MORIRE A CAUSA DELLE BANCHE
24 Marzo 2012di Gianluigi De Marchi
Vincenzo Di Tinto: impiccato.
E’ l’ultimo dei suicidi di piccoli imprenditori che negli ultimi anni si sono tolti la vita, disperati per mancanza di aiuto da parte del sistema bancario (nel solo Veneto, come calcolato dalla Cgia di Mestre, sono 50 i suicidi legati a difficoltà economiche).
Di Tinto aveva avuto un addebito per 4.500 euro di “commissioni” che si è scoperto non dovute, ed aveva ricevuto un rifiuto per un finanziamento di 1.000 euro (leggete bene l’importo: MILLE EURO!), due fatti che mettevano in grave pericolo la sua piccola azienda (un negozio di abbigliamento a Vinosa, in provincia di Taranto).
Tutto questo è avvenuto mentre il sistema bancario italiano nuota nell’oro, avendo ricevuto dalla Banca Centrale Europea un fondo di 100 miliardi di euro (leggete bene l’importo. CENTO MILIARDI DI EURO, con i quali si potrebbero erogare prestiti a 100 milioni di imprenditori come il povero Di Tinto…) di cui si è persa immediatamente traccia.
Siamo nel terzo millennio, ma purtroppo nel mondo finanziario siamo tornati all’età della pietra, in cui ognuno pensa solo a se stesso e chi, come le banche, ha in mano i destini di milioni di clienti, pensa solo a fare più profitti anziché a dare più sostegno al sistema produttivo.
Quanti altri suicidi dovremo piangere prima che qualcuno prenda in considerazione qualche provvedimento per dare veramente slancio a chi produce (anziché tutelare chi campa alle spalle degli altri)? Quante altre aziende dovremo registrare tra i fallimenti o le liquidazioni forzate per mancanza dei capitali necessari a finanziare l’attività corrente?
Certo, le banche non sono istituti di beneficenza, sono imprese economiche e debbono avere i loro margini di profitto; ma svolgono anche un essenziale ruolo sociale, come cinghia di trasmissione dei capitali, tra chi li ha e chi ne ha bisogno. Se la cinghia si ferma ed anche un prestito di 1.000 euro è un ostacolo insormontabile, occorre provvedere con urgenza.
Monti ci ha messo tutti a stecchetto per risanare il bilancio dello Stato; pensi ora a distribuire qualche briciola del lauto banchetto dei “ricchi epuloni” che vivono nelle ovattate stanze dei “tempi del denaro”, senza farsi condizionare dai piagnistei di chi non vuole mollare la presa…
4 commenti presenti
O Monti, o alto ingegno, or mi spiegate:
o mente che scrivesti (1) ciò ch’io vidi (2),
qui si parrà la tua nobilitate.
Che fine ha fatto la riduzione del numero dei perlamentari, del costo della politica, degli abusi retributivi, dello strapotere delle banche, delle assicurazioni e dei petrolieri?
(1) negli annunci di equità, nei Dectreti Legge e nei Disegni di Legge
(2) scritto sulla stampa
Scritto da Riccardo il 26 Mar 2012
art. 18, pare che sia tutto lì il segreto … così – dice – gli investitori esteri ritornano in Italia … oppure, così i nostri industriali smettono di delocalizzare e riportano in Italia i posti che hanno creato all’estero (Romania, Turchia, Brasile, Cina, etc.. A pensar male … si fa peccato ma si indovina …
Scritto da Riccardo il 27 Mar 2012
prelevare tutto e chiudere tutti i conti e che se la vedano loro p siamo ridotti così male che senza tesserine ci sentiamo perduti?
Scritto da walter il 2 Apr 2012
Per una reazione immediata allo strapotere delle banche una azione semplice potrebbe essere: controllare la raccolta di denaro su base territoriale per poterla reindirizzare.Perciò io propongo di costituire, località per località, una associazione di contocorrentisti in modo da raggiungere numeri di associati consistenti nell’ambito territoriale di una banca o sua filiale,così da poter togliere da quella banca o filiale centinaia-migliaia di conticorrenti dalla sera alla mattina.L’effetto potrebbe essere come “distruggere quella filiale” senza usare violenza e tutto credo legale (questo aspetto deve essere approfondito).Una tale associazione per sua natura non ha collocazione politica perchè agisce solo nell’interesse del cittadino e potrebbe avere effetti considerevoli sul sistema economico locale costringendo le banche a trattare tassi di interessi e prestiti.
fabrizio.bianconi @gmail.com
Obiettivo : AGIRE SULLA LA RACCOLTA DI DENARO DA PARTE DELLA BANCA
A tale scopo è possibile:
1) Organizzare i contocorrentisti in associazione al fine di esercitare pressione sulla banca
2) L’azione deve interferire con la raccolta di denaro da parte delle banca quindi interessano solo i conticorrenti in attivo. (ovviamente spostare i debiti non costituisce motivo di pressione )
3) Poiché chiudere un controcorrente implica dei costi anche perché occorre aprirne un altro ,in una prima fase detta di TEST ciò non è necessario
4) Raggiunta una massa di associati contocorrentisti ritenuta sufficientemente critica per la raccolta della banca ,possiamo fare un test di zona in questo modo: invitiamo gli associati a prelevare 50€ in un dato giorno. Il test permette di valutare la capacità di coordinamento dell’associazione e insieme la risposta degli associati.
5) Il test può essere ripetuto in quanto non implica costi particolari in quanto il modesto prelievo può essere utilizzato per la spesa abituale.
6) Ritenuto soddisfacente il test di cui al punto (4) possiamo già interessare la stampa locale e le TV locali per una dimostrazione pubblica sull’efficacia dell’associazione ripetendo il Test di cui al punto (4)
7) Ritenuta soddisfacente la prova di forza del punto(6) possiamo già intavolare trattative con la banca . Nel caso di esito positivo della trattativa ricominciare dal punto 1) con altra banca. Nel caso di esito negativo della trattativa passare al punto (8).
8) Verificata l’indisponibilità della banca oggetto del test prosciugare e chiudere tutti i suoi conticorrenti e ritornare al punto 1) per fare lo stesso servizio ad altra banca.
Scritto da fabrizio il 25 Apr 2012