Santoro’s family
3 Giugno 2009Pubblichiamo il rendiconto integrale della interpellanza parlamentare n.2-00387, primo firmatario l’On. Laboccetta (PdL), co-firmatari altri n. 42 parlamentari di cui n. 39 PdL, n. 2 Lega Nord ed uno MPA. Risponde la Senatrice Maria Elisabetta Alberti Casellati, sottosegretario alla Giustizia. La vicenda riguarda il proscioglimento, da parte del GIP, di Luigi De Magistris nell’ambito dell’inchiesta del Tribunale di Salerno a suo carico. La motivazione della interpellanza risiedono nel fatto che il GIP che ha prosciolto De Magistris è la cognata di Michele Santoro, famoso giornalista e conduttore televisivo. Il giudice Maria Teresa Belmonte ha trattato il procedimento senza richiedere di astenersi dal farlo per motivi di opportunità, secondo i firmatari dell’interpellanza. Il sottosegretario conclude la sua risposta dichiarando che il Ministro Alfano “si riserva di disporre accertamenti ulteriori a mezzo dell’Ispettorato generale”.
Per dovere e completezza di informazione, va aggiunto che l’inchiesta è stata archiviata dal GIP Belmonte su richiesta dei tre PM che conducevano le indagini.
Amedeo Labocetta risulta indagato a gennaio 2009 nell’ambito dell’inchiesta “Romeo” sugli appalti napoletani.
Iniziative ispettive, ai fini dell’eventuale esercizio dell’azione disciplinare, con riferimento all’archiviazione di un procedimento a carico dell’ex pubblico ministero Luigi De Magistris presso il tribunale di Salerno – n. 2-00387)
PRESIDENTE. L’onorevole Laboccetta ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00387, concernente iniziative ispettive, ai fini dell’eventuale esercizio dell’azione disciplinare, con riferimento all’archiviazione di un procedimento a carico dell’ex pubblico ministero Luigi De Magistris presso il tribunale di Salerno (Vedi l’allegato A – Interpellanze urgenti).
AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, io ho l’onore e anche l’onere di illustrare questa interpellanza urgente che insieme ad oltre quaranta colleghi ho rivolto al Ministro della giustizia. Essa riguarda, purtroppo, vicende delle quali è nuovamente protagonista l’ex pubblico ministero di Catanzaro, il dottor De Magistris.
Già altre volte l’Assemblea e, per quanto di sua competenza, il Governo, sono dovuti intervenire su iniziativa, non solo di questa parte politica, rispettivamente per richiedere, sollecitare e dare conto degli interventi che allarmanti fatti relativi all’attività di De Magistris hanno suscitato.
Non si sono ancora spenti gli echi del più grave contrasto mai verificatosi nella recente storia del Paese tra procure della Repubblica che portarono gli uffici giudiziari di Salerno e Catanzaro a confrontarsi in una durissima battaglia a colpi di sequestri e controsequestri di fascicoli e alla reciproca incriminazione dei capi degli uffici giudiziari inquirenti dei due distretti. Allora furono le farneticazioni del dottor De Magistris e la disinvoltura di alcuni magistrati a provocare l’inaudito Pag. 14scontro, sul quale dovette intervenire anche il Presidente della Repubblica, nella funzione di Presidente del CSM, e di massimo magistrato civile, quale Capo dello Stato.
È a tutti nota – finanche osservatori non interessati ne sono rimasti colpiti – la gravità dei provvedimenti che il CSM ha adottato nei confronti del De Magistris, ordinando il trasferimento di funzione e sede degli altri magistrati resisi responsabili di illeciti disciplinari e che hanno avuto come risultato quello dell’ulteriore delegittimazione della magistratura. Ben altra attenzione dovrebbe, invece, essere riservata alla nostra magistratura, che per la stragrande maggioranza è composta da donne e uomini chiamati all’alta funzione di dirimere le umane controversie e di garantire l’esercizio della pretesa punitiva dello Stato e la tutela del diritto della libertà e che esercitano tale alto compito con sobrietà e compostezza.
