MA QUANTO E’ LUNGO IL “LUNGO PERIODO”?
21 Febbraio 2016di Gianluigi De Marchi
Una delle frasi più lette nei libri e negli articoli che trattano l’argomento dei fondi comuni è: “Nel lungo periodo i fondi offrono un ottimo risultato”. Un mantra ripetuto fino alla noia anche da promotori finanziari ed impiegati di banca che cercano di vendere le quote dei loro prodotti dando fiduciosa speranza ai sottoscrittori.
Ma qual è un “ottimo risultato” e, soprattutto, quanto bisogna aspettare per ottenerlo?
I fondi in Italia hanno compiuto 30 anni di vita, e le statistiche sono ormai consolidate e significative; la “bibbia” nel settore è data dagli studi di Mediobanca, che annualmente pubblica esaurienti analisi.
Il rendimento assoluto del paniere medio dei fondi (da quelli monetari a quelli azionari) è apparentemente eccezionale: una crescita netta del 407% a beneficio dei sottoscrittori. Ma, come sempre, le cifre vanno analizzate in profondità per capirne il reale significato.
Prima di tutto una performance di quasi il 500% è sì straordinaria, ma tenuto conto del fatto che è maturata in 30 anni equivale ad un rendimento medio annuo del 5% circa.
Secondo punto: chi avesse optato per un banale BOT annuale rinnovato per 30 volte avrebbe ottenuto una cresciuta del 495,6%, pari al 6% annuo! E questo ridimensiona nettamente il risultato dei fondi che, in teoria, dovrebbero battere agevolmente investimenti a “rischio zero”.
Terzo punto: anche sui 10 anni il confronto coi BOT è perdente per i fondi, in quanto i primi hanno reso il 2,3% annuo, i secondi il 2,1% annuo.
Ci asteniamo da ogni commento che potrebbe sembrare di parte e dettato da pregiudizi. Preferiamo riportare il testo del commento di Mediobanca: “L’industria dei fondi continua a rappresentare un apporto distruttivo di ricchezza per l’economia del Paese, valutabile in circa 7 miliardi di euro in un contesto decennale”.
La cosa che deve far meditare più di altre è infine quella che riguarda il raffronto tra guadagni per i sottoscrittori e guadagni per i gestori. I primi in 30 anni hanno beneficiato di una crescita netta di 91 miliardi di euro; i secondi (attraverso l’incasso delle varie provvigioni e commissioni), oltre 71 miliardi; in pratica i gestori si sono ritagliati una fetta di reddito pari all’80% di quanto hanno ottenuto i risparmiatori!
Siamo senza parole…