Processo d’appello a Dell’Utri alle battute finali
21 Ottobre 2009da marsala.it
Venerdì, nel giorno in cui alcuni tra i più importanti quotidiani italiani pubblicano il contenuto del “papello”, con il quale la mafia a cavallo tra il 92 ed il 93 chiede allo Stato una contropartita in cambio di una tregua alle stragi che insanguinavano il Paese, si è svolta a Palermo un’altra udienza del Processo d’Appello a carico del Senatore del Popolo della Libertà Marcello Dell’Utri che si difende dalla condanna in primo grado a nove anni e sei mesi di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa.
Il Procuratore Generale Nino Gatto davanti ai Giudici della seconda sezione penale ha proseguito la propria requisitoria trattando un’altra serie di vicende che dimostrerebbero la chiara collusione di Dell’Utri con l’organizzazione mafiosa.
E’ stata ripercorsa, in aula, la vicenda del tentativo di estorsione consumato ai danni del titolare della Pallacanestro Trapani, Vincenzo Garraffa, e commesso da Marcello Dell’Utri attraverso la pretesa restituzione della metà di una somma di denaro frutto di una sponsorizzazione da parte di Birra Messina, un marchio all’epoca di proprietà del gruppo Heineken-Dreher, a beneficio della squadra di pallacanestro di Trapani che nella stagione 1990-91 militava nel campionato di A2 Maschile.
Fu grazie alla mediazione di Publitalia – evidenzia il PG – che Birra Messina sponsorizza la squadra che in quell’anno guadagnerà la promozione alla categoria superiore.
Un miliardo e cinquecento milioni di lire complessivi la cui metà, l’imputato Marcello Dell’Utri, pretendeva di avere restituita in nero.
Garraffa si oppose chiedendo, come condizione necessaria per la restituzione di qualunque somma, la produzione di una pezza giustificativa.
La vicenda, giudiziariamente accertata dal Tribunale di Milano la cui condanna a carico di Dell’Utri ha superato il vaglio della Cassazione divenendo definitiva, è utile per dimostrare gli stretti legami tra Dell’Utri ed alcuni mafiosi.
Vincenzo Garraffa presumibilmente nei primi mesi del ’92 e comunque prima della sua elezione al Senato in forza al Partito Repubblicano, ricevette la visita dei mafiosi Michele Buffa e Vincenzo Virga, capo mandamento di Trapani, i quali lo sollecitarono a risolvere la controversia sorta con PUBLITALIA. Quando Garraffa chiese loro per conto di chi si fossero presentati in ospedale a trovarlo questi risposero “degli amici”. Garraffa insistette per sapere quali fossero questi “amici” e fu fatto il nome di Marcello Dell’Utri. Al suo ennesimo rifiuto Virga andò via lasciando Garraffa con un “riferirò e se ci sono novità la verrò a trovare”.
In altra occasione, invece, è stato proprio Marcello Dell’Utri a rivolgersi al Garraffa in questi termini: “Abbiamo uomini e mezzi per convincerla a pagare”.
Il secondo, e più importante capitolo dell’odierna parte di requisitoria svolta dal Procuratore Gatto davanti alla Corte presieduta da Claudio dall’Acqua, riguarda il rilievo delle implicazioni politiche alla luce dei rapporti tra Marcello Dell’Utri e soggetti organici a Cosa Nostra rispetto alla nascita di Forza Italia.
Dopo le stragi Cosa Nostra cambia strategìa. Falliti – forse solo in parte stando alle notizie di queste settimane – i tentativi di disporre ad esclusivo uso e consumo di personaggi politici di rilievo comincia a fermentare l’idea di costituire un movimento, un partito politico, diretta espressione della borghesia mafiosa siciliana.
Nasce da qui l’idea di “Sicilia Libera” movimento di ispirazione conservatrice e separatista promossa in origine da Leoluca Bagarella, con aspirazioni da leader, che poi vi avrebbe rinunciato sostanzialmente per due motivi. Da un lato la scarsa disponibilità di Bagarella ad investire grosse somme di denaro e dall’altra la creazione delle premesse perché Cosa Nostra spostasse voti su un soggetto politico di respiro nazionale.
Entrano in gioco le dichiarazioni del pentito Giuffrè.
“Fu Bernardo Provenzano a dirci di votare Forza Italia con queste parole: Ci possiamo fidare, siamo in buone mani, ho avuto garanzie” – ha detto Giuffré.
E Dell’Utri entra nella vicenda perché indicato, da più testimonianze, come uno dei canali privilegiati da Cosa Nostra per intavolare accordi di natura elettorale. Direttamente o tramite Vittorio Mangano.
