Sex & Power
15 Febbraio 2010«Metti che ti presenti a una ragazza
e dici suono bene il clarinetto
metti che lei capisce tutta un’altra
cosa e ti fa subito l’occhietto…»
(Renzo Arbore, “Il Clarinetto”)
Politici d’oggidì, per piacere, legatevelo. Oppure, siate self-made man. Insomma, fatevi da soli. Godete autonomamente, per non correre rischi.
Ricordo un sottosegretario liberale che a Piazza Montecitorio una sera mi confidò che non faceva più l’amore con sua moglie, perché l’esercizio del potere gli aveva sottratto il tempo di ogni desiderio. Era un soggetto singolare, a mio parere, perché non si consolava nemmeno con diversivi a pagamento; semplicemente si conteneva con qualche mal di pancia. Eppure anche nella vecchia vita repubblicana il sesso era un ingrediente non sottovalutato nella vita dei politici, anche se veniva rigidamente confinato da una cortina di ferro, eccezion fatta per qualche insinuazione filtrata dai giornali che di tanto in tanto in tanto colpiva le parti basse del più debole puttaniere di turno, da togliere di torno per ragioni di concorrenza elettorale con la scusa della morale pubblica, difesa da chi la morale privata magari se la riponeva nel fondoschiena.
Non potendo più usare la categoria della immoralità, che rimane una prerogativa del confessionale, i moralisti del garrese di oggi parlano di corruzione perfino per un semplice accoppiamento ben lubrificato, vedendovi più che dispendio di energie personali appropriazione di risorse pubbliche. Cioè il peculato applicato alla pratica sessuale; e basterebbe cambiare la prima sillaba del reato (“pe” sostituito da “in”) per capire lo stato d’animo di un imputato che non abbia saputo tenere separata l’agenda degli impegni politici da quella degli appuntamenti galanti. Ecco cosa capita a un Guido che voglia imitare un Silvio…
Il giorno dei normali, o quasi, è fatto di ventiquattrore, sette per dormire, tre per cibarsi durante la giornata, otto per lavorare, due per il training e la palestra o i massaggi (d’ora innanzi “ripassate”), tre per la famiglia più una disponibile per approfondimenti, studi, relax. Nelle tre dovrebbero essere contemplati anche gli obblighi del legittimo talamo coniugale. Pochino, ma questa è la vita. E però, questo ritmo non vale per il primo ministro, la cui agenda mista (governo, spostamenti in auto, viaggi aerei e in elicottero, comizi, scopate, colazioni e cene, trucco, relax, ricevimenti, conferenze, incontri, partito, aziende, interviste, visite mediche e di cortesia, figli di primo e di secondo letto, sopralluoghi, avvocati eccetera) prevede oltre 48 ore al giorno, a conferma della eccezionalità della persona, che ha superato il record di mobilità attribuito all’altro Cavaliere suo predecessore nel famoso ventennio del XX secolo. Si capisce che il legittimo impedimento di Berlusconi non è un alibi per non farsi processare, come sostengono alcuni pubblici ministeri, ma una sosta per non essere colpito da apoplessia da stress. Moriranno prima i giudici, si prevede di questo passo. Detto con il dovuto rispetto per loro, ma con affetto per l’imputato.
Fabrizio Spinella