Una bomba dentro al PdL? Macché, è solo Granata
26 Luglio 2010Sono ormai giorni e giorni che sui media si fa un gran parlare dell’eretico del PdL Fabio Granata. C’è chi lo vorrebbe condurre davanti ai probiviri per le “gravi dichiarazioni” che ha rilasciato, chi lo vorrebbe subito fuori dal partito. Forse altri lo vorrebbero direttamente al rogo ma non hanno il coraggio di dirlo pubblicamente.
Come cambiano i tempi: anni fa i tormentoni estivi erano confinati ai Righeira e tutti canticchiavano “Vamos alla playa”, oggi dovunque ti giri spunta qualcuno che parla di politica. Come se la gente normale ne sapesse più del mio barbiere o del fruttivendolo sotto casa. Tutto questo grazie al nostro splendido sistema informativo, basato quasi esclusivamente sui telegiornali. Da oltre una settimana tutti i notiziari parlano di questo strappo politico che avrebbe commesso l’esponente finiano del PdL, come se il problema fondamentale fossero le sue parole. Vista la mediocrità della politica nostrana e dei tiggì non sarebbe meglio un bel servizio filmato sulla canzoncina dell’estate, magari con qualche bella ragazza in bikini? Sarebbe perfettamente intonato al livello medio dell’informazione televisiva e invece no, i tempi cambiano e degradano pure in questo campo, niente più bei tormentoni musical-balneari. La pochezza affligge anche il mondo delle canzonette e non c’è niente di meglio da fare che dibattere di attualità politica.
Pur cercando di prestare attenzione, francamente dalla TV non sono riuscito a percepire molti dettagli sulle tremende dichiarazioni dell’onorevole Granata, oppure per quale motivo moltissimi dei suoi compagni di partito si siano scagliati con tanta veemenza contro di lui. A sentire i notiziari, viene però dato per scontato che stavolta l’ha fatta grossa, il suo riferimento politico all’interno del PdL (Gianfranco Fini) è urgentemente atteso a chiarire la sua posizione presso il sommo padrone del partito. E cosa avrà mai dichiarato di così esplosivo Fabio Granata?
Non è difficile da scoprire, almeno per coloro che sono dotati di un semplice collegamento alla rete. Basta andare sul blog dell’uomo politico per scoprire la gravità delle sue parole, che risiede nella constatazione di una questione morale all’interno del suo partito. Una scoperta sconvolgente, tipo quando fu inventata l’acqua calda! Ora capisco il motivo di tanta nebulosità da parte dei TG, in particolare di alcuni: anche il solo accennare ad evidenti situazioni di malaffare all’interno del PdL potrebbe risultare troppo sconvolgente per le povere menti dei telespettatori.
Il post a firma Fabio Granata è titolato “Espelleteci tutti” e contiene alcuni passi decisamente sacrileghi, provo a riportarli cercando di vincere l’orrore ed il tremolio ai polsi che inducono queste parole:
“Per i vertici del Pdl, la questione morale non esiste e il problema gravissimo e non più eludibile siamo diventati noi piuttosto che il quadro torbido di affari, logge, dossieraggi e associazioni a delinquere semplici, segrete o mafiose che emerge.
Noi che parliamo delle inchieste e non chi delle inchieste è assoluto protagonista, in un girone dantesco che oscilla tra banda del buco e Romanzo Criminale.
Allora, se siamo a questo, provate ad espellerci. Espelleteci tutti: per antimafia e difesa della legalità.”
Sacrilegio! Accidenti Granata, ma alla mega kermesse del partito dell’amore (quella cosa che i TG hanno chiamato congresso, insomma) devono aver omesso di spiegarle che dentro al suo partito le cose vanno sempre bene. Per lei ci vorrebbe Torquemada, altro che probiviri!
(Sergio Fornasini per dituttounblog.com)
7 commenti presenti
Salve. Granata è il tipico siciliano da siepe. Tira con il fucile a sale per dare l’avviso a chi gli sta sulle palle e per dimostrare ai compaesani la propria esistenza. Spara banalità. Lo lasceranno dire fino a quando non lo restituiranno all’Isola. E già, perché questa è l’ultima sua legislatura, poi dovrà trovarsi una occupazione. La questione morale? Ma non esisteva quando Granata faceva l’assessore regionale di don Cuffaro? Ma va là…
Scritto da Redivivo il 26 Lug 2010
Fornasini, nelle lunghe pause di questo blog, la situazione del PdL si è aggiustata con l’esodo dei peones di Fini già miracolati da Berlusconi. Fini scacciato alla stregua di un molestatore e trattato alla stregua di un sabotatore, dovrebbe ricordare quando cacciò da direttore del Secolo uno dei pochi intellettuali di destra degno di tal nome, Giano Accame, perché non aveva obbedito ai suoi ordini. Quando Giano morì, Fini ebbe la sfrontatezza di recarsi a casa dalla vedova esaltandone le virtù, e facendo finta di dimenticare che si trattava di virtù autenticamente fasciste. Non si può scordare il passato nascondendosi dietro la parola Futuro. Rivestirsi poi della parola Libertà a 58 anni, dopo essersi abbeverato per molti anni alle concezioni autoritarie, desta francamente qualche frisson di disgusto.