Non sono in discussione le prerogative che la Costituzione e la legge sulle guarentigie riconoscono alla magistratura, ma il Parlamento e il Governo hanno l’obbligo di intervenire quando vengono poste in essere condotte che necessitano di una rigorosa censura. L’ultima grave vicenda in ordine di tempo è quella che abbiamo evidenziato nella nostra interpellanza e che presenta caratteristiche tali da imporre opportune iniziative da parte del Ministro guardasigilli. È stata disposta l’archiviazione da parte del GIP di Salerno di un procedimento penale per fattispecie criminose connotate di rilevante gravità a carico del De Magistris e di alcuni giornalisti. I reati ipotizzati erano quelli di diffamazione a mezzo della stampa e di divulgazione di notizie che dovevano rimanere segrete. Il fatto in sé si inquadrerebbe, come naturale, in un fisiologico svolgersi dell’iter procedimentale che impone al pubblico ministero, una volta esaurite le indagini, di domandare l’archiviazione quando la notizia di reato si dimostra infondata, o quando manca una condizione di procedibilità o altra ragione prevista dal nostro codice di procedura penale. Speculare rispetto a questo obbligo, sussiste l’obbligo del GIP di disporre l’archiviazione quando ne ritenga sussistenti le condizioni.
Quando, invece, per le ragioni già contenute nell’interpellanza e che ora brevemente illustrerò vi è motivo di dubitare della serenità di giudizio e della terzietà del giudice e diventa forte il sospetto di una conduzione non imparziale del procedimento penale, si impone l’intervento dell’Esecutivo per fugare ogni dubbio. L’archiviazione è stata disposta dalla dottoressa Maria Teresa Belmonte, GIP presso il tribunale di Salerno e moglie di Giocondo Santoro, avvocato, che in dispregio alle norme deontologiche esercita la professione forense nella stessa sede giudiziaria, in evidente situazione di incompatibilità. Già questo primo profilo imporrebbe un intervento tutorio, ma se si aggiunge che la dottoressa Belmonte è la cognata di Michele Santoro, le ragioni di sconcerto diventano maggiori. Il giornalista televisivo, conduttore della trasmissione Annozero, si è reso promotore, utilizzando il mezzo televisivo, di una vera e propria campagna mediatica tesa a divulgare l’immagine oggettivamente falsa di un De Magistris vittima di un complotto – sono le parole dello stesso De Magistris – ordito ai sui danni dalle più alte cariche dello Stato, dal CSM, dall’allora Ministro della giustizia, da magistrati, avvocati e politici. È un complotto che, a voler seguire le sue farneticazioni, sarebbe stato teso a delegittimare l’operato, a suo dire, diretto alla moralizzazione della vita pubblica.
La trasmissione Annozero è stata ed è la ribalta mediatica dalla quale il dottor De Magistris ha tentato di propagandare una sua immagine di magistrato corretto, equilibrato e che invece si è dimostrata unicamente il trampolino di lancio del De Magistris verso l’approdo parlamentare, questa volta europeo, che a ben vedere appare costituire l’unico vero fine della sua attività di magistrato, le cui indagini a nulla hanno condotto e condurranno.
Che dalla vicenda risalti l’immagine di una magistratura supinamente tesa alla tutela di interessi di parte è fatto oggettivamente Pag. 15sconcertante e che colpisce pesantemente la pubblica opinione. Se poi si aggiunge che la richiesta di archiviazione sia stata sottoscritta dalla dottoressa Gabriella Nuzzi, già sostituto procuratore a Salerno e gravemente sanzionata dal CSM con il trasferimento di sede e funzione proprio in relazione all’anomala gestione dei precedenti penali nei quali era coinvolto il De Magistris, l’inaudita gravità dei fatti appare di tutta evidenza. La dottoressa Nuzzi è quel sostituto procuratore della Repubblica diventato laico confessore del De Magistris, sempre disponibile a riceverne le dichiarazioni e le propalazioni che furono poste a base della sciagurata iniziativa dell’autorità giudiziaria di Salerno di disporre perquisizioni a carico di altri magistrati del distretto di Catanzaro e del provvedimento di sequestro dei fascicoli dei procedimenti penali colà pendenti una volta affidati al De Magistris e che provocò lo scontro tra le procure, a cui si è fatto già cenno e che è stato già portato all’attenzione di quest’Aula e oggetto dei noti provvedimenti disciplinari del CSM. Ve ne è, secondo me, a sufficienza.
