Scudo fiscale: largo ai furbacchioni
30 Settembre 2009da flickr.com
Sarò un inguaribile Candide ma proprio non riesco a capire perché, anziché perseguire gli evasori fiscali e coloro che fraudolentemente esportano capitali all’estero, li si debba riaccogliere in patria con tutti gli onori chiedendo loro solo un piccolo obolo per passare un bel colpaccione di spugna su tutti i loro misfatti.
Certo, meglio un soldino oggi che un bel cavolo di niente… tuttavia, a costo di apparire desueto, obsoleto, matusa e assolutamente alieno dalla moderna etica economica, continuo a chiedermi: “Ma quale messaggio si continua a lanciare? “. E poi, da dove arriva questo viscido concetto secondo cui “è inutile spendere tempo e fatica nel dar la caccia agli evasori, tanto se la caveranno sempre” ? Con questo atteggiamento, non mi stupirei se il cosiddetto scudo non servisse a difendere i più deboli (come dovrebbero fare gli scudi) bensì a favorire i più forti, ricchi e soprattutto privi di scrupoli.
2 commenti presenti
Troppe parole a vanvera. Ci sono situazioni di persone di una certa classe media imprenditoriale o commerciale del Nord, magari impaurita da certe situazioni (tassazione elevata, insicurezza, divulgazione di dati bancari di cui potrebbero approfittare estortori, eccetera), che ha preferito fare transazioni finanziarie all’estero, allocandovi denaro che da quando è scoppiata la crisi servirebbe loro invece in Italia, ma che è impossibile far rientrare senza che l’Ufficio Cambi non ne segnali l’irregolarità. Questa è la massa che userà perlopiù il cosiddetto “scudo” fiscale, e non per cifre elevatissime (dieci milioni di euro sono dieci appartamenti di medio lusso in città, ma io penso che molti transiteranno pro capite da quattro a otto milioni).
I grandi industriali non hanno bisogno di questa “protezione” da possibili rivalse giudiziarie per esportazione di capitali (spesso, al contrario, non si tratta tecnicamente di “esportazioni”, coi cosiddetti “spalloni” di valico, ma di operazioni estero su estero garantite da procuratori di banche straniere), poiché il sistema di consociate estere è frutto di complessità giudiriche internazionali al riparo di ogni “minaccia” e i ricavi non sono riferibili alla persona (Agnelli buonanima docet, e forse anche il semprevivo De Benedetti. Mi direte: anche Berlusconi. Vi risponderò: egli è più trasparente, perché già passato al setaccio, e che setaccio: dura da quindici anni, e perché si conoscono i suoi soci stranieri, tra i quali illustri arabi e forse anche americani, mentre degli altri due poco o niente si conosce delle relazioni finanziarie estere).
Chi poi pensa che saranno favoriti dallo “scudo” i mafiosi, o non capisce niente di capitali mafiosi o non capisce niente di mafiosi. I quali continueranno a tenere il denaro all’estero, perché non è intestato a loro e quindi non hanno esportato alcunché. Fatevi un viaggetto a New York o a Toronto o a Sidney, per capire che il mafioso contemporaneo di rango finanziario è un cosmopolita nullatenente.
Scritto da fabrizio spinella il 30 Set 2009
A me risulta che scudo fiscale o no le cose andavano allo stesso modo anche prima … più o meno. Vedasi vicenda di Valentino Rossi.
Scritto da Sunny il 30 Set 2009