E’ vero – ha detto il Procuratore Generale – che Cosa Nostra è un’organizzazione opportunista che tende sempre a saltare sul carro del vincitore, avallando, in questo senso, una delle argomentazioni della difesa. Ma – si domanda retoricamente Gatto – si tratta solo di opportunismo oppure c’era un interesse diretto e concreto?
In serata proprio Marcello Dell’Utri, che non era presente in aula, ha affidato alle agenzie il suo disappunto rispetto al tenore della requisitoria del Procuratore Generale:”Stupefacente” – ha detto – “che il Procuratore sostenga che Garraffa abbia detto la verità sulla vicenda della Pallacanestro Trapani. Una ricostruzione “sganciata dalla realtà”.
Sull’apprezzamento di Bernardo Provenzano per Forza Italia, invece, nessun commento. Questo sì che è davvero stupefacente.”
2 commenti presenti
La “mafia”, campione di stragi, è anche campione di mistificazione. Se si assume per vero il paradosso di Bierce: “Il pentimento è la continuazione del peccato”, dobbiamo riflettere sulla strategia “autorizzata” di delinquenti di seconda e terza fila per lo sputtanamento della politica che non è più possibile eterodirigere come nel passato. Un tempo, con il gioco delle tessere per correnti, i partiti erano più condizionati dai “grandi elettori” siciliani, e soprattutto la DC beneficiava del veto americano contro i comunisti esercitato anche elettoralmente attraverso segrete mediazioni dei vertici italo-statunitensi di Cosa Nostra. La libertà dal pericolo comunista scontata a prezzo di laissez-faire (come il traffico di droga sulla rotta Palermo-New York). Negli anni Ottanta la situazione cambia, e Falcone può azzerare i capi della vecchia mafia d’accordo con gli Americani, e anche la politica siciliana ne risente fino agli anni Novanta. Poi il crollo dei partiti anticomunisti organizzati, reso possibile anche dalla fine della minaccia dei regimi dell’orbita sovietica, ha lasciato spazio ad una evoluzione politica, con la formazione dei blocchi sociali d’opinione da cui è scaturita l’idea di Forza Italia che riempie il vuoto lasciato dai partiti moderati costituendo una forza di riferimento elettorale di centro-destra, categoria però non ingabbiata dalle ideologie e con solo un paletto: nessuna apertura alla sinistra di origine comunista, anzi: argine contro.
Con l’affermarsi dei partiti di opinione, e soprattutto con la fine delle preferenze sulla scheda, la “mafia” non ha più potere di interdizione e di condizionamento sul corpo parlamentare, e può agire soltanto a livello dei piccoli comuni meridionali dove il sistema amministrativo consente manovre di appalti e affaristiche varie. Prova ne sia la legislazione antimafia riaffermata, regolamenti carcerari più restrittivi, maggiore successo nella repressione e nella cattura dei grandi latitanti, entità delle confische di beni generati da illeciti.
Ora, che dei delinquenti analfabeti, a comando, vogliano far credere che una formazione politica realizzata da Berlusconi con l’aiuto di politologi, di sondaggisti, di esponenti delle categorie professionali e imprenditoriali, di analisti, di personale già preparato politicamente nei partiti governativi del passato, sia un prodotto delle decisioni o delle collaborazioni della “mafia” siciliana, sol perché un Dell’Utri ex ragazzo palermitano fedele al motto “aiuta il tuo popolo che abbia torto o ragione” non si sarebbe distaccato da frequentazioni di vecchia amicizia con personaggi siciliani intrinseci con la “mafia” consentendo a questi presunzioni o millanterie tipiche del milieu, beh, ciò appare francamente offensivo verso milioni di cittadini che dal Nord al Sud hanno votato Forza Italia, senza essere “avvertiti” di questa necessità dagli Spatuzza e dai Giuffré vari, comparse di una sceneggiatura scritta dai loro capi col sangue e adesso con la menzogna.
Scritto da Fabrizio Spinella il 25 Ott 2009
Però, sarebbe piaciuto anche a me essere invitato ad un matrimonio come quello di Jimmy Fauci…solo per vedere che tipo era. 🙂
Certo quella di Mangano era una frequentazione (non solo quella) di “vecchia amicizia”, ma di poco conto..
Forza Italia scaturita da blocchi sociali di opinione?
Ma non era nata (dal nulla) per evitare a Berlusconi di finire in galera?
Infatti a Montanelli e Biagi disse:
“se non entro in politica vado a finire in galera e fallisco per debiti”.
Spinella, provi a consigliare il motto “aiuta il tuo popolo che abbia torto o ragione” agli avvocati difensori di Dell’Utri…chissà che questa volta ne esce assolto.
Scritto da Candidus il 25 Ott 2009