Riteniamo che il Ministro interpellato deve disporre un’ispezione presso l’ufficio del giudice per le indagini preliminari presso la procura della Repubblica di Salerno al fine di esercitare l’azione disciplinare per la quale, a mio parere, sussistono tutte le condizioni.
Non mi si venga a dire che la dottoressa Belmonte, cognata di Michele Santoro, aveva formalmente chiesto l’autorizzazione per trattare la delicata questione del dottor De Magistris e che questa le era stata concessa. La questione per la quale la dottoressa Belmonte aveva deciso di astenersi riguarda altri procedimenti, non questo. La dottoressa Belmonte avrebbe, per una questione di deontologia professionale e di stile, dovuto evitare di occuparsi delle vicende del dottor De Magistris. Non l’ha fatto e ha fatto male. È anche con questi comportamenti che si delegittima la magistratura. Per me, questo comportamento è sicuramente censurabile.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha facoltà di rispondere.
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, ritengo che nessuno dei presenti ignori quanto è di recente accaduto tra le procure di Catanzaro e di Salerno e quanto la vicenda abbia destato l’interesse delle istituzioni, compresa la più alta carica dello Stato.
Oggi, in attesa di possibili sviluppi disciplinari e dopo il provvedimento con cui il Consiglio superiore della magistratura ha inteso porre la parola fine alla diatriba tra procure, disponendo il trasferimento di ufficio di alcuni magistrati coinvolti e la sospensione dalle funzioni e dallo stipendio per uno di essi, viene nuovamente adombrato, dagli onorevoli interroganti, il sospetto di una magistratura piegata agli interessi di parte, e non terza nell’esercizio della funzione giudiziaria.
A fronte di tale sospetto, ricordo che l’onorevole Guardasigilli è prontamente intervenuto, disponendo in data 9 ottobre 2008, 3 dicembre 2008 e 5 dicembre 2008 gli accertamenti preliminari che si sono, poi, conclusi con le iniziative di carattere disciplinare e cautelare assunte dall’onorevole Ministro in data 8 gennaio 2009, nei confronti dell’allora procuratore di Salerno dottor Apicella e dei sostituti procuratori, dottor Verasani e dottoressa Nuzzi. Nel caso che ci occupa, la materia del legittimo dubitare degli onorevoli interpellanti riguarda il provvedimento di archiviazione emesso nei confronti del dottor Luigi De Magistris il 27 aprile 2009 dal GIP di Salerno dottoressa Belmonte, nell’ambito del procedimento penale n. 3120/07.
L’imparzialità della decisione dell’organo giudicante e la sua legittimazione a decidere sulla richiesta di archiviazione avanzata nei riguardi del dottor De Magistris dal pubblico ministero dottoressa Nuzzi saranno oggetto di disamina da parte delle competenti articolazioni ministeriali, anche per quanto riguarda il profilo della parentela del GIP con il giornalista Pag. 16Michele Santoro (alla cui trasmissione ebbe a partecipare il dottor De Magistris).
Detto ciò, faccio presente – alla luce di quanto, allo stato, è emerso – che la parentela del GIP Belmonte con il giornalista Michele Santoro non rientra tra le ipotesi di astensione obbligatoria previste dall’articolo 36 del codice di procedura penale e non costituisce di per sé una situazione di fatto suscettibile di rilievo disciplinare a norma del decreto legislativo n. 109 del 2006.
In ogni caso, non risulta che nel procedimento citato vi sia stata una richiesta di astensione del GIP Belmonte dal trattare la posizione del collega dottor De Magistris, sia pure sotto il profilo delle gravi ragioni di convenienza, previste come causa di astensione alla lettera h) dell’articolo 36 del codice di procedura penale.
