Servizio Pubblico un corno!
11 Gennaio 2013Silvio Berlusconi poteva essere attaccato per avere impresso una tremenda accelerazione ai processi di precarizzazione del mercato del lavoro italiano; per aver contribuito più di altri al depotenziamento della contrattazione nazionale sui salari; per avere assecondato un micidiale regresso culturale, oltre che giuridico, nel campo dei diritti civili; più in generale, per esser stato convinto propugnatore di una visione aziendale e quindi autoritaria dello Stato. Poteva esser messo sul banco degli imputati politici per avere ridotto la politica industriale nazionale a una scassata congerie di prebende, lassismo fiscale, riduzione dei controlli sulla sicurezza del lavoro. Poteva essere accusato di aver contribuito in modo decisivo al dilagare di una concezione magliara delle relazioni sociali, affettive e sessuali. Berlusconi, insomma, poteva essere presentato come la più fedele incarnazione di un capitalismo nazionale imbolsito, retrivo, perennemente tentato dalla logica della reazione: l’arrocco di un Gulliver monopolista sostenuto da una invereconda miriade di lillipuziani proprietari.
Nel corso della trasmissione Servizio Pubblico andata in onda stasera, si poteva fare questo ed altro. Ed invece, oltre ad assistere ad una impolitica requisitoria di Marco Travaglio, ci siamo trovati al cospetto di un Michele Santoro impacciato, non competente, disperatamente aggrappato alle smorfiette di disappunto della signora Merkel nel tentativo di dimostrare la questione a suo avviso decisiva: che Berlusconi, agli occhi di chi oggi comanda nell’Unione europea, sarebbe impresentabile. Nel caos di una trasmissione nella quale giornalisti con una preparazione improvvisata si baloccavano con le sequenze macroeconomiche che descrivono la crisi europea, abbiamo persino avuto, sia pure solo per un lunghissimo attimo, la terrificante sensazione che Berlusconi fosse il savio in mezzo agli stolti.
L’apoteosi l’abbiamo raggiunta quando il Caimano, in un modo sia pur pedestre, ha tentato di spiegare quel che gli economisti di professione sanno bene, e che il Fondo Monetario Internazionale e Bankitalia hanno riconosciuto da tempo: che il debito pubblico non è affatto la causa principale dell’andamento dello spread sui tassi d’interesse; e che la determinante prioritaria di quell’andamento risiede nella probabilità di deflagrazione dell’eurozona, che non è stata scongiurata e che le politiche di austerity non riducono ma accrescono. Ma mettere in discussione il mantra del debito pubblico deve esser parso all’ignaro Santoro una vera bestemmia, e un’occasione da non perdere per mandare al rogo l’eretico. Il penoso risultato è che il conduttore progressista ha fatto la figura del frate domenicano Tommaso Caccini, mentre il più celebre narratore nostrano di stantie barzellette anni ’50 si è trovato nel comodo ruolo dell’epigono di Galileo Galilei.
Servizio Pubblico un corno, dunque. C’era quasi da rimpiangere i banali errori contenuti nelle pillole di economia pre-keynesiana sparse nella trasmissione che giorni fa Piero Angela ha dedicato alla crisi. La verità è che, consapevoli o meno che siano, le cosiddette avanguardie del giornalismo progressista nazionale appaiono oggi affezionate all’ideologia dominante persino più delle istituzioni che quella stessa ideologia, anni fa, avevano contribuito a edificare. Un altro dei segni di questo nostro tempo funesto.
Emiliano Brancaccio dal suo sito (www.emilianobrancaccio.it)
3 commenti presenti
«Abbiamo persino avuto, sia pure solo per un lunghissimo attimo, la terrificante sensazione che Berlusconi fosse il savio in mezzo agli stolti», dice Brancaccio.
Invece la sensazione era giusta. Nè Santoro, né Travaglio, nè le “santorine”, capiscono un tubo di macroeconomia (forse soltanto delle loro, pur vantaggiose, microeconomie da spettacolo-serraglio). Facessero come ha fatto Berlusconi, invitassero economisti premi Nobel a far loro qualche lezione serale. Ne beneficerebbe pure la claque di studenti fuori corso che affolla Servizio Pubblico.
Scritto da Fabrizio Spinella il 12 Gen 2013
Come non essere d’accordo con lei Spinella, lo spettacolo offerto dallo staff santoriano è stato veramente inverecondo… è un segno dei tempi degradati, riusciamo pure a concordare su questi particolari non secondari grazie alla pochezza degli antagonisti.
Ieri ed oggi ho lasciato commenti piuttosto caustici sulla pagina Facebook di Servizio Pubblico. Non li trovo più, mi pare mi abbiano censurato. Fanculo Santoro, aridateme i dieci euri…
Scritto da Sergio Fornasini il 12 Gen 2013
Siamo di memoria corta, siamo abituati agli spot televisivi, alla superficialità e “lui” è un maestro nel muoversi all’interno di questa “cultura”. Si, lo staff Santoro ha deluso molto. Anzi, ha fatto danni facendo guadagnare punti all’imbonitore. Peccato. Se non sai sciare, misurati nel tennis non nello sci! Aggiungo: la prima cosa che occorre ad un politico è la credibilità,e chi scambia la Bundesbank con la Deutsche Bank o chi si corregge da “nipote” a “parente” di Mubarak – solo per citare due piccole ma significative perle – ai miei occhi credibilità non ne ha, anche perchè entrambe le versioni sono bugie! E le bugie non si dicono, nè all’asilo nè in politica. Tuttavia ancora più deprecabile è chi le bugie se le lascia dire. Speriamo che non lo siano (deprecabili) gli elettori!
Scritto da Riccardo Lucatti il 12 Gen 2013