PIU’ TAXI, PIU’ FARMACIE, PIU’ PIL? MA DAI…
26 Gennaio 2012di Gianluigi De Marchi
Più leggo i provvedimenti del Governo sul tema dello sviluppo e più resto allibito.
Ma davvero Monti, Passera e gli altri Professori che reggono il timone del Governo pensano che dando qualche concessione in più di taxi, aprendo nuove farmacie, levando le tariffe minime dei professionisti il PIL italiano aumenterà?
Io sono convinto del contrario e mi permetto di fare qualche riflessione in merito.
Partiamo dai taxi, che per la terza volta subiscono un “assalto” da parte di un Governo: sembra che tutti i mali dell’Italia derivino dalla prepotenza di qualche migliaio di autisti di piazza che non vogliono “aprirsi” alla concorrenza! Ma riflettiamo: le tariffe dei taxi sono fissate dai comuni, quindi il nuovo tassista non potrà certo praticare sconti su quanto indicato dal tassametro piombato! Ed il cittadino che troverà più auto ai parcheggi riservati ai taxi si invoglierà ad usare il trasporto “privilegiato” anziché andare in autobus? Per favore, non scherziamo…
Parliamo delle farmacie. D’accordo, i farmacisti guadagnano tanto, ma non è certo aumentando il numero dei negozi che aumenta il PIL. In questo settore il fatturato aumenta se aumentano le malattie da curare, quindi ci vorrebbe una bella epidemia di peste bubbonica o di vaiolo per far schizzare alle stelle il PIL di loro competenza…
E chiudiamo con i professionisti. Abolire le tariffe minime e massime, certo, può aumentare la concorrenza tra gli studi professionali, ma… Ma siamo sicuri che un avvocato alle prime armi, disposto a guadagnare poco, che chiede una cifra modesta per avviare una causa abbia le sufficienti conoscenze tecniche e la necessaria esperienza per vincere la causa? E comunque, facciamo due conti con carta a quadretti e matita (non servono i computer…): supponiamo che le tariffe medie, grazie alla concorrenza, scendano da 10.000 euro a causa ad 8.000 euro a causa. I clienti sono tutti soddisfatti, ma il PIL “di competenza” degli avvocati scende del 20%! Bel risultato per chi punta allo “sviluppo” ed alla “crescita”.
E allora?
E allora bisognerebbe incidere sulle vere cause che bloccano lo sviluppo. Ad esempio il costo del lavoro eccessivo: non certo quello rappresentato da salari e stipendi (che andrebbero aumentati per incrementare il potere d’acquisto, i consumi e quindi la produzione!), ma quello rappresentato dagli oneri sociali che falcidiano le retribuzioni. Ad esempio il costo del denaro che è enorme, perché le banche applicano uno spread spaventoso tra il costo della raccolta ed i ricavi da impieghi (quando concedono i fidi, perché di questi tempi preferiscono mettere i soldi presso la banca centrale europea anziché prestarli alle aziende!).
Attendo lumi dai Professori, chiedo scusa, ma non ho studiato alla Bocconi e non ne sono neppure stato Rettore…