PRIVATIZZAZIONE: SI’, MA FACCIAMOLE VERE!
16 Novembre 2012di Gianluigi De Marchi
Tra i tanti provvedimenti adottati dal Governo tecnico, ha suscitato molta approvazione il progetto di privatizzazione di enti pubblici: un’azione che consente di incassare ingenti somme da destinare alla riduzione del debito pubblico, mettendo sul mercato aziende ed immobili posseduti dallo Stato (in genere attraverso il Ministero dell’Economia).
Ma, come in altre occasioni, l’annuncio dato in pompa magna nasconde una realtà meno eclatante e più banale: lo Stato non vende niente, fa una specie di “partita di giro”, passando la proprietà di aziende ad altri enti pubblici realizzando così un trasferimento a saldo zero.
Esempio: l’ENI (maggioranza in mano allo Stato) ha venduto la SNAM, la società che distribuisce il gas attraverso una rete di metanodotti in Italia ed all’estero. Un gioiello che avrebbe sicuramente interessato molti investitori nazionali ed esteri, ma che non è stato venduto, ma trasferito alla Cassa Depositi e Prestiti al costo complessivo di 3,5 miliardi di euro.
Chi è la CDP? Lo Stato! Si tratta infatti di un ente pubblico finanziario controllato al 70% del capitale sociale dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, e al 30% da diverse fondazioni.
Con quali soldi ha comprato la SNAM? Con quelli dei depositanti presso gli sportelli postali, che conferiscono tutti i capitali proprio alla CDP…Signori che versate i vostri risparmi alla Posta, sapevate di essere proprietari di una società quotata in Borsa?
E voilà, la SNAM esce dall’area ENI (Stato) per entrare nell’area CDP (Stato): e questo è definito pomposamente “privatizzazione”…
Siamo allora andati a cercare sul dizionario Sabatini Colletti della lingue italiana la definizione di “privatizzazione” ed abbiamo letto che si tratta della “vendita a soggetti privati di beni in precedenza pubblici” Un’altra cosa! Dove sono i privati in questa operazione ed in quelle che seguiranno (la CDP ha in programma altre “privatizzazioni”)?
Signori ministri, per favore, non prendeteci in giro, in tempi di Internet basta un clic per scoprire che le vostre bugie hanno le gambe corte: volete fare le privatizzazioni, che sono una cosa importante e sicuramente positiva per ridurre il peso del debito pubblico?
Fate un bel bando di vendita ed offrite beni di proprietà pubblica ai privati; altrimenti fate una bella legge ed imponete agli editori dei dizionari di modificare la voce “privatizzazione”…
Un commento presente
Don Milani, quello della “Lettera ad una professoressa” diceva: “Le parole sono macigni”. Nel mondo anglosassone “privatizzare” si traduce con “to go public”, cioè “andare verso il pubblico dei risparmiatori/investitori”, cioè verso un azionariato diffuso, che poi va alle Assemblee, vota, non vota, propone, approva o meno, compra e vende azioni in borsa. Da noi “privatizzare” significa invece cedere una attività pubblica all’industriale di turno o ad una banca (nell’esempio, alla Cassa Depositi e Prestiti). Non riusciremo mai a capirci. Parliamo lingue diverse.
Scritto da Riccardo Lucatti il 20 Nov 2012