PICCOLE IMPRESE ALLA LARGA DALLE GRANDI BANCHE!
7 Dicembre 2010di Gianluigi De Marchi
Questa volta segnaliamo il caso di una signora che a giugno, con grande coraggio, ha avviato un’attività commerciale, ha iniziato il suo lavoro e, come è ovvio, ha chiesto un aiuto alla sua banca, Unicredit, sotto forma di scoperto di conto corrente; importo: 10.000 euro.
Una richiesta ovvia, tecnicamente perfetta, per una cifra che sicuramente non provoca problemi di cassa alla grande banca…
Eppure la risposta è stata negativa, non tanto perché l’attività fosse agli inizi e quindi “rischiosa”, ma perché era meglio (secondo il direttore) farsi fare un prestito personale.
Cerchiamo di capire la logica perversa dell’offerta bancaria: con uno scoperto di conto la banca guadagna se il cliente “va in rosso”, mentre se resta a credito non guadagna. Con il prestito personale, invece, la banca si assicura da subito che il cliente s’indebita per l’intera cifra pattuita e rimborsa a rate mensili, pagando profumatamente interessi su tutta la cifra, indipendentemente dal fatto che ne abbia bisogno o no. Per chi ha un’attività commerciale, una “proposta indecente” perché oggi potrebbe esserci bisogno di 10.000 euro per un acquisto di magazzino, tra quindici giorni non ci sarebbe bisogno di nulla, se le vendite vanno bene; ma se il prestito è fisso, gli interessi si pagano sempre, ed inoltre ogni mese bisogna rimborsare (magari proprio quando ci sarebbe necessità di avere fido).
Inoltre lo scoperto per il direttore dello sportello è un onere, bisogna seguirlo, stare attenti, contattare il cliente se sta al limite; invece con il prestito personale va tutto avanti in via automatica, ti presto i soldi oggi, ogni mese mi rimborsi, se non paghi ti metto in mora, ti faccio un decreto ingiuntivo, ti faccio fallore e oplà, avanti un altro.
Consiglio per la lettrice e per tutti i lettori: se avete una piccola attività commerciale, artigiana o industriale, state alla larga dalle grandi banche che pensano solo ai grandi business, alle operazioni da milioni o miliardi di euro e non a quelle da 10.000 euro!
Si può anche fare a meno dell’insegna prestigiosa che campeggia sull’agenzia, ed affidarsi a nomi meno rutilanti, meno internazionali, più “caserecci” che però, quando parli col direttore, sa cosa fare per darti una mano, non per guadagnare un ricco bonus a fine anno alle tue spalle…