PASQUINO CRUPI (1940- 2013) PEDAGOGO COMUNISTA E INFINE CRISTIANO
24 Agosto 2013C’era anche l’ex direttore di Liberazione Piero Sansonetti ai funerali religiosi dell’intellettuale comunista Pasquino Crupi (1940), morto il 19 agosto a Bova Marina, un paese del reggino ionico. Crupi era l’ultimo alfiere del vecchio meridionalismo socialista di stampo salveminiano, che aveva infine sposato il garantismo giudiziario con l’avversione al dominio del centralismo statuale nelle terre del Sud, utilizzando la letteratura (di cui era docente, critico e storico di matrice marxista) e il giornalismo (da alcuni anni dirigeva il settimanale free press La Riviera) come strumenti di impegno politico (era stato uno dei dirigenti nazionali del Partito dei Comunisti Italiani). Negli ultimi tempi, alla stregua del romano Sansonetti (direttore di Calabria Ora, quotidiano al quale lo scrittore defunto collaborava), Crupi aveva instaurato un sorprendente dialogo con alcuni uomini del centrodestra (come l’ex senatore missino Renato Meduri e l’attuale presidente pidiellino della Regione Calabria Scopelliti), opponendosi all’indiscriminato scioglimento ministeriale di molti comuni per influenze mafiose. Più sorprendente è stato il percorso di conversione spirituale del comunista Crupi, sfociato particolarmente nella devozione alla popolare Madonna della Montagna di Polsi. Pubblichiamo un “ritratto” di Crupi, scritto per il nostro blog dal giornalista Francesco D. Caridi
Pasquino Crupi, oratore dalla furente retorica che evidenziava una influenza “verista”, utilizzò, in senso gramsciano, particolarmente la letteratura (di cui il suo giornalismo era un epifenomeno) come strumento di interpretazione del reale, come veicolo di riscatto e di convincimento sociale, per un’auspicata egemonia politica delle classi subalterne, in specie quelle meridionali, che soltanto attraverso il sapere avrebbero potuto conquistare spazi di potere ed emanciparsi dalle sottomissioni. La sua “Storia della letteratura calabrese” nasce appunto dal suo desiderio di conferire notorietà e perennità anche ai talenti marginali o alieni della regione, misconosciuti o del tutto ignorati nelle produzioni editoriali “nordiste”, benché degni di raffrontarsi ad autori “nazionali” spesso sopravvalutati dal marketing.
Nell’ultimo sprint polemico e arguto della sua vita di professore éngagé, diresse un piccolo periodico impregnato della sua visione comunista. Dal manicheismo esibito nei tempi giovanili per sentimento di partito e voglia di rigenerazione sociale, il maturo Pasquino Crupi era però passato alla consapevolezza della complessità, cioè alla percezione che non esiste una sola possibile verità, e ad una revisione delle illusioni laiciste, sebbene non abbandonando la propria fiducia ideologica nella palingenesi. Questa consapevolezza, arricchita dalla franchezza di espressione, da una spregiudicata ironia e da una coerenza all’apparenza anacronistica, l’aveva messo in mora tra alcuni praticoni del progressismo post-comunista, mentre altri nel campo conservatore si giovavano della riflessione e del confronto con le sue opinioni e idee sulle tematiche meridionalistiche.
Un uomo di sinistra come Pasquino non negava la Tradizione, sebbene la preferisse libera dalla palla al piede della borghesia ipocrita e maneggiona e della religione “impiegatizia”. Sarà per questo che, ad esempio, nella devozione non mediata delle classi subalterne alla mitica Madonna di Polsi nell’Aspromonte egli intravide la volontà del popolo di rivendicare una libertà che in altri campi della vita meridionale viene conculcata o subornata da certe applicazioni istituzionali, e difese perciò il principio della cristianità laddove esso sembra tradursi nella ribellione ai soprusi delle classi dominanti e nella tutela della dignità umana, e non soltanto in un fatto consolatorio che non rimuove il problema.
Credo che il percorso, non dico di conversione (parola un po’ abusata), ma di ritorno romantico alla religione dei padri, fosse iniziato in Pasquino Crupi ancor prima della insorgenza della malattia, verosimilmente con la rilettura dei Vangeli e dei pensieri di Blaise Pascal, e per questo si sia naturalmente concluso con le sue spoglie benedette in una chiesa dedicata a San Giovanni Bosco, quasi a significare la relazione tra l’educazione civile, attraverso l’insegnamento scolastico e il lavoro per ridurre il disagio e la marginalità tra i giovani, e la crescita interiore, attraverso la sapienza evangelica, ch’è il motivo ispiratore del fondatore dei salesiani e ch’è il principio a cui infine si attenne, con dedizione, il pedagogo comunista Pasquino Crupi, che crocianamente non poteva non dirsi cristiano.
Francesco D. Caridi