Fornasini, si ricorda la vecchia vignetta in cui un manifestante di sinistra spegneva la fiamma del MSI con una pisciatina? Ebbene, quel pisciatore era la controfigura di Fini. Se ne sono accorti tardi i camerati: Fini spegneva la fiamma e portava via la cassa. Adesso sta con i Tulliani, i Ciano in sedicesima…
Scritto da Fabrizio Spinella il 31 Lug 2010
Caro Spinella,
il motivo delle lunghe e per me inevitabili pause se vorrà glielo spiegherò in privato. Mi spiace avere in testa le idee, talvolta anche per il titolo del post, e non avere il tempo necessario ad esternarlo nel blog. Peccato, c’è così tanta carne al fuoco in questo momento da indurmi a tornare ad essere un grafomane incallito, prima o poi
Scritto da Sergio Fornasini il 2 Ago 2010
Gianfranco Fini ha sulla coscienza anche la chiusura dell’Italia Settimanale, il periodico creato da Marcello veneziani che, unico volta mai accaduta, riuscì ad imporsi come autorevole e rispettato magazine di “destra”.
Secondo il liberalissimo Gianfranco la rivista era però troppo svincolata dalle direttive di partito, avanzava addirittura critiche alla linea del segretario, per poter continuare ad esistere.
Altri tempi, altre epoche, altri governi, altre mogli.
Scritto da asdrubale il 3 Ago 2010
Gentile sig. asdrubale
anch’io ricordo benissimo l’Italia settimanale, e l’incredibile successo che lo contraddistinse (incredibile per un magazine di dx, ovviamente).
E so bene che Veneziani ora e’ nemico giurato di Fini. Esiste qualche evidenza che fu Fini a stroncarne la vita editoriale oppure sono solo accuse di Veneziani? (A scanso di equivoci, apprezzo moltissimo gli editoriali di Veneziani. Consiglio a tutti quello sul Giornale di ieri:
http://www.ilgiornale.it/interni/non_e_sufficiente_vivere_vita_bisogna_pensarla/03-08-2010/articolo-id=465019-page=0-comments=1
Scritto da Luigi il 4 Ago 2010
Caro Luigi, sono passati già 15 anni e, in un paese senza memoria come il nostro, fa piacere che qualcuno si ricordi di una rivista che, a suo modo, fu una delle pochissime novità prodotte dall’editoria nazionale negli ultimi 30 anni almeno.
Che la sostituzione di Veneziani alla sua direzione fosse stata ordinata dai vertici di An mi pare non l’abbia mai negato nessuno. Ho ritrovato questo articolo nell’archivio del Corriere http://snipurl.com/107235
Inutile dire che dopo il cambio di direzione per la rivista non ci fu “rilancio” ma solo la sua fine.
Qualche nostalgico ricorda la rivista su facebook.
http://www.facebook.com/group.php?gid=45946893860
Scritto da Javier il 4 Ago 2010
Per meglio capire l’ostilità del vertice missino (Fini) verso la persona di Veneziani, sarebbe sufficiente la testimonianza di quanti lavorarono all’Italia Settimanale, nella cui redazione si trovava imposto quale caporedattore un “commissario” finiano che remava contro (Urso, toh!). Ma basta rileggere uno scritto di Veneziani (“Diario di una Destra mancata. Un intellettuale di destra epurato dalla destra racconta”) pubblicato in appendice ad un suo libro (“Sinistra e Destra – risposta a Norberto Bobbio”, Vallecchi Editore, 1995), per capire di che pasta sono fatti Fini e i finiani. Passare da Nino Tripodi, che conversò da solo con Nixon, a Italo Bocchino, non è soltanto un segno di decadenza, ma di putrefazione. Se dovessino poi attaccarci alla psicoanalisi per tentare di capire qualcosa del substrato mentale di Fini, finiremmo inevitabilmente a parlare delle sue scelte intime, ovvero della prima moglie, da lui “sottratta” ad un camerata (Mariani, il quale tentò il suicidio) che lo aveva accolto in casa, e della seconda moglie, accasata con lui dopo un’esperienza di mondo (Gaucci, che le intestò parecchi beni). Ma sarebbe inelegante usare questi argomenti per polemica politica, specie in un blog, mentre altri non hanno avuto lo stesso scrupolo quando si è trattato delle vicende private di Berlusconi. Rimane il dato di fatto curioso della capacità finanziaria dei Fini-Tulliani, che richiama d’altra parte la capacità finanziaria del suo fedele Urso, che ha contratto due mutui bancari di 2,4 milioni di euro. Gli uni e l’altro solamente “dotati” di politica, ché il loro stipendio di giornalisti al Secolo d’Italia era, pressappoco, l’equivalente della busta paga di una cameriera a tempo pieno. Ah, la Destra!
Scritto da Fabrizio Spinella il 4 Ago 2010