OBBLIGAZIONI BANCARIE AL 7,5%; UN AFFARE, MA NON PER NOI…
24 Gennaio 2009di Gianluigi De Marchi
Alzi la mano chi, in questi momenti di vacche magre per i risparmiatori (che possono puntare al massimo a cedole del 3% annuo) non vorrebbe sottoscrivere obbligazioni bancarie al 7,5%.
Passato il panico di fine anno, titoli del genere andrebbero a ruba; ma nessuno pensi di poterne approfittare.
Si tratta dei bond subordinati riservati al Tesoro (già soprannominati “Tremonti bonds“), privi di scadenza e convertibili, con cedole iniziali al 7,5% e successivamente crescenti con modalità da determinare.
Titoli che saranno sottoscritti dal Tesoro a fronte di richieste di finanziamento avanzate dagli istituti di credito per rinsanguare le casse, raccogliere fondi freschi forse in questo momento introvabili e cercare di riavviare il sistema creditizio oggi unanimemente giudicato bloccato (sia per i privati, sia per le aziende).
Il meccanismo è semplice: una banca emette i titoli riservati allo Stato, che eroga i fondi teoricamente senza obbligo di scadenza; ma il meccanismo di “costo crescente” è un concreto incentivo a chiudere l’operazione al più presto, per evitare aggravi eccessivi sul conto economico. Chi ci guadagna?
Apparentemente solo il Tesoro, che ne ricava un buon rendimento; ma il discorso va un po’ allargato, perché tocca anche tutti noi.
E’ vero che i risparmiatori non possono beneficiare in maniera diretta delle cedole. Ma è altrettanto vero (ed importante) che ne hanno un beneficio indiretto. Infatti ogni entrata per il tesoro si traduce in una riduzione parallela del fabbisogno; ben vengano quindi gli interessi sui “Tremonti bonds”.
C’è un rischio, sul quale si spera che il Ministro vigili: poiché i managers dei grandi istituti (quelli che oggi necessitano di capitali freschi) sono disposti a tutto pur di non mollare la poltrona sulla quale siedono comodamente, potrebbe succedere che si trovino meccanismi di traslazione sulle imprese dei maggiori costi. In altri termini, un aumento dei fidi sì, ma accompagnato da un aumento dei tassi (pur in presenza di un costo BCE bassissimo). Il tutto per cercare di mantenere alti i profitti e quindi i bonus personali.
Manovra che si spera venga sventata sul nascere, imponendo (come era stato inizialmente promesso) l’erogazione dei fondi solo previa “pulizia” dei consigli di amministrazione che hanno provocato danni incalcolabili per il sistema bancario attraverso i giochini con gli asset velenosi (non solo CDO ed altre diavolerie del genere, ma anche i fondi di Madoff costruiti con il perverso meccanismo di Giuffré…).
Non vediamo l’ora di vedere certi personaggi tendere la mano per implorare l’elemosina da Tremonti, ma vorremmo anche vedere, nell’altra mano, la lettera di dimissioni.
Un commento presente
Sembra che a Siena stiano per cedere.
Scritto da bart_simpson il 26 Gen 2009