Ritengo opportuno segnalare, però, che analoga richiesta di astensione risulta presentata in data 26 gennaio 2009 dal GIP Belmonte, nell’ambito del procedimento penale n. 10590/07, a carico dell’allora procuratore di Catanzaro dottor Lombardi, ed avente ad oggetto fatti analoghi a quelli trattati nel procedimento n. 3120/07 a carico del dottor De Magistris.
Nella sua dichiarazione di astensione, la dottoressa Belmonte ha precisato di aver rinvenuto sul sito della Camera dei deputati un’interrogazione a risposta scritta presentata nella seduta n. 110 del 7 gennaio 2009 proprio dall’onorevole Laboccetta e, rappresentando di essere coniugata con il fratello del conduttore della trasmissione televisiva Annozero, ha ipotizzato la riconducibilità della propria parentela all’ipotesi di astensione per «gravi ragioni di convenienza» di cui all’articolo 36 del Codice di procedura penale.
Comunico, infine, che la dichiarazione di astensione del GIP dottoressa Belmonte è stata sottoposta al vaglio del Presidente di Salerno, che ha espresso parere contrario all’istanza in data 27 gennaio 2009, e che la stessa è stata successivamente trasmessa al Presidente del tribunale di Salerno, che l’ha respinta in data 29 gennaio 2009.
Tutti i provvedimenti menzionati sono stati opportunamente notiziati al Consiglio superiore della magistratura per eventuali osservazioni. Ciò premesso, segnalo da ultimo che, con specifico riguardo al procedimento penale oggetto della presente interpellanza, l’onorevole Ministro della giustizia si riserva di disporre accertamenti ulteriori a mezzo dell’Ispettorato generale.
PRESIDENTE. L’onorevole Laboccetta ha facoltà di replicare.
AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la risposta. Sono parzialmente soddisfatto: ritengo che il Governo abbia compreso la gravità delle circostanze denunciate dagli interpellanti, a dimostrazione dell’attenzione che è dedicata a questi temi.
Certamente fa piacere constatare che, quando sono messe in rilievo condotte che possono costituire un vulnus nei confronti della magistratura in genere, perché, al di là del dato personale contingente, è il sistema giudiziario nel suo insieme che va tutelato, il Governo, il Ministero della giustizia e le sue articolazioni non abdicano al loro potere di controllo e di intervento nel quadro del sistema di guarentigie che il legislatore costituzionale e ordinario ha disegnato.
È ormai opinione comune e diffusa che un magistrato della Repubblica si sia fatto portatore di interessi in contrasto con lo svolgimento delle funzioni giudiziarie. Chi non ricorda le dichiarazioni gravemente infamanti nei confronti di una moltitudine di soggetti appartenenti all’ordine giudiziario, rese, pure allora, utilizzando il mezzo televisivo, insolitamente compiacente, e che mal si conciliavano, a dir poco, con i doveri di correttezza, trasparenza e legalità che devono, per definizione, ispirare i comportamenti di un magistrato.
De Magistris, nel frattempo punito dal CSM con una delle più gravi sanzioni previste dall’ordinamento, ha avuto buon gioco nell’inserirsi in un sistema, questo sì collaudato ed esteso, che gli ha garantito Pag. 17un’inaudita esposizione mediatica e la copertura giudiziaria per continuare a perseguire un lucido disegno non nuovo né originale, per la verità, che lo possa condurre a occupare un comodo seggio parlamentare in Europa.
Signor Presidente, il sottosegretario ha riferito degli accertamenti disposti, se ho ben capito. Devo dire che il Governo ha colto pienamente in questo punto l’esigenza che in vicende come questa, il cui esito può ledere l’immagine della nostra nazione e la nostra stessa cultura democratica e costituire un pericolo per le garanzie costituzionali dei cittadini, quelle più elementari, ci si debba muovere con incisività, determinazione e tempestività.
Adesso, insieme ai miei colleghi, resto pazientemente in attesa di conoscere l’esito dell’ispezione annunciata (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).