RIFORMARE IL SISTEMA BANCARIO
5 Settembre 2017di Gianluigi De Marchi
Tra le mille riforme strutturali che il mondo politico ha messo in cantiere (dalla riforma della giustizia a quella dell’istruzione, dalla riforma del sistema sanitario a quella del sistema elettorale) ne manca una che è però oggi la più importante e la più urgente: la riforma del sistema bancario.
Oggi le banche (ed il mondo della finanza in genere) condizionano pesantemente la nostra esistenza, tenendo in mano i “cordoni della borsa” ed influendo (in maniera palese od occulta) sulle scelte della politica.
Un intreccio vizioso che si allarga al di là dei confini del nostro paese, perché è ormai “patrimonio” di tutti, dagli USA alla Gran Bretagna, dalla Francia alla Spagna ed addirittura ai colossi ex comunisti come la Russia o la Cina.
I fallimenti dell’Argentina o della Lehman (a livello internazionale) o della Parmalat, della Cirio e delle varie banche traballanti (MPS in primis, le banche venete, le popolari “in risoluzione”) sono stati provocati da un incestuoso intreccio di interessi personali dei cosiddetti “manager” che perseguivano esclusivamente o prevalentemente il loro guadagno e di interessi societari delle banche coinvolte nelle operazioni finanziarie malamente conclusesi. Inutile farne l’elenco, ci vorrebbero (e ci sono..) libri interi.
Nonostante questa lunga catena di errori, di insipienza, di distruzione della ricchezza nazionale a causa degli interventi di salvataggio” non c’è ancora in vista una riforma del sistema bancario in grado di bloccare la rovinosa corsa verso il baratro cui il mondo sembra destinato.
Qual è la causa ultima della intrinseca debolezza dei sistemi bancari?
La risposta è semplice: l’eccesso di rischi assunti per effettuare operazioni finanziarie “malsane” fine a se stesse, non collegate all’operatività “sana” di finanziamento del sistema produttivo e delle famiglie.
Da oltre 30 anni si sono diffuse operazioni legate ai “derivati” (i mostruosi e pericolosi OGM finanziari) che, moltiplicando gli effetti di vere e proprie scommesse legate ad indici artificiali, generano risultati infinitamente superiori a quelli di una attività bancaria tradizionale. E così i dirigenti delle banche trovano più facile, più veloce, meno impegnativo, puntare i capitali disponibili (che, ricordiamolo, sono dei risparmiatori-depositanti!) alla roulette dei cambi, dei tassi d’interesse, dei prezzi delle materie prime anziché concederli a chi produce reddito (aziende) o a chi necessita di un aiuto temporaneo (famiglie).
Perché perdere tempo a leggere ed interpretare il bilancio di una piccola impresa che cerca di sviluppare il proprio fatturato attraverso un nuovo investimento? Perché affannarsi a capire se un gruppo di giovani ricchi di idee hanno inventato un nuovo business per il quale necessitano dei capitali indispensabili per partire? Perché dedicare uomini a gestire finanziamenti di qualche decina di migliaia di euro?
Meglio, molto meglio, dedicare tempo e risorse a creare, gestire e vendere contratti di finanza pura che in poco tempo possono generare profitti miliardari!
Peccato che, come sempre avviene, ad un certo punto i meccanismi si inceppino ed i “maghi della finanza” saltino sulle mine che loro stessi hanno seminato…
La soluzione?
Semplice e realizzabile in pochi minuti di riforma del sistema bancario: proibire categoricamente alle banche di ideare, gestire e, soprattutto, vendere al pubblico contratti derivati.
Semplice, drastico, efficace!
Chi volesse speculare lo faccia pure, rovinando se stesso ma non gli altri: prenda un volo, un treno, un bus, la macchina, e si rechi a Montecarlo, Sanremo, Saint Vincent e si sfoghi a buttare fiches colorate sui numeri. E’ ugualmente stupido, ma magari più divertente…