto. A quanto racconta Franco Bechis su “Libero” di oggi, lo sapeva benissimo anche Giancarlo Tulliani, il fratello della compagna di Gianfranco Fini segnalato nelle cronache recenti per la faccenda della casa a Montecarlo. Il resoconto di Bechis è impietoso, narra di come nel settembre del 2008 iniziò un pressing di Fini su Guido Paglia, allora direttore relazioni esterne della Rai, al fine di favorire il cognato Tulliani. Sollecitazioni culminate due mesi dopo con la convocazione di Paglia a Montecitorio: nell’ufficio privato del Presidente della Camera il dirigente della tv di Stato si trova di fronte Fini, ma anche Tulliani. L’incontro degenera dopo le obiezioni oggettivamente fondate sollevate da Paglia, che con quell’episodio chiude la lunga amicizia con Fini. L’articolo di Bechis è ripreso da dagospia.com, con in coda le precisazioni degli avvocati di Tulliani che definiscono la notizia riportata da Libero priva di fondamento e “gravemente diffamatoria e lesiva della dignità del signor Tulliani”.
Comunque andrà a finire, questa non sarà certo la prima né l’ultima volta che emerge dalle cronache l’interessamento qualche politico a favore di qualcuno a lui vicino affinché trovi un posticino in Rai. Qualche tempo fa si fece un gran discutere delle telefonate di Berlusconi a Saccà, ricordate? E che dire poi delle richieste di chiusura per Annozero?
La televisione pubblica in altri Paesi tende più ad apprezzare la professionalità piuttosto che conoscenze ed amicizie. Da queste parti invece si lavora più di fantasia e creatività. (sf)
La fine della storia forse è stata scritta ieri, quando il cda Rai ha fermato la fiction “Mia Madre” di Massimo Ferrero, detto Viperetta, dando mandato agli uffici di effettuare approfondimenti sulla “opacità degli assetti proprietari dell’Ellemme group, in mano a due limited londinesi, la Elmhold ltd e la Artgold ltd entrambe iscritte al registro delle imprese britannico dal 2003 all’indirizzo First floor 41 Chalton Street, London.
Ma l’inizio della storia del trio dei produttori (Giancarlo Tulliani, Viperetta e Geppino Afeltra, ex manager di Gigi D’Alessio) che volevano fare della Rai la loro banca privata ha una data sicura: 17 settembre 2008.
Quella mattina in Rai squillò il telefono del direttore relazioni esterne, Guido Paglia, in quei giorni in corsa per diventare vicedirettore generale dell’azienda. Dall’altro capo del filo la segreteria di Fini: «Il presidente le chiede se può ricevere il dr. Giancarlo Tulliani che deve parlarle».
Paglia è un ex giornalista, amico personale di Fini da decenni, viene considerato in Rai il manager di fiducia di An. La cortesia è di quelle che non si possono rifiutare. Tulliani viene ricevuto quel giorno stesso. E si presenta con quello che lui definisce il suo socio a cui sta dando una mano: Federico Passa. Spiega che vuole sbarcare alla grande nel settore del trading dei diritti cinematografici, dice di avere buoni contatti all’estero e di avere solo bisogno di una sponda in Rai.
Paglia cerca di dissuaderlo, spiega che il cinema è in crisi, che la Rai compra pochissimi diritti, che non ci si può inventare quel mestiere dal giorno alla notte, e che servono molti capitali. Tulliani però non demorde. Paglia allora gli combina due incontri al volo. Lo manda da Giancarlo Leone, ex amministratore delegato di Rai Cinema e da Adriano Coni, presidente di 01 Distribution, società distributrice dei film prodotti dalla Rai. Entrambi dicono la stessa cosa di Paglia, che nel frattempo telefona a Fini per spiegargli che il cognato ha in mente piani complessi da realizzare. Fini fa finta di non sapere nulla: «Mah, io sapevo che faceva l’immobiliarista, non conoscevo cosa volesse».
«LEI MI OSTACOLA»
Comunque Passa riesce a vendere a Rai cinema tre titoli minori, il costo non è alto: “Major movie star”, “The Poet” e “September down”. Altro non accade. Fino al 18 novembre 2008. Quel giorno squilla di nuovo il telefono dell’ufficio di Paglia: «Il presidente Fini ha bisogno di vederla subito ». Paglia si fionda a Montecitorio. I commessi lo aspettano: «Il presidente la attende nel suo appartamento privato, sull’altana».
Il direttore delle relazioni esterne della Rai sale e si trova davanti Fini e al suo fianco Giancarlo Tulliani. Prende la parola Fini: «Lui ha bisogno di un minimo garantito sulla fiction, sull’intrattenimento e sui diritti cinema dall’estero». Paglia non usa giri di parole: «Gianfranco, non è possibile. La Rai ha delle regole, l’iscrizione all’albo fornitori, bisogna fare piccoli passi, presentare progetti e sapere che c’è una concorrenza sterminata».
Tulliani si spazientisce: «Lei sta facendo un fracco di difficoltà. Ma solo a me. Barbareschi e la Bocchino invece li aiuta». Paglia spiega di essere entrato in Rai nel 2002, e che Barbareschi e la Bocchino già lavoravano con l’azienda. Quel mestiere non se l’erano inventato dall’oggi al domani. Il clima si fa acceso. Tulliani incalza: «Evidentemente lei ha altri interessi da difendere». Paglia non replica ed esce, inseguito da Fini: «No, aspetta». Ma la discussione tracima, e Paglia saluta e se ne va.
Era un martedì. Il sabato successivo è morto Alessandro Curzi, consigliere di amministrazione della Rai. Funerali in Campidoglio il 24 novembre. Viene annunciata la presenza di Fini. Quel giorno il direttore relazioni esterne della Rai attende come suo dovere il presidente della Camera sulla soglia. Fini arriva, Paglia tende la mano. Fini la ritira. Sibila: «L’altro giorno ti sei comportato malissimo».
ADDIO PER SEMPRE
Da quel giorno non si sono più parlati né salutati. Paglia gli ha scritto una lettera privata chiedendogli «volevi che gli mettessi le mani addosso davanti a te?». Quel giorno è finita un’amicizia. E anche l’avanzamento di carriera di Paglia in Rai: vicedirettore generale non è più diventato, ed è restato in un angolo a fare il suo lavoro.
Cerchiamo Paglia per avere la sua versione dei fatti raccontati a Libero da fonte più che autorevole: «È stato un momento dolorosissimo per me. Perché l’arroganza di Giancarlo Tulliani e della sua famiglia mi è costata una amicizia, quella con Fini, che durava da 30 anni. Per questo preferisco non parlarne più»
Con Paglia è finita lì. Con Tulliani no. Fini riesce a farlo ricevere dal direttore generale della Rai, Mauro Masi. Lui lo indirizza a Marano, suo vicedirettore generale. Dal colloquio escono parole simili a quelle sentite, ma si sblocca qualche ipotesi di lavoro. Tulliani prima chiede di fare quattro prime serate Rai con la sua Giaint Entertainment. Gli danno due seconde serate, poi scese a una: un flop.
Poi grazie all’idea di associare alla famiglia Tulliani Roberto Quintini, si apre una porticina a Rai Uno, dove Mazza consente una commessa per un programma del pomeriggio interamente realizzato in azienda. Piccola anomalia, ma ce ne sono di peggiori. Altro contratto con Pino Insegno per una serie di serate poi ridotte non andando al meglio. Quasi due milioni di euro per Tulliani. Fine della carriera per Paglia.
PRECISAZIONE DI GEPPINO AFELTRA A “LIBERO”
Signor direttore, non ho mai presentato Massimo Ferreri a Mauro Masi. Ho invece conosciuto Ferreri circa un anno fa, in occasione di un evento al quale partecipavano molte personalità politiche e dello spettacolo, anche della Rai. Né in Rai, né in altro ambito ho mai svolto alcuna attività insieme a Ferrero.
A Giancarlo Tulliani ho solo fornito generica consulenza per iniziative che voleva portare avanti, ma non ho mai operato insieme a lui in alcuna azienda, compresa A.T. Media, alla quale sono estraneo. Non ho mai partecipato a cene a Torino alla fine del 2009 con Ferrero, Tulliani e un imprenditore ufficiale della Rai, né ho mai invitato quest’ulti – mo per trattare con loro l’acquisto da parte di Tulliani di una società “con numerosi contratti Rai”.
Infine, nella mia attività professionale ho sempre operato in prima persona e “alla luce del sole”, senza bisogno di cercare di “non comparire mai”, come del resto è facile rilevare dal mio curriculum consultabile anche on line.
GEPPINO AFELTRA
PRECISAZIONE DEGLI AVVOCATI DI GIANCARLO TULLIANI A ‘LIBERO’
Signor direttore, appare gravemente diffamatoria e lesiva della dignità del signor Tulliani la notizia relativa ai suoi rapporti con il produttore Massimo Ferrero e l’organizzatore di eventi Geppino Afeltra per l’acquisto di una società iscritta nell’albo dei fornitori Rai con lo scopo di regolarizzare contratti con la tv di Stato.
La notizia non corrisponde al vero ed è, evidentemente, il risultato di una strumentalizzazione politica della persona del nostro assistito. Il signor Tulliani non ha mai conosciuto il signor Ferrero, né si è mai occupato, direttamente o indirettamente, di produzioni tv nell’interesse della Rai. Il nostro assistito non ha mai presieduto, amministrato o avuto partecipazioni in società che hanno lavorato per la Rai.
Destituita di fondamento è la notizia di un suo “esordio” nella trasmissione “Italian fan club music awards”, considerato che il signor Tulliani non ha mai ricoperto alcun ruolo nell’ambito di detta trasmissione. Aggiungasi che il nostro assistito non si è mai recato al mercato dei diritti cinema e tv di Cannes al fine di comprare e rivendere per terzi, né è mai andato a Torino per concordare acquisti di società o altre operazioni simili. Inoltre la Giaint Entertainment Group e la Giaint Entertainment S.r.l. non hanno mai lavorato con la Rai.
Avv. CARLO GUGLIELMO IZZO Avv. ADRIANO